Parlare di basket femminile spesso può far storcere il naso a quelli che vogliono fare i puristi. Se poi confrontiamo il livello della pallacanestro americana con quella europea, non esiste nemmeno il discorso, troppo superiore la fisicità e la mole di denaro che circola nelle arene WNBA, orizzonti che forse solo la final 4 di Eurolega possono raggiungere… forse. Poi arriva una ragazza di 196 cm, bionda, occhi azzurri e mascherina sul viso alla Rip Hamilton. Se fosse una pellicola cinematografica è quel momento in cui si sente il rumore della pellicola che ruota attorno al proiettore: questo però è un campo da basket, ed è qui che il candido rumore della retina sa prendere il sopravvento. Signori e signori, Elena Delle Donne, la rivincita di un genere, di un movimento e un record tutto da raccontare.
PALLAVOLO? NO, MEGLIO IL BASKET DIETRO CASA…
Vinci titoli, sei considerata una grandissima giocatrice eppure il basket forse non sembrava essere la tua strada, questa è Elena delle Donne. Fisico e dedizione al lavoro, nel periodo appena successivo alla High School, le avrebbe potuto aprire porte di qualsiasi college, ma alla fine sceglie la famiglia e la vicinanza di Delaware University, abbandonando la pallacanestro per la pallavolo. Di quell’anno sabbatico si sa poco, ma di sicuro stando sotto rete a schiacciare, migliora in quella velocità di piedi che ne fanno ora una specialista, nonchè l’elevazione.
La storia poi assume contorni da cinema e popcorn davvero: il coach del basket che si accorge di lei, la piccolissima squadra che vince gare e si mette in luce, e da qui la chiamata in WNBA. Infortuni, panchina, infortuni, trasferimento, il riconoscimento di uno status importante e la caduta sotto i radar, un percorso involutivo che sembrava averla relegata ad un ruolo di giocatrice importante ma non per questo vincente o superstar. Le cose cambiano col tempo, le “polemiche” relativamente il suo coming out ed ecco che dopo qualche ombra diventa la motivazione fondamentale della recente stagione, in cui ha dato il suo meglio prendendosi il titolo di MVP. Tutto ed il contrario di tutto…
NUMERI, PERCENTUALI E… REAZIONI
Il secondo titolo di MVP arriva con percentuali irreali che sono state raccolte in una stagione vincente. Messo insieme oltre il 50% dal campo, oltre il 40% dall’arco e il 90% dalla lunetta. Paragonabili ai numeri da tripla doppia di media che fa RW nell’altra lega. Laddove le Griner, le Taurasi e le Maya Moore della WNBA han preso si le copertine del talento, ma rappresentano tipologia di giocatrici irreali per quello che sono e come hanno costruito la propria carriera, Elena Delle Donne rappresenta la normalità e la dedizione al lavoro al potere, il sacrificio e la costante lotta contro qualsiasi avversità.
Normale che la reazione anche del mondo NBA sia stata euforica. Sono in tanti ad averle scritto, da Kobe Bryant a Steph Curry, ma tra i messaggi che più sono stati apprezzati dalla giocatrice c’è quello di Kevin Durant che la ha messa nell’elite, nel gruppo dei ristretti ed invasati del gioco. Elena Delle Donne è il simbolo della nuova pallacanestro femminile e – avendo avuto anche la possibilità qualche anno fa di vedere dal vivo come è inserita nel gruppo di Team Usa – quello che colpisce è la sua umanità e semplicità che si dimostrano nel firmare un autografo in più, nel concedersi per una foto ricordo e nel farlo sempre e comunque col sorriso. Chapeau…