Se il Basket estivo dice poco o nulla, quello della Summer League di Las Vegas è al contrario un primo assaggio di quello che possiamo aspettarci dai virgulti giovani che entrano, o provano ad entrare a voler essere più precisi, nel mondo NBA. Basket Sofà si mette comoda nella propria postazione e, lungi dal voler applicare etichette o commentare le partite con i risultati, che trovano il loro giusto tempo altrove, proverà in questa e nelle prossime settimane a realizzare alcuni profili di squadre o giocatori che stanno sorprendendo nella lega di Adam Silver.
NEW YORK, NEW YORK…
Passare dall’essere la loser della free agency al team che può aspirare al più importante upgrade nella lega il passo è breve. La young squad dei Knicks ha sorpreso e non poco in questo primo frangente di stagione, dimostrando che intorno ad RJ Barrett è possibile davvero costruire qualcosa. Ha talento, carisma e personalità, coach K lo conosceva bene e tutti questi aspetti si imperniano alla grande col contesto di franchigia in cui è finito. Se le luci della Grande Mela non dovessero abbagliare il percorso più del necessario, la pescata alta sarebbe sicuramente ben spesa anche in questione di prospettiva, con un reparto molto a lunga scadenza con Dennis Smith Jr ed Elfrid Payton (che ben possono accoppiarsi e interscambiarsi con RJB) e Kevin Knox, che al secondo anno può essere più di un semplice buon giocatore. Non va dimenticato che a roster c’è anche Ntilikina, che magari si è un po’ bruciato da solo ed ha davanti qualcun altro di importante, ma che può dare il suo, magari dalla panchina e con leadership difensiva. L’altra pescata Brazdeikis ha dimostrato di essere pronta al ruolo di specialista da tre punti in un attacco di motion in cui ognuno può portare il suo. Se al pacchetto giovani speranze ci si aggiunge anche Robinson, atteso alla conferma, Spike Lee potrebbe ritrovarsi a festeggiare qualcosa, magari non un anello, ma di sicuro ad avere qualche sorriso in più. Portis, Gibson, Trier e qualche altro mestierante potrebbero non essere stati le stelle delle free agency e aver regalato alla franchigia una possibilità di crescita. Ovvio che comunque sono i Knicks, la trade che portò a Carmelo che smantellò la squadra giovane e di Stoudemire la ricordiamo tutti…
SAMANIC-MANIA
Non lo conoscevo. Popovich ama il basket europeo e di sicuro lui o RC Buford avevano segnato in uno dei loro taccuini il nome di Luka Samanic come qualcuno che potesse dare una mano alla franchigia. Dopo due allenamenti hanno dato via Bertans per poco o nulla, hanno rinnovato Gay ma con un anno in più nelle corde, e la verità è che Lonnie Walker IV è un buon giocatore, lo sta dimostrando anche in queste apparizioni in Nevada, ma non quello che ci si aspettava (buone cifre in queste uscite ma tanta discontinuità). Mentre la truppa neroargento si interroga ancora sul destino di White e DeRozan, che sembrano essere pedine di scambio per qualche mega trade – cosa che a San Antonio non si è mai vista, nonostante se ne stia veramente parlando – Luka Samanic è diventato un punto fermo del presente dei texani. Corre, difende, ha personalità e buona mano ed ha ben capito la realtà in cui è arrivato, dove al lavoro certosino e di fondamentali, anche a rimbalzo, sta già mostrando carisma e visione di gioco, specie in quel ruolo di numero 3 che dalla partenza di Leonard sembra aver perso la centralità che era stata di Bowen prima e di una sfilza di sostituti mai perfetta poi. Le parole al vetriolo di Richard Jefferson – che ben si inserisce nell’elenco di giocatori che quella posizione di small forward l’hanno occupata – contro la tifoseria e l’ambiente texano avevano gettato un cono d’ombra ben più grande della corsa ai playoff a ovest in cui Pop e soci sembrano essere un filino attardati. Samanic ha ridato luce e fiducia a un ambiente, che con l’arrivo di Carroll e il graduale inserimento in rotazione dei vari Metu, Weatherspoon (che si è messo in mostra), Eubanks e Walker IV può competere. Se poi Keldon Johnson, magari col tempo, dovesse fare quello spot in più in continuità…
DELUSIONI E… OUTFIT RIVEDIBILI
Zion è durato pochissimo, si è girato il ginocchio, lo rivediamo al training camp. I Los Angeles Lakers sono divisi tra il nuovo look di LeBron e il “sequestro” che il re e Rondo hanno imposto a Cousins pur di farlo firmare. In questa Summer League sono risultati decisamente deficitari, senza scelte e con una squadra che farebbe fatica a qualsiasi latitudine, tanto è che vedendo come Gilbert Arenas domini ancora in Big Three, sarebbe lecito pensare che a questa Summer League qualche veterano farebbe comodo, nonché gente come Fredette, vicino al Panathinaikos stando ai rumors di mercato ed attualmente in fase di mistica preparazione per il The Tournament di settimana prossima, faccia bene a saltarle a piè pari quando si corre il rischio di essere invischiati in partite non degne del marchio con la sagoma di Jerry West. Non vedere Michael Porter jr fa male al cuore e fa pensare al peggio, in stile Brandon Roy che comunque ci aveva fatto esaltare e non poco. Non si capisce, invece, la logica giovane adottata da Minnesota, ad oggi in lizza con Memphis per un posto in lottery a ovest, che appare davvero priva di quel talento che servirebbe ad accendere la fiammella. Non incontra certo il favore degli addetti ai lavoro Brooklyn, che oltre ad aver preso in FA qualsiasi giocatore volesse, fa giocare in una competizione di medio basso livello 31 minuti a Jarett Allen, che domina a piacimento. Un PS ai brooklyniani, occhio a Dzanan Musa, potrebbe essere buono buono, specie se fino a quando KD rientrerà avrà minuti e faccia tosta da spendere.