Sgombriamo subito il campo: la gestione della serie finale tra Olimpia Milano e Virtus Bologna, tra dichiarazioni extracampo e decisioni prese sul parquet, ha assunto connotati insostenibili e inaccettabili.
Corrado Guzzanti, interpretando Mariano Giusti in Boris, sentenziava Mi sembra che l’unico tra noi due che sta facendo uno sforzo per evitare che io ti meni sono sempre io, la stessa persona che poi, prima o poi, ti menerà. Gli unici che, tramite comunicati e moniti a mezzo stampa, vorrebbero che non si parlasse di arbitri sono gli arbitri, gli stessi che poi, prima o poi, faranno traslare il livello del dibattito dalle scelte degli allenatori a quelle della terna designata da Luigi Lamonica.
Le decisioni del finale di gara 3 del Forum di Assago sono solo la punta dell’iceberg, la più visibile e sconcertante e quindi quella più facile da indicare come capro espiatorio. Senza analizzare nello specifico i singoli fischi di Paternicò-Rossi-Baldini – lo lasceremo fare a chi possiede maggior competenza, al secolo Silvio Corrias – basta dare un’occhiata ai toni mantenuti dalla carta stampata bolognese per avere un barometro del livello di frustrazione provocato dalle regole d’ingaggio.
Il “decisione inspiegabile e sconcertante” citata da Luca Sancini su Repubblica, riprendendo le parole utilizzata nella conferenza stampa da coach Banchi, è la presa di posizione più morbida. Più pungente il corpo della reazione di Filippo Mazzoni sul Resto del Carlino: “un finale al cardiopalma (e decisioni arbitrali dubbie)“, “alcune fischiate che aumentano il rammarico dei bianconeri“, “palla molto molto dubbia data, dall’arbitro Paternicò, tra lo stupore anche dei colleghi, a Milano“.
L’apice del livore – ripetiamolo, comprensibile nella centrifuga emotiva di una finale scudetto – è toccato dalle colonne digitali del Corriere di Bologna. Questi alcuni estratti del corpo della cronaca della gara affidata ad Alessandro Mossini: “proteste per le decisioni arbitrali: la rimessa a favore dei bianconeri viene data ai padroni di casa“; per tutto il secondo tempo c’è stato un filo comune e decisamente casalingo nella direzione arbitrale“; “alcune chiamate-chiave che indirizzano la gara dalla parte dell’Armani“; “con enorme sorpresa (pure dei locali, oltre che dell’arbitro Rossi), Paternicò dà la rimessa a Milano. Forse cambia persino il giusto, con gli orrori commessi in maniera monodirezionale in precedenza“. Ancora più aspri quelli di Daniele Labanti nelle pagine successive: “Dopo la chiamata alle armi del GM milanese Stavropoulos sui media, Carmelo Paternicò ha risposto presente“; “Paternikopoulos invece dà la palla a Milano. Rossi, che è lucido, prova a richiamare il collega alla tv dicendogli “Bianca”, ma il killer di piazza Armerina non ne vuole sapere“.
Tutto ciò che abbiamo qualificato come censurabile e deplorevole nella serie tra Panathinaikos e Maccabi, tra lessico bellico e riferimenti tra l’inopportuno e l’inqualificabile a conflitti militari e geopolitici in corso, paiono aver conquistato il campo anche nella discussione attorno a Olimpia Milano-Virtus Bologna. Proveremo, nonostante tutto, a raccontare ancora quello che di bello ed emozionante saprà regalarci la palla a spicchi giocata. Nonostante tutto, e tutti.