L’esperienza a Duke
Devo sicuramente ringraziare coach K, coach Krzyzewski. Ha sempre incoraggiato me e i miei compagni di squadra a godermi l’esperienza del college e a interagire con gli altri studenti, con i professori per vivere al meglio l’esperienza a Duke. Lui è stato lì praticamente tutta la sua vita, allena Duke dagli anni Ottanta e la conosce meglio di chiunque altro. Ci ha sempre detto da subito di goderci l’ambiente, perché per tanti di noi – e anche per me – è un’esperienza che fai una volta sola, per un solo anno. In molte altre scuole per esempio capita che la squadra di basket viva in un dormitorio o in un palazzo a parte. Lui, invece, ha permesso subito a noi matricole – a me e ad altri tre ragazzi – di stare con gli altri studenti, senza distinzione tra ragazzi e ragazze. Quando tornavamo a dormire in stanza ci capitava di incontrare altri studenti, ragazzi normali, gente che era in classe con noi, e con cui avevamo interazioni quotidiane. Ci ha fatto sentire come tutti gli altri studenti di Duke. Poi, certo, quando fai parte della squadra di basket ti porti dietro una certa “star power”, le pressioni e le attenzioni sono maggiori, ma credo che coach K abbia fatto un grande lavoro nel farci sentire a nostro agio e ben accolti.
Il suo obiettivo principale è crescere delle brave persone. È stato molto duro con me. Non mi ha mai concesso un giorno libero. Voleva tirare fuori il meglio da me. Tutti motivi per cui mi sono sempre fidato di lui e che mi hanno spinto a voler giocare per lui. Sapevo che non mi avrebbe certo dato solo pacche sulle spalle e complimenti: mi ha detto cose che non volevo sentirmi dire, ma mi ha sempre aiutato a dare il massimo. Una lezione che ho imparato da lui e che dico sempre a tutti è quella di mostrarsi sempre forti, dentro e fuori dal campo. Non mostrare debolezze, non mostrare frustrazione, ma essere sempre forti, stoici, nel modo di comportarsi e di presentarsi, perché non vuoi che gli altri capiscano quali sono le tue debolezze e le sfruttino. Per questo, il tuo linguaggio del corpo non deve far trasparire emozioni, ma essere forte.
Le sue migliori qualità
Credo che la mia miglior qualità sia versatilità. Sono in grado di fare qualsiasi cosa, su un campo da basket non c’è niente che io non sappia fare. Posso giocare in ogni ruolo, sia in attacco che in difesa. Sono anche uno che gioca per la squadra, in campo sono altruista e voglio sempre vincere. La volontà di vincere credo sia una delle mie qualità migliori, così come saperla trasmettere a tutti in squadra ed essere il miglior compagno possibile. Ma se parliamo di caratteristiche, la mia qualità migliore è la versatilità, la capacità di saper fare tutto in campo. Una caratteristica che vorrei rubare a un avversario? Non saprei indicare una giocata in particolare ma, per esempio, guardare come Nikola Jokic ha vinto il titolo è stato d’ispirazione. Vedere come gioca, come rende tutto più facile ai suoi compagni: è un ottimo compagno di squadra senza la necessità di fare una giocata spettacolare, un numero in palleggio o una schiacciata folle. Gioca semplicemente a pallacanestro nel modo in cui va giocata, fa i passaggi giusti, ha sempre le giuste letture e poi ha un gran talento. Riesce a rendere il basket semplice. Se ci fosse una cosa che vorrei rubare da un altro giocatore, prenderei la sua capacità di giocare a pallacanestro in modo semplice e di farlo nella maniera più efficiente possibile. Fa davvero un gran bel lavoro.
Obiettivi futuri
Di sicuro il nostro obiettivo è giocare i playoff. Questo è l’obiettivo numero uno di tutti, in squadra, giocatori e allenatori tutti vogliamo raggiungere questo traguardo. Personalmente voglio diventare anche un All-Star, l’anno prossimo. Quest’anno a inizio stagione stavo giocando ad altissimo livello, poi ho incontrato qualche ostacolo, gli infortuni mi hanno rallentato un po’, ma sono convinto che la prossima stagione potrò giocare a livelli da All-Star.