Quando si chiude il sipario di una stagione, l’approssimarsi di quella che verrà diventa un gioco di tanti incastri, in cui le scorie passate e le speranze future si mischiano senza una soluzione di continuità. Anche Basket Sofa si trasforma, senza andare in vacanza, e aspettando la summer league, andrà a concentrarsi su qualche storia di parquet o sulle news del mercato, con l’occhio attento ai prospetti del draft e a chi magari potrebbe essere il prossimo underdog sotto copertura. As always, anjoy your read and keep lovin’ basketball…
KLAY & KD, KAWHI ON NURSE…
Dalle Finals sono usciti campioni i Toronto Raptors di Kawhi Leonard che, dopo anni boccheggianti ai box degli Spurs, hanno dimostrato di poter essere ancora una volta un giocatore franchigia capace di spostare gli equilibri. Assodato che comunque un pezzo considerevole del titolo di mvp lo meriterebbero gli attributi di VanVleet e Lowry, ma anche la costanza di Siakam e Ibaka, un plauso andrebbe fatto anche a coach Nurse, che vince da rookie il suo primo titolo, con merito. Un coach molto interessante per come legge le situazioni, forse non un fine oratore, visto che quando ha citato la D-League, è stato immediatamente zittito dal buon Leonard, che di campionati non professionistici non ha nemmeno voluto sentir parlare. Toronto che ora si riaffaccia al mercato consapevole che di qui a qualche giorno la squadra che si è portata a casa l’anello potrebbe sfaldarsi sotto il cuneo economico del salary cap che imporrà al Gm Ujiri un sacrificio di qualsivoglia genere.
C’è da dire che la costanza di queste finals sono stati gli infortuni occorsi ai Golden State Warriors. Premesso che Cousins era in campo legato con cerotti e bende, faticando a muoversi e ciononostante risultando alle volte molto importante, impossibile non citare che Looney, Durant e soprattutto Thompson nella sesta decisiva, sono venuti a mancare, riducendo le soluzioni di coach Kerr al lumicino. La sconfitta rappresenta la fine di un ciclo, anche perchè sia KD che Klay vanno in scadenza, ma entrambi avranno un tempo di recupero più o meno lungo. Offrire ai due un rinnovo sapendo di doverli aspettare, oppure perderli? Si sfoglia la margherita nella baia.
LAKERS PRIMA MOSSA, MOLTO AVVENTATA
LeBron inizia a costruire la squadra intorno alla quale deve svilupparsi la rinascita dei Los Angeles Lakers. La trade che ha portato Anthony Davis a vestire la canotta losangelena è stata importante e ha di fatto bruciato il progetto giovani che era stato costruito insieme a coach Walton negli ultimi anni. Il “re” ha finalmente una spalla importante in pitturato, che ben può sposarsi con le caratteristiche di Kuzma, unico superstite della nidiata che aveva mosso i propri passi tra la G-League e la Summer League.
Se le parole di Lavar Ball sul grande errore dei Lakers nella cessione di Lonzo, rappresentano un mero condimento alla trade, e se New Orleans, che ha preso Zion con la #1 al draft e ha rinunciato alla #4 per darla ad Atlanta, ben può dirsi soddisfatta della nuova unit arrivata dalla California, sembra che la dirigenza losangelena abbia fatto male i conti. La voglia di affiancare a LeBron e “unibrow” una terza stella avrebbe dovuto condurre il GM a cedere anche qualche altro contratto importante, in modo da arrivare a quel margine di circa 32 milioni di dollari di spazio salariale che può garantire un pezzo di artiglieria pesante. Se è vero che si stanno provando a dare ai Pelicans anche questi contratti, non averci pensato prima è di sicuro un palese errore di gestione.
DRAFT NIGHT & CONLEY
Dare dei voti sarebbe prematuro, ma come dice Spike Lee, New York ne esce rinforzata, perchè in attesa del mercato dei free agent, avendo pescato RJ Barrett alla tre, si è assicurata un giocatore completo e pronto a diventare un leader per la squadra della Grande Mela. La sua pescata di certo non fa il paio con le mire di arrivare a Irving, spegnendo animo ed entusiasmo, ma anche se sotto traccia, finalmente le scelte dei Knicks possono essere finalmente condivise perchè prendere a fine secondo giro due ragazzi come Kyle Guy e Ignas Brazdeikis è tanta roba. Magari non saranno ancora pronti per la NBA, ma di sicuro arrivano caratteri forti e una personalità di quelle che, anche se chiamati in causa dalla panchina, possono dire la propria parola alla partita. Se poi i Knicks sono sempre discutibili, mandare la scelta di Guy a Sacramento è in linea con le loro solite follie.
Dalla notte del draft esce una Memphis che riparte da Ja Morant, dopo aver ceduto Mike Conley agli Utah Jazz. Bella la battuta d’esordio del nuovo playmaker di coach Snyder, che definisce la sua nuova città molto bella. Non sappiamo che location abbia visto, ma gli consigliamo prima di abituarsi alla geografia di Salt Lake City prima di sparare la prossima. Gli Hawks che avevano ottime scelte in first round pescano Hunter e Cam Reddish, che si inseriscono perfettamente nel processo di crescita di una squadra giovanissima e che – non solo in prospettiva – fa davvero paura. Menzioni per Rui Hachimura, che va a Washington (#9) primo giocatore giapponese ad essere draftato, nonchè per Goga Bitadze, centro georgiano che andrà ai Pacers che era stato completamente ignorato dal mondo Usa. Attenzione a Tyler Herro, che porta la sua attitudine difensiva a Miami, mentre curiose sono le scelte di San Antonio, che si tiene Samanic (ala croata ex Lubiana) che mantiene forte la tradizione europea dei neroargento, cui farà compagnia Keldon Johnson, prodotto di Kentucky. Bol Bol, nel segno del padre, finisce ai Nuggets, Carsen Edwards ai Celtics.