L’ultima cosa fatta da Bruno Cerella su un campo da basket da professionista? Un canestro da centrocampo, inutile per i tentativi di rimonta della sua Blu Basket Treviglio contro la Fortitudo. Non esattamente il marchio di fabbrica di Brunito, che si è reso indispensabile per i roster più competitivi e talentuosi per tutt’altro tipo di giocate.
Quello che mancherà di più alla pallacanestro, ora che Bruno Cerella si è ritirato dall’attività professionista, non sarà tanto il Cerella giocatore. E dire così di una guardia da 3 Scudetti, 3 Coppa Italia, 1 Supercoppa e 1 FIBA Europe Cup rende perfettamente l’idea della grandezza del Cerella atleta professionista a tutto tondo. Perché – anche volendo accantonare e non considerare influente sulla carriera cestistica di Bruno tutta l’attività di Slums Dunk – il percorso di Cerella è l’esempio perfetto per tutti coloro che vorrebbero ricevere degli impulsi. Nella pallacanestro italiana recentissima, forse soltanto John Brown III regge il confronto con Bruno Cerella in quanto a “numero di livelli per i quali non si era ritenuto all’altezza e invece superati, arrivando al successivo“.
C2, B2, LegaDue, LBA, Eurolega: ogni singolo scalino è stato percorso, senza buchi di sceneggiatura o passi più lunghi della gamba. Dall’arrivo a Massafra direttamente da Bahia Blanca e Pueyrredon, ancora minorenne, ai campionati vinti con Olimpia Milano e Reyer Venezia, Bruno è stato il compagno che tutti avrebbero voluto avere ma che nessuno avrebbe fatto lo sforzo di essere.
Anche nell’annata a Varese, condizionata pesantemente dall’operazione al ginocchio subita quando era a Teramo, non è esistito nessuno in grado di parlare male dell’impatto di Cerella su ciascun membro del gruppo squadra, staff e dirigenza. Elevare così tanto, da solo, il livello dell’agonismo e della competizione positiva interna è stato motivo di eterna riconoscenza di moltissimi compagni, che anche a distanza di anni lo ricordano come il motore di un gruppo vincente. 5 stagioni all’Olimpia Milano e 5 nel sistema di Walter De Raffaele al Taliercio non sarebbero sostenibili se non ci fosse un’estrema consapevolezza del proprio ruolo e dei propri mezzi, tecnici e atletici, in presenza di un talento come ne avevano molti in squadra con lui. Per pochissimi di questi, però, tutte le società e le tifoserie stanno dicendo adesso “Uno di noi” quando Cerella ha chiuso la carriera con Treviglio.
¡Buen retiro, Brunito!