Anthony Edwards, I paragoni con MJ e il segreto di Minnesota

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Anthony Edwards, Minnesota Timberwolves. Credits: IPA Agency.

Nell’ultima puntata di Backdoor Call abbiamo parlato dei Minnesota Timberwolves che stanno dando del filo da torcere ai Nuggets nella serie di semifinale di conference. Abbiamo trattato il tema delle somiglianze di Anthony Edwards con Michael Jordan, del deus ex machina che ha costruito la squadra e di un segreto ben tenuto. Cosi Marco De Benedetto ha analizzato la situazione

Tim Connelly è il nome del creatore un po’ delle due, adesso quella di Denver la possiamo chiamare dinastia, quella di Minnesota non ancora, però diciamo il creatore di queste due realtà principali è stato Tim Connelly, quindi ovviamente è protagonista in questo momento dei vari rumor NBA al più alto livello possibile. Concordo sul fatto che la combinazione delle Twin Towers fosse un po’ anacronistica sia come tipo di pallacanestro, sia come anche un po’ attitudine sia di Karl-Anthony Towns che di Gobert nel giocare assieme e nel giocare con gli altri compagni. Invece hanno dimostrato in modo diverso la capacità di adattamento e maturità acquisita.

Su Edwards:

Ci sono due cose su Anthony Edwards: la prima è che mi viene sempre la pelle d’oca fare paragoni troppo vicini a Michael Jordan, perché per quelli della nostra generazione alla fine rimane comunque intoccabile. L’analogia più interessante oltre alle cose pittoresche tipo linguaggio del corpo e tratti somatici, mi ricorda molto la cosa più interessante del primo Michael: il fatto che anche Anthony Edwards sia arrivato nella Lega come un giocatore dall’atletismo straripante come Michael, ovviamente fatte le debite proporzioni di differenza di quello che era un ottimo atleta negli anni Ottanta e quello che lo è oggi, però Michael Jordan era un ottimo atleta con tante qualità da esplorare e un tiro da fuori discreto, è la stessa cosa che aveva Anthony Edwards nel suo ingresso nella Lega, quindi già il fatto che lui sia diventato così affidabile vuol dire che è migliorato su una cosa sulla quale era migliorato Michael nei suoi primi anni, quindi la capacità di capire quello che serve per essere veramente col pacchetto completo. L’altra analogia più grande è la sicurezza nei propri mezzi incredibile senza bisogno di farlo vedere tutti i giorni. Lui si sente sicuro di essere migliore se c’è bisogno di farlo vedere, altrimenti fa la sua partita che non è sempre dominante adesso, però considerato che è del 2001 mi fa paura pensare a quello a cui può arrivare.

Il segreto:

Chiudo su Minnesota dicendo che viene sottovalutato sempre uno dei grandi playmaker di questi ultimi 10-15 anni di NBA che, per via della sua poca appariscenza, non è mai uno dei preferiti, ma sia come ragazzo che come capacità di essere parte fondamentale di gruppi vincenti e apprezzato da tutta l’NBA che è Mike Conley. E’ più di un veterano, è un qualcosa di fondamentale per loro e il fatto che sia ultimamente in salute ha implementato di tanto le possibilità di Minnesota.

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