14 giugno 1987. I Los Angeles Lakers salgono sul trono della NBA per la decima volta nella loro storia. Magic Johnson trascina i suoi in gara sei al Forum contro i Celtics, con un’altra prestazione da favola: sedici punti, otto rimbalzi e la bellezza di diciannove assist. Dall’alto dei suoi duecentocinque centimetri di altezza, quel ragazzo da Michigan State ha definitivamente riscritto le regole nel ruolo del playmaker.
Intanto, proprio in quei giorni, a circa diecimila chilometri di distanza, sta per iniziare la carriera professionistica di un ragazzo francese che, a suo modo, contribuirà a portare avanti la rivoluzione in quella posizione: Antoine Rigaudeau.
Classe 1971, due metri per poco più di cento chili. Un fisico che, nei canoni tradizionali, lo vorrebbe a lavorare vicino a canestro, più che con la palla in mano a dirigere il traffico. E invece, Rigaudeau diventerà l’emblema del playmaker moderno, capace di svettare sui pari ruolo con la sua stazza, accoppiandoci una capacità di capire il gioco, guidare la squadra e segnare, che faranno di lui uno dei migliori interpreti del ruolo per anni.
Come spesso accade, però, la strada per arrivare a quel traguardo non è così chiara fin da subito. Il basket, infatti, entra nella vita di Antoine abbastanza casualmente. Nonostante la famiglia Rigaudeau vivesse praticamente a duecento metri dalla sede dello Cholet, società da cui negli anni passeranno, tra gli altri, Rudy Gobert, Nando De Colo, Rodrigue Beaubois, Kevin Seraphin, la passione di casa era il calcio. A quello avrebbe voluto giocare suo fratello Etienne, di qualche anno più grande.
Le iscrizioni, però, erano già chiuse. E così la pallacanestro si trasformò in un perfetto piano B, entrando nella sua vita e, simultaneamente, in quella del fratello minore. Che a sette anni indossò per la prima volta la casacca che lo avrebbe accompagnato nei successivi venti. Al termine dei quali sarebbe stato il padrone del basket francese. Un filo di congiunzione tra Alain Gilles e Tony Parker.
Il canestro montato in garage diventa un’ottima palestra secondaria, dove prendere lezioni sonore da Etienne. Antoine, però, già all’epoca è il più alto dei suoi coetanei e rapidamente fa vedere il suo talento per il gioco. Entra nelle selezioni regionali, spesso con ragazzi di un anno o due più grandi.