Basket Sofa: le magie di Wade e LeBron, crisi OKC e Spurs

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È stata una settimana esaltante, la grande ondata di stravolgimenti nei risultati che si è vista è sempre il primo passo della lunga marcia verso la post season. Se a Est le cose appaiono definite, non senza sorprese, nell’Ovest polveroso ancora tutto è da decidere, sia in vetta, dove le squadre paiono aver tirato il freno a mano, sia nel rush per quegli ultimi 2-3 posti, dove si lotta in una baraonda senza precedenti. Commentare una settimana di highlights è dura, specie se poi nel mezzo ci sono delle vere e proprie magie, ma raccogliamo il guanto di sfida e ci proviamo, col taglio più tattico del solito, ma con lo spirito di sempre: as always, enjoy your read… Keep Loving Basketball!

 

MIRACLE SHOT: LA LEGGENDA DI D-WADE CONTINUA…

Non smettere! Ancora un anno, per favore! Queste sono di sicuro le preghiere che tutta Miami fa a Dwyane Wade, che continua a spiegare la pallacanestro con la classe che lo contraddistingue e con un talento che forse, per ruolo e per carisma, ha ben pochi uguali. Le prestazioni che si susseguono, prima contro Golden State e poi contro Houston, sono la testimonianza che per il #3 non è ancora arrivato il momento di dire basta. Se la difesa dei Rockets è connivente, giova sottolinearlo, i suoi movimenti spalle a canestro continuano a mandare immancabilmente al bar chiunque gli si pari davanti. Pazienza che poi un monumentale Harden da 50 punti permetta ai suoi di vincere, in partnership con quel Chris Paul che a fine partita scambierà la canotta con quella di “Flash”. Ancora una volta il talento di Wade illumina, e non serve il miracle shot ad evidenziarlo. Già, perchè Wade con un canestro impossibile, su una gamba sola in controtempo (degno di quello di Sean Elliott in San Antonio-Portland di qualche decennio fa) dalla lunga distanza, manda al tappeto i Golden State Warriors, sublimando una gara da direttore d’orchestra. Non ci si può che togliere il cappello, di fronte alla storia della pallacanestro degli ultimi 20 anni, che continua a graffare nuove pagine, con la solita puntualità dei campionissimi.

 

Lakers

MIRACLE SHOT (PT.2): LEBRON, SOLO AL COMANDO

Non vincevano da molto tempo, forse da quando Lonzo Ball si è infortunato, ad inizio anno, non stanno rendendo a delle medie playoff (e vedere i record che scrive D’Angelo Russell a Brooklyn fa aumentare il rammarico sempre e comunque) ma con LeBron James sul parquet, i Lakers hanno sempre una faccia diversa. Una vittoria sofferta, quella che arriva nel match contro i Pelicans, sfida non da poco, visto che Anthony Davis è spettatore parecchio interessato al parquet (e agli spettatori). Match che non va agli annali per la classe, fino al tiro che la decide, che ovviamente viene dal “prescelto” dei sobborghi di Akron, che su una gamba sola, dopo essersi chiuso nell’angolo, manda a bersaglio il tiro miracoloso che chiude la contesa. Bella vittoria e significativa l’esultanza rabbiosa del nuovo re di Los Angeles, che per la prima volta in carriera corre il rischio di non finire ai playoff, pesando e non poco le sconfitte contro squadre abbordabili. Se i Lakers saranno demoliti e ricostruiti in estate, questo è ancora argomento delle chiacchiere da bar, ma che ciò avvenga o meno, un uomo solo è (al momento) e sarà sempre al comando: quello con la casacca in gialloviola #23. Perchè tiri del genere, allo Staples, non si vedevano dai tempi di Kobe, ed in un ambiente tipicamente hollywoodiano, ancor prima del talento, se ci sono parecchi effetti speciali, è sicuramente più facile inserirsi e raggiungere una vittoria che oramai manca da troppo tempo a quelle latitudini.

OKC E SAN ANTONIO: CHI SI FERMA E’ PERDUTO…

Il pedigree è di tutto rispetto, la classifica diversa, ma le conclusioni a cui si arriva sono le medesime. Se Thunder e Spurs vorranno dire la loro in post season, servirà stringere qualche vite in più da qui fino a fine campionato. Ci sono unna serie inenarrabile di stop per la truppa di coach Popovich a cavallo della pausa dell’All Star Game. Non basta qualche acciacco a giustificare i ko, arrivati con una squadra abulica e che ha notevolmente abbassato le proprie percentuali dal campo rispetto al range stagionale. La discesa fino all’ottavo posto ad Ovest, con Clippers, Kings, Jazz e Lakers che cercano di piazzarsi o di scalzare gli speroni, è un chiaro segnale di questa inversione di tendenza. Non basta più il solito devoto e accorato sacrificio di Rudy Gay sul campo, serve un vero e proprio nuovo trend, che si spera possa essere inaugurato dall’ultima vittoria contro Detroit. Se è vero che la squadra invecchia, con la rotazione di Pop sempre ampia, non si può nemmeno parlare di stanchezza o di minutaggi eccessivi.
Ad OKC invece, salvo George, la squadra rischia di sfaldarsi sempre in finali di gara combattuti. E’ servito un PG cinque stelle extra lusso per venire a capo dei due supplementari contro Utah. Poi le sconfitte contro Sacramento, Denver e da ultima quella subita in rimonta da Philadelphia, hanno lanciato un allarme non indifferente alla franchigia che ha sostituito i Sonics nella Lega. Serve una inversione di tendenza, serve poter riuscire a trovare non necessariamente il Russell Westbrook delle triple doppie, ma quello che sia efficace nell’aiutare George senza che i due si pestino i piedi. Intanto, RW, ha di che discutere, anche con i piccoli fans a bordo campo dei Nuggets che gli danno un buffetto. Ok la non reazione, ma la faccia dell’arbitro Tony Brothers che passa di lì, è davvero un programma… Proprio quando però si cerca la nuova superstar, ci si trova di fronte al momento di miglior splendore per Steven Adams, che con Morris sta iniziando a completarsi a livello di reparto lunghi. Basterà per uscire dalla crisi?

Ah dimenticavo, domenica sera prossimo incontro per entrambe le squadre che devono rialzare la testa: Thunder all’Alamo contro gli Spurs. Coincidenze? Vi si lascia la risposta…