ACB: Iberostar Tenerife, un outsider di livello

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Tenerife

Gli isolani di coach Vidorreta sono forse la vera “sorpresa” in ACB quest’anno, complice la partenza 10-1 in campionato e il secondo posto dietro solo all’imbattuto Real Madrid. Una delle chiavi in questo avvio favorevole è ovviamente l’aver cambiato pochissimo nel roster rispetto alla passata stagione, non solo in termini numerici ma anche come tipologie di giocatori, quindi di conseguenza come playbook proposto. Per far girare la squadra, secondo i dettami dell’allenatore spagnolo, è fondamentale avere sempre in campo: almeno un creatore di gioco primario nel ruolo di playmaker, due ali in grado di spaziare il campo con il tiro da fuori e un lungo capace di rollare forte a canestro o servire i compagni fuori dalla linea da 3 punti dopo aver portato un PnR per il portatore di palla.

PnR, PnR e ancora PnR

I set offensivi di Tenerife, sono basati principalmente sfruttando il sistema della flex offense a cui si aggiunge un uso smodato del PnR centrale, grazie anche alla possibilità di schierare in campo due magnifici esecutori, palla in mano, della situazione di gioco come Huertas e Fitipaldo che in combinazione con Shermadini riescono ad essere molto produttivi per la loro squadra. La bravura nell’attaccare al momento giusto, nel leggere il tipo di difesa o nel tirar da dietro il blocco da 3 punti da parte del brasiliano e dell’uruguaiano abbinata alle qualità del georgiano nel rollare profondo se la difesa non presenta tag difensivi oppure di fare short roll e servire, soprattutto negli angoli, i tiratori è l’arma tattica maggiormente ricercata dai gialloneri. Fuori dall’area a punire eventuali aiuti portati, sia sulla palla sottoforma di raddoppio che non (ad esempio dei bump da lato debole), dagli avversari ci sono tiratori della qualità di Salin, Cavanaugh o Diez, abili sia in catch & shoot che ad attaccare i closeout difensivi finendo al ferro o giocando un penetra e scarica. Uno dei fulcri del gioco degli spagnoli è sicuramente il sopracitato Sasu Salin, che con le sue uscite dai blocchi attira molte attenzioni alla difesa. Gli schemi più frequenti in tal senso sono il classico floppy down (uscendo sempre dal lato di Shermadini in modo tale da servirlo spalle a canestro per l’1vs1 se necessario) o l’utilizzo di un blocco flare. Il tutto è pensato per far sì che i tocchi di palla del finlandese siano pochi ma efficienti, efficienza che al contrario perderebbe se chiamato a metter palla a terra o a creare per gli altri.

“Azione dello scorso giugno ma riutilizzata identica anche quest’anno”

Evitare contropiedi, prima regola difensiva

Nell’altra metà campo Tenerife non fa niente di particolare, varia di partita in partita e in base all’avversario la scelta se fare show forte sul PnR oppure se fare drop giocando di contenimento quindi. Stessa cosa lontano dalla palla, i cambi difensivi vengono fatti raramente e solo in casi d’emergenza. Durante l’arco del match molte delle loro fortune passano dal modo in cui rientrano difensivamente. La transizione difensiva dei gialloneri non è sempre perfetta però, un po’ per la tipologia dei suoi giocatori, Shermadini e Guerra non sono proprio degli sprinter, e un po’ per il modo di giocare perchè se per spaziare bene il campo in attacco si posizionano due giocatori negli angoli, in caso di rimbalzo lungo è più difficile rientrare prontamente in difesa con tutti i propri effettivi. Concedere punti comodi così agli attacchi avversari porta a dover essere ancor più precisi al tiro (cosa che in questo momento sta accadendo) per essere sempre in controllo della gara.

Cosa manca davvero?

Tenerife ora sta girando a mille, l’attacco è rodato e sta tirando con percentuali clamorose dall’arco ma alla lunga gli avversari potrebbero trovare delle contromisure a quanto elencato sopra. Le sconfitte stagionali sono arrivate contro la corazzata Barcellona e a Sassari in Basketball Champions League (secondo tempo praticamente perfetto per i ragazzi di Pozzecco) quindi magari non possono dare troppe indicazioni questi passi falsi ma qualche spunto c’è stato. Giocare contro una difesa che cambia su tutti i blocchi potrebbe essere molto difficoltoso per gente come Huertas e Fitipaldo, visto che farebbero fatica a finire al ferro contro avversari più grossi di loro, inoltre l’aggressività derivante da questo tipo di difesa limiterebbe i vantaggi che si creano dal sistema offensivo di Vidorreta. A proposito dei playmaker manca forse un po’ di taglia fisica per salire di livello (quindi competere in una serie playoff ACB contro le prime 4 di Spagna) per non subire i contatti dei pari-ruolo avversari, ma anche nelle ali le qualità tecniche degli interpreti gialloneri non riescono sempre a pareggiare l’assenza di atletismo, verticalità e velocità di piedi in termini difensivi.

A livello di BCL non sono molti a possedere tutti i requisiti sopracitati per mettere in difficoltà Tenerife, infatti sono tra le squadre favorite per arrivare fino almeno alla F4, mentre in terra spagnola un calo delle prestazioni potrebbe farli scivolare più in basso nella teorica griglia playoff.

 

 

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