Champions League: trionfo Virtus, il titolo è suo

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Virtus Bologna

Con un’altra mostruosa partita difensiva la Virtus Segafredo Bologna vince la finale contro l’Iberostar Tenerife e si porta a casa la Champions League FIBA edizione 2018/2019.

73-61 il risultato finale per Bologna che torna a vincere una Coppa Europea nove anni dopo l’Eurochallenge del 2009, con Keith Langford mattatore.

Martin stoppa Iverson, immagine emblematica della partita

DIFESA IMPENETRABILE, PUNTER SCATENATO

Ancora una volta i bianconeri hanno fatto la differenza nella propria metà campo, tenendo un attacco stellare come quello di Tenerife a 61 punti col 28% dal campo e 5/37 da tre, 20 palle perse.

In attacco, invece, Kevin Punter ha fatto pentole e coperchi: 26 punti, 5/5 da tre, 9/9 ai liberi. MVP delle Final Four. Back to back per lui dopo il successo dell’anno scorso con l’AEK Atene.

L’equilibrio in partita si è spezzato subito, dal primo possesso in pratica: recupero di Kelvin Martin a metà campo e canestro uno contro zero. Da lì la Virtus ha preso l’incontro in mano andando avanti 10-2, poi 15-4, con gli spagnoli a sbagliare tutto da dietro l’arco, il tratto distintivo di questa squadra.

0/5 Brussino, 1/6 Bassas, Gillet e White, 1/5 Abromaitis. E quando la palla è cominciata ad andare a Colton Iverson (11 e 9 rimbalzi), virtualmente incontenibile per i lunghi bianconeri, la Virtus era già in abbondante fuga.

20-8 a fine primo quarto. 29-12 a metà secondo. 38-24 a metà. Con un mattatore su tutti: Kevin Punter. Che già con il Bamberg aveva mostrato di essere di nuovo sul pezzo al tiro, e oggi ha fatto ancora meglio, segnando letteralmente sempre da tre.

Kevin Punter, dominatore del week end

TENERIFE PROVA A BUTTARLA IN BAGARRE, CHALMERS CHIUDE I CONTI

Tenerife è sembrata quasi sorpresa dall’aggressività virtussina (permessa anche da un arbitraggio non sempre lineare) e impreparata a trovarsi sotto così nettamente. Vidorreta non ha trovato nulla dai suoi esterni, mentre pian piano ha iniziato a produrre Tim Abromaitis (18+8).

Ma niente è bastato perchè la Segafredo ha sempre trovato un nuovo protagonista: da Amath M’Baye, autore di una delle sue migliori prestazioni dell’anno, a Pietro Aradori con un paio di canestri cruciali e Mario Chalmers, finalmente decisivo come ce lo si aspettava, sempre al netto di qualche forzatura di troppo.

Con un Taylor ancora fuori fase e uscito dalla gara anticipatamente per un quinto fallo molto ingenuo, l’ex MIami Heat ha condotto in porto una vittoria che rischiava di farsi complicata proprio sul traguardo, con l’Iberostar arrivata fino al -7, sporcando la partita e provando innervosire gli uomini di Djordjevic.

Che per una volta, invece, non si sono disuniti. Portando a casa un successo inaspettato, specialmente a un certo punto di quest’annata.

Festeggia finalmente questa squadra. Un gruppo che è passato in mezzo a una stagione dalle mille traversie, dentro al campo e fuori.

Festeggiano anche le casse della società che si arricchiscono di un milione di euro, premio alla vincitrice della Coppa.

E che ora dovrà fare tesoro di questa vittoria per gestire meglio il proprio futuro.

n.fiumi
Classe 1985, bolognese di nascita. Folgorato da Danilovic, ammaliato da Ginobili, tradito da Abdul Gaddy. Incidente che mi ha portato a valutare le cose in maniera più disincantata. Classico esempio di paziente affetto dal "Disease". La vita è troppo breve per vedere brutto basket ma, se non c'è altro, il campionato ungherese resta un'ottima opzione.