Le assenze del PalaRadi potevano pesare carissimo. Presentarsi in casa di una Cremona rivitalizzata dalla prestazione monstre di Pecchia al pranzo domenicale contro la Dinamo Sassari senza le proprie guide era fonte di ansia e preoccupazione in casa Allianz Trieste. La vittoria tirata, giunta solo in extremis nonostante un ottimo terzo quarto, vale più dei punti conquistati in classifica. Gli uomini coordinati in panchina, temporaneamente, da Marco Legovich hanno saputo resistere agli assalti cremonesi e, nel crunch time, si sono affidati a protagonisti non necessariamente avvezzi a ricoprire il ruolo di primi attori sul palcoscenico. Ma quando il cast è ben organizzato e amalgamato nelle sue varie componenti, uscire dallo spartito non è azione scellerata. È ribellione controllata. I risultati parlano da sé.
Adrian Banks, Juan Manuel Lobito Fernandez e coach Ciani. Leader tecnico, guida spirituale e direttore di orchestra dalla panchina. Le defezioni dell’Allianz Trieste non erano di poco conto, anzi. Come ha dichiarato Legovich nel post-partita, però, in campo non si sono visti degli atleti. Si sono presentati gli uomini. Non è stata la prestazione più spettacolare dell’anno, tutt’altro. Ma Trieste è questa: un collettivo estremamente solido, quadrato, basato su principi semplici ma altrettanto efficaci. Pochi voli pindarici: un roster di atleti intelligenti e navigati che, grazie alla loro esperienza, ne hanno viste di tutti i colori. I veterani del gruppo aiutano nelle letture e nelle gestioni delle dinamiche di gioco e spogliatoio i più giovani, assorbenti come spugne di qualsiasi dettame giunga da campioni affermati. Un gruppo che, nonostante un tiro da tre che continua a non entrare, si è issato al terzo posto in coabitazione con Trento, guadagnandosi l’ipoteca per un posto alle Final 8 di Pesaro. Per non arrivarci servirebbe una combinazione di sfortunatissimi eventi. Ai quali l’Allianz Trieste, in ogni caso, saprebbe adattarsi velocemente.
⏹ | OLTRE LE ASSENZE, OLTRE OGNI DIFFICOLTÀ!! Ci abbiamo creduto, abbiamo lottato per quaranta minuti, al PalaRadi VINCIAMO NOI!!
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— Allianz Pallacanestro Trieste (@AllianzPallTS) January 12, 2022
La gestione della palla, affidata a una doppia coppia apparentemente agli antipodi. Nel quintetto titolare, la prepotenza realizzatrice di Adrian Banks e le fiammate di Corey Davis Jr, arrivato da poco dal Mornar Bar per sostituire il povero Corey Sanders. Dalla panchina, l’esperienza tutta tricolore del binomio Cavaliero-Fernandez, non certo mostri di atletismo ma capaci di infilarsi al meglio nelle pieghe della partita. Mian, Campogrande, Deangeli: esterni italiani dalle polveri bagnate, ma il cui impegno e dedizione in campo garantiscono loro la fiducia incondizionata di coach Giani. Sotto canestro, le abilità tecniche di Grazulis e Marcos Delia, abbinate e alternate all’atletismo di Sagaba Konate, rookie proveniente dal PAOK Salonicco. Il maliano divide i minuti con la second unit con Alessandro Lever, prodotto italico di Grand Canyon University, che non ha ancora concretizzato il potenziale che tutti gli riconosciamo.
Una veloce lettura del roster evidenzia la solidità di un collettivo che, grazie agli acuti di alcuni singoli, è da collocare appena dietro alle principali contendenti per lo scudetto. Anche le statistiche sono lì a testimoniarlo. È impensabile, nonostante un budget comunque considerevole per la piazza, porre l’Allianz Trieste al livello di Milano e Bologna. Anche Venezia, almeno sulla carta, le è superiore. Nessun’altra. Trieste non avrà picchi di talento clamorosi, ma è solida e riesce a districarsi nei momenti più complicati. Complimenti, complimentissimi per la maturità di Franco Ciani nell’aver creato fondamenta così solide, in modo che l’edificio resista alle folate devastanti che talvolta la Bora è capace di produrre.
Ah: per quanto riguarda il talento, non ditelo ad Adrian Banks. Potreste pentirvene. Amaramente.