BCL Final 4: Kyle Guy e il crescendo rossiniano di Belgrado, giorno 2

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Belgrado BCL

Nuovo giorno a Belgrado, più o meno la stessa accoglienza all’entrata riservata ai media della BCL Final 4. No, qui non puoi entrare, non hai l’autorizzazione dei media. Mostrato il badge, di nuovo. Di qui non puoi entrare, chiedo al mio superiore ma non puoi entrare. Colloquio via ricetrasmittente rapidissimo, una decina di secondi e non di più. Ok, puoi passare. Buon lavoro.

Nella stanza dei media, stessi posti del giorno precedente, come sui pullman delle gite di medie e superiori. Con lo stesso accento canario e castigliano che pervade la stanza, con i giornalisti al seguito di Tenerife, Malaga e Murcia a dominare la scena rispetto ai pochi greci arrivati a seguire il Peristeri di Spanoulis.

Un crescendo rossiniano, dalle 10 a mezzanotte, che tocca tutte le corde possibili. Il gelo degli shootaround del mattino di ogni squadre, con le tribune vuote e i ventilatori posizionati agli angoli del campo per rinfrescare la temperatura circostante impostati su una velocità e un’intensità oggettivamente eccessiva. L’elemosinare una domanda in inglese quando tutta la stampa la vorrebbe in spagnolo. I pronostici più disparati degli addetti ai lavori, alla ricerca della combinazione più fantasiosa per non indicare Malaga vincitrice in finale contro Tenerife – ciò che hanno detto praticamente tutti quelli interpellati da BCL, eccetto Thad McFadden.

Belgrado BCL

Nel primo pomeriggio si cerca di anticipare il resto della compagnia: nessun cartellino con nome e testata nelle file riservate ai media, chi primo arriva meglio alloggia (e sceglie una visuale migliore). Contro? Beccarsi un’oretta in più di aria gelida sparata dall’impianto di ventilazione, trasformando una fine di aprile soleggiata in Serbia in una serata invernale da giacca obbligatoria sulle spalle. A un’ora dalla palla a due di Peristeri-Tenerife, al gelo fisico inizia ad accoppiarsi man mano il calore emotivo, col giallo a riempire a chiazze il primo anello della Stark Arena. A Belgrado arriva lo sparuto e silenzioso giallonero, ormai di casa alle Final 4 di BCL, di Tenerife e il rumoroso ed elettrico gialloblù del novizio Peristeri. Praticamente nessun serbo sulle tribune, col resto degli spettatori interessati solo perché tifosi di Malaga o Murcia arrivati con larghissimo anticipo.

Appunti vari dalla prima gara, quella dove si può affermare orgogliosamente che ci sia “un po’ d’Italia” (uno degli ufficiali di gara è Manuel Mazzoni): il deejay decide che sia cosa buona e giusta tenere accesa la musica anche durante i primi secondi del possesso, di ogni possesso; al primo timeout chiamato da coach Vidorreta, un paio di piccioni planano nell’area riservata ai media; Huertas potrebbe continuare a giocare così, a insegnare a gestire ritmi e spazi dei pick&roll finché non avrò bisogno di una stampella – mai in carriera ha segnato di media così tanto a un avversario come al Peristeri; Spanoulis mostra tutte le tipologie possibili di difese e schemi offensivi, ma alla fine dipenderà tutto da quanto Tenerife vorrà e riuscirà a giocare con la giusta energia e applicazione difensiva. Detto, (Kyle Guy) fatto: 34-25-21 dal trio Guy-Huertas-Shermadini e, nonostante il miglior Stelios Poulianitis della carriera, il miglior attacco di BCL torna per la quarta volta nella storia a giocarsi la finale.

10 minuti di ritardo sulla tabella di marcia: l’inizio della semifinale tra Malaga e Murcia è posticipato alle 21.10, con buona pace delle abitudini nordiche e dei ritmi circadiani degli appassionati di più lungo corso. Chi non subisce l’ora tarda, senza dubbio, è la banda musicale al seguito di Malaga, vincitrice a prescindere del venerdì di BCL a Belgrado. Altri vincitori di serata, i 6 tifosi del Peristeri rimasti a guardare la seconda semifinale nonostante la cocente sconfitta appena maturata. Il deejay persevera nell’abbozzare tutte le basi a disposizione dalla playlist, non capendo che le trombe e i tamburi di Malaga hanno conquistato orecchie e cuori di tutti (non tantissimi, sperando che domenica sia diverso) i presenti alla Stark Arena. La seconda semifinale ha corpi, intensità e cambi di rotta incomparabili alla prima: squadre più grosse, più profonde, più “costose” nell’allestimento, più tutto, che rendono addirittura piacevole una gara in cui, nei primi 20′, si tira complessivamente 2/19 da 3. Prima scelta giusta del deejay durante l’ultimo timeout del primo tempo: parte Bella Ciao, e non c’è nazionalità o lingua che tenga.

Manca un picco alla Kyle Guy, ma la quantità di protagonisti in grado di alzare il livello a seconda dei momenti della partita è impressionante. Con Tyler Kalinoski e Nihad Djedovic –  non esattamente i primi nomi che verrebbero in mente in un roster con Kam Taylor, Osetkowski e Kendrick Perry – a indicare la via dall’arco e ribaltare di 180° l’inerzia della sfida in favore di Malaga. La doppia dimensione di Todorovic non è sufficiente: per la seconda volta in stagione, agiocarsi una coppa saranno Tenerife e Malaga. In Copa del Rey hanno vinto gli andalusi: se non abbiamo ancora capito cosa leghi Tenerife e la BCL, forse sarà la finale di domenica a Belgrado a mettercelo in testa per sempre.

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