Si sa che con l’estate le tematiche scendono di grande interesse, si sta a guardare a chi ha preso chi, chi vorrebbe prendere qualcun altro e chi fa spazio nell’armadio salariale per poter strappare un nuovo contratto. Tra questi movimenti e la Big 3, nell’attesa che i free agent inizino a muoversi e che la Summer League ci porti di nuovo a parlare di basket giocato, andiamo a vedere cosa succede a tutte le latitudini della palla a spicchi. And as always, enjoy your read, keep lovin’ basketball.
IL NUOVO CORSO DEI LAKERS…
Ok la trade che ha portato Anthony Davis ai gialloviola, e che di fatto ha svuotato in maniera assoluta il roster della squadra losangelina. Aggiungiamoci poi che, a parte Kuzma, tutto quello che si era costruito con i giovani degli ultimi anni, se ne è andato a farsi benedire, e che il roster al momento conta LeBron, AD, KKuz e poco altro di rilevante, ecco che la dirigenza, che è desiderosa di prendere un’altra stella dal mercato degli svincolati, si libera di altri contratti pesanti come quello di Mo Wagner e di altri panchinari (finiti in una trade abbastanza farlocca ai Wizard, candidati a scendere ulteriormente a est se Wall e Beal non faranno miracoli) per avere maggior spazio salariale. Fosse davvero Kawhi Leonard quel pezzo mancante al puzzle, sicuramente il gioco varrebbe la candela, ma scegliere i Lakers al momento rischia di essere un vero boomerang, visto che per la panchina i prescelti, a cui è stata estesa la qualyfing offer sono Caruso e Williams, non certo giocatori veterani con Finals alle spalle. Il vero problema è stato quell’attitudine a svenarsi per avere AD, tipica di una squadra di chiara impronta hollywoodiana, che voleva mettere sul proprio cartellone una stella di prima punta da affiancare a King James, ma se non dovesse arrivare il terzo pezzo del mosaico e se soprattutto intorno a questi 4 giocatori di buon talento non dovesse arrivare quel classico fabbro, con le cicatrici di mille battaglie sul petto, potrebbe essere difficile fare strada a ovest. Solo per dovere di cronaca, sembra che Kawhi sia in attesa degli incontri solo con Clippers e Lakers, deciso a trasferirsi nella città degli angeli, che vuol dire tutto e niente, ma di sicuro fa sognare.
NEW YORK, SUGGESTIONE COUSINS
E’ reduce dalle sue prime Finals, perse, giocate su una gamba sola in cui ha alternato momenti in cui riusciva a essere dominante ad altri in cui era letargico e impossibilitato a muoversi finanche da una parte all’altra del campo. Golden State ha fior fior di problemi a pensare a come fare con le situazioni Durant, Thompson e Looney, considerato che se rifirmasse i primi due non li avrebbe da qui a un tempo indeterminabile, quindi Cousins sembra essere uscito dal cerchio. I Knicks hanno preso la propria point guard del futuro, con RJ Barrett che può essere da subito un fattore, ma avendo uno spazio salariale grande quanto una casa, è chiaro che la squadra il cui primo tifoso è Spike Lee voglia qualcosa ad effetto. Premesso che New York è sempre sorprendente in negativo, quindi prendere un giocatore out per infortunio o un doppione (Kyrie Irving) non è così scontato, ed il sogno proibito che risponde al nome di Jimmy Butler (in versione Latrell Sprewell nella “Mela”) sembra essere destinato a Houston, puntare su un pivot può essere una soluzione importante. Cousins è un giocatore capace di creare e trascinare i compagni, ha quel non so che di goliardico che fa spettacolo e coinvolge il pubblico un po’ alla Rasheed Wallace e soprattutto non sembra interessare più di tanto come primo nome le altre squadre, mentre per i Knicks sarebbe una priorità. Sarà matrimonio?
BALLO PER TRE, ANZI DUE
Houston vuole calare il jolly. Liberarsi di Chris Paul, che ha rotto con società allenatori e compagni, forse anche con se stesso, e provare a prendere Jimmy Butler. Sarebbero due piccioni con una fava, Philadelphia ha teso l’orecchio ma ha da rifletterci e non poco, non che possa tenere Butler – a meno di clamorosi ribaltamenti – ma di sicuro prendere CP3 cambia e non poco le dinamiche di una squadra che ha puntato tanto su Simmons ed Embiid ed ora potrebbe anche dover rivedere i suoi piani. Se Simmons fosse un giocatore completo, capace di essere esterno, allora il problema non sussisterebbe, anzi, si avrebbe un regista vero di grande caratura che potrebbe amministrare il gioco forse anche meglio dell’australiano, che la palla nelle mani la fa girare, ma è sempre un fuori ruolo. Il punto sta proprio nella capacità di Paul di capire il proprio ruolo in una convivenza con altre star che si è sempre dimostrata problematica. Dall’altra parte della barricata, Harden spera e incrocia le dita e la barba se necessario, in quanto avrebbe al proprio fianco un giocatore che gli lascerebbe il playmaking, che è funzionale al gioco di D’Antoni, ma che soprattutto porterebbe quel quid in più in difesa sugli esterni, nota dolente dall’ultima sconfitta contro Golden State. Si farà? Anche qui la risposta la lasciamo al tempo.