Alzi la mano chi non ha mai sentito qualcosa del tipo: ‘Il Draft NBA non è una scienza esatta’, è la frase con cui in molti tendono a spiegare tante situazioni, a giustificare una pick sbagliata, oppure a supportare la scelta di un team di battere altre strade per arrivare al vertice della piramide.
È vero, possiamo dire che praticamente non esiste un team esente da errori più o meno clamorosi nelle scelte, si possono fare esempi di ogni tipo.
Prendiamo i Denver Nuggets, che forse sono quelli che rendono l’idea meglio di tutti. È una squadra che generalmente sceglie piuttosto bene, i vari Jokic, Murray, Harris, Beasley, Morris ed Hernangomez formano uno young core di sicuro avvenire –Due talentoni come Porter e Vanderbilt sono ancora ai box….-, e tra loro il solo Murray è stato preso con una scelta in top10. Tutto ok allora? Purtroppo no, i Nuggets sono anche quelli che in pratica hanno consentito ai Jazz di prendere prima Rudy Gobert -scambiato per cash ed Erick Green la notte del draft 2013- e poi Donovan Mitchell -per Trey Lyles e i diritti su Tyler Lydon-.
Tutto questo per dire che il draft (inteso non solo come le 60 scelte, ma tutta la draft class) è si una scienza inesatta, ma è anche un territorio dove le franchigie possono acquisire un vantaggio sulle avversarie, più o meno grande che sia. Tramite trade ma anche tramite il lavoro degli scout. Un piccolo passo in avanti può sembrare poco se rapportato alle risorse che i team (non tutti) spendono nello scouting, ma non è così. I 76ers sono arrivati al punto in cui si trovano oggi grazie alla ragnatela di scambi che ha dato via al famoso Process, proprio facendo un passo alla volta, e nonostante gli inevitabili incidenti di percorso; Qualcuno ha detto Okafor?
LA CLASSE 2019
Il quadro del draft dipinto dalla prima parte di stagione è….particolare, nel senso che ci sono due giocatori come RJ Barrett e Zion Williamson che sono chiaramente testa e spalle sopra gli altri.
https://www.youtube.com/watch?v=03twAL414ps
E poi? Bella domanda, il livello scende moltissimo, così come scendono le sicurezze e aumentano le scommesse.
Per molti nella ‘draft industry’ il terzo miglior prospetto disponibile è Cameron Reddish, altro membro dei Blue Devils. Talento e potenzialità sono lì da vedere, così come i limiti caratteriali e fino ad ora in campo non si è neanche avvicinato alle altezze siderali di rendimento dei suoi due compagni. I numeri sono piuttosto evidenti:
Il fatto che sia ancora al n.3 nonostante questo rende bene l’idea del basso livello complessivo e della falsa partenza di chi doveva insidiare il terzetto, Nassir Little in primis, imbrigliato dalle scelte di Roy Williams, che vuole praticamente sempre due big man in campo, viaggia con medie di 11.5 punti e 4.5 rimbalzi.
KEVIN PORTER E BOL BOL DA ESPLORARE
Rimangono tanti prospetti intriganti e potenzialmente ottimi, uno per tutti Kevin Porter Jr, mancino di USC che dagli highlights può sembrare il gemello più atletico di James Harden:
https://www.youtube.com/watch?v=KdK-N5Wk6eE&t=5s
Di Ja Morant e altri prospetti abbiamo già parlato, Bol Bol ha iniziato alla grande con ben 21 punti a partita, conditi da 9.6 rimbalzi e 2.7 stoppate, tirando il 57% da due, il 52% da tre ed il 75% dalla lunetta. La sua mappa di tiro conferma la sensazione di un giocatore in grado di tirare bene da ogni distanza:
Ovviamente anche per lui ci sono tanti dubbi, da un motore che non sempre gira al massimo dei giri ai prevedibili problemi quando deve difendere lontano dal pitturato o mantenere la posizione in area. Difficile ipotizzare il suo posto ideale in una NBA sempre più improntata sulla ricerca del mismatch, a meno che non diventi un attaccante talmente forte da indurre il suo team a supportarlo e ‘sopportarlo’ nel lato meno nobile del campo….
Chi vorrà andare sul sicuro invece sicuramente darà una lunga occhiata a DeAndre Hunter, ala al secondo anno a Virginia, 14.7 punti, 5.1 rimbalzi e 2.2 assist a partita con il 57% da due, il 41% da 3 e l’80% ai liberi. Numeri di tutto rispetto, ancor di più se ottenuti con i Cavaliers di coach Bennett, che storicamente giocano ad un pace bassissimo, quest’anno n.353 in Division One….
Hunter è perfetto in prospettiva NBA perchè gioca dentro e fuori, ha un ottimo ‘in-between’ game ed ha cm, rapidità di piedi e intensità per difendere su 4 ruoli. Futuro da role player assicurato, se poi dovesse continuare a migliorare in attacco. Una rondine però non fa primavera, la Draft Class appare lunga ma con pochissime certezze. Terreno di caccia ideale per i team alla ricerca del prossimo Donovan Mitchell, ma anche per testare il valore delle varie sezioni scouting, e persino della Draft Industry di cui sopra.
Chi troverà il Jolly?