Basket Sofa: Irving, Ingles, Kanter e dark side of the moon

Questa settimana è stata dominata dal Glitter e dalle passerelle “so sweet” del London Game, in cui il quarto periodo imbarazzante dei Knicks è un segno indelebile per la nostra rubrica. Lasciando però a chi da vicino ha potuto constatare tutto ciò, la puntata di oggi di Basket Sofa vuole provare a regalare piccoli, intensi, momenti di pallacanestro che, forse, sono un po’ rimasti ingiustamente sotto traccia, non certo come i giocatori dell’Arsenal che erano a bordocampo nella city. Enjoy your read, as always…

 

 

KYRIE IRVING E LA TERRA… CALMA PIATTA???

Lo abbiamo visto iniziare con le chiavi in mano dei Cavs a inizio carriera, per poi divenire spalla e secondo violino di LeBron. A Boston deve risplendere, ma gli acciacchi alla “Uncle Drew” non hanno aiutato granchè. La squadra è fatta di tante giovani punte, con un coach ambizioso ma molto rigoroso e spesso le scelte della lavagna sembrano mandare Irving su tutte le furie. Sappiamo quanto Kyrie voglia sentirsi protagonista, ma se resta l’eccellente giocatore di una squadra che non lotterà per il titolo, forse sarebbe meglio reinventarsi. Vanno bene per il marketing le uscite mediatiche sulla terra piatta o sulla “telefonata di scuse” con King James (a cui, per la cronaca, come ha ritenuto opportuno sottolineare, c’era anche Kevin Love), ma vedere un giocatore che rimprovera il suo coach in uscita da un timeout decisivo, nonché i suoi compagni che eseguono, con scarso esito, quello schema, non è certo tipico di una delle point guard più talentuose della lega. Sarebbe sempre bello vederlo arrestarsi da 10 metri abbondanti e lasciare in aria quei confetti che han solo il sentore del cotone, eppure non può andare sempre così. PS: i Celtics devono fare qualcosa sul mercato entro il 7 Febbraio e proprio Kyrie sembra fermarli per il suo contratto che ha la “Rose Clause” fino al prossimo rinnovo di questa estate: che questi screzi siano figli di qualcosa nelle stanze di Danny Ainge?

 

JOE INGLES: NO NEED OTHER WORDS

Meriterebbe una storia a lui dedicata, magari ci faremo un pensierino a breve, ma se i Jazz provano a risalire la corrente – ed occhio alle possibilità di trade a Salt Lake City – molto lo si deve al ragazzo ben quartato e mortifero dell’ultimo periodo. Joe Ingles, che si permette il lusso di decidere le gare, mandare baci alle panchine avversarie, prendersi il proscenio da perfetto “signor nessuno delle minors” prestato alla lega di Adam Silver, e completare il tutto, con tempismo e charme con delle parole epiche:

Magari sto iniziando a perdere i capelli, sto diventando lento e non sarò il più figo con gli addominali scolpiti ed il fisico da grande atleta: ma qualsiasi cosa accada, io ti batterò nel prossimo uno contro uno.

Come si fa a non volerlo nella propria squadra?

 

KANTER: UN LIMITE CHE NON VA SUPERATO

Qui a Basket Sofa tendiamo a non occuparci di politica, ma di guardare al lato anche goliardico del gioco. Proprio settimana scorsa citavamo il centro di New York per la sua “abbuffata stile lungo minors” che gli era valsa un “illness injury” sul referto, ma quello che gli è successo in settimana, con tutte le vicissitudini sociali non fanno bene. Sappiamo delle sue idee e che nella sua patria non è ben visto dalla presidenza, ma le accuse di terrorismo, portate alla ribalta anche e soprattutto per provare ad avere – da parte del governo turco – un mandato di arresto internazionale, appaiono del tutto fuori luogo. Il basket non deve essere infettato da faide e lotte di tale natura, che possono ben essere lasciate ad altri sport. Auguriamo al buon Kanter ogni bene, di resistere con la sua libertà di pensiero e di regalarci altre perse del suo genio in attacco sul campo e anche a tavola, perché no. Di certo, comunque, la difesa non sarà mai il suo forte…

 

LE IMMAGINI CHE NON DIMENTICHEREMO MAI

Una grande quantità di episodi che vale la pena raccontare, con un sorriso mal celato e una seria espressione di incredulità. Se siete tifosi dei Wizard o se volete cimentarvi al gioco di emulare la stampa newyorkese, vi ribadiamo il consiglio di vedere solo il quarto periodo della sfida giocata a Londra, un film dal titolo: “come perdere una gara”. Passiamo ai Lakers, che senza LeBron stavano facendo fatica, certo, ma che hanno trovato Lonzo e Kuz quando serviva nel supplementare contro i Thunder. Se questi due funzionano, un sacrificio da altre parti del roster potrebbe portare di nuovo allori in gialloviola, anche perché il “23” torna e ha ancora fame di successi. Restando nella franchigia losangelena, interessante l’approccio alla vita di Beasley, che dimentica i calzoncini in spogliatoio e per poco non entra in campo, in mutande. Corsa nella locker room di fantozziana memoria e poi il suo ingresso sul parquet: memorabile.

Commovente invece la scena di “papà” Russell Westbrook con figlio al seguito. Il pargolo dimostra buone doti di playmaking, magari il tiro difetta un tantino, ma il buon genitore gli alza le percentuali trasformandosi in canestro umano. Bravo #RW0, anche se la cosa curiosa è che ad ogni tiro il dolce pargolo cade all’indietro, in un tipico contatto da “and one” del Barba: coincidenze? Concludiamo con un ultimo sorso di NBA, senza voler essere blasfemi. Nella gara tra Charlotte e Sacramento, Giles in una fase di gioco rotta finisce dalle parti del parterre, sembra scosso, così uno spettatore gli offre il suo bicchiere di birra. Giles non crediamo lo abbia visto, e chissà quale sarebbe stata la reazione, eppure l’immagine è catartica. Offri al tuo rivale un boccale di birra e tutto andrà bene: Kemba Walker e gli Hornets, stanno ancora aspettando…