Quando il campionato lascia spazio alle Coppe è tempo di prendere l’aereo e fare un salto in lungo e in largo per l’Europa alla ricerca delle sfide che più possono nascondere sorprese. Se in Italia Venezia, che boccheggia in campionato, ha dimostrato il perché sia la squadra campione in carica andandosi a prendere la coppa da testa di serie numero 8, negli altri campionati non sono mancati gli upset.
Partendo dalla Grecia, orfana – vale la pena dirlo – dell’Olympiacos, il trofeo finisce nelle mani dell’AEK Atene, che in una finale tiratissima e a basso punteggio batte il Promitheas – che aveva eliminato ai quarti il Panathinaikos – 61-57. I gialloneri sono presi per mano da due conoscenze del basket italico come Jonas Maciulis e Nikos Zisis, ma la competizione è stata decisamente livellata verso il basso con poco ritorno ed un finale per certi versi scontato.
In Germania è prima di tutto un gran successo di pubblico, a testimonianza di un movimento che cresce e si rinforza. Alba Berlino uber alles, con un perentorio 89-67 in cui la regia di Peyton Siva ispira la mano di Hermannsson e Giedraitis, mattatori nel successo che vale l’alloro. Squadra della capitale che aveva rischiato tantissimo nel quarto di finale con Mitteldeuscher dove un primo tempo abulico l’aveva mandata sotto in doppia cifra. Paradossalmente meno problemi nelle gare successive, dove la larga vittoria con Bamberg aveva già delineato le gerarchie semmai ve ne fosse bisogno.
Nella penisola balcanica succede di tutto. In Croazia a sorpresa è lo Zadar a laurearsi campione a danno del Cibona (89-76), mentre in Slovenia il KK Cedevita cede 93-84 alla cenerentola Primorska, che con un roster risicatissimo si aggiudica il trofeo dopo aver eliminato anche Domzale nella semifinale. Nel solito derby serbo tra Stella Rossa e Partizan serve l’overtime e una rimonta assurda ai bianconeri per poter alzare la coppa. Negli ultimi minuti la Stella Rossa, complice falli e qualche palla persa per mancanza di lucidità, getta alle ortiche un vantaggio di 6 lunghezze, permettendo a Jaramaz di pareggiare. Paige nel supplementare infilerà i punti della vittoria.
Spagna ancora nel segno dei blancos, con il Real Madrid che asfalta Malaga 68-95 con Campazzo che segna e dispensa assist, laureandosi anche MVP del torneo. Come sempre nelle finali ci pensa Carroll a mettere il mattoncino giusto, con 20 punti utili a scavare il solco tra le due squadre che alla fine sarà decisivo. Competizione orfana fin da subito del Barcellona, che perde e male contro il Valencia ai quarti (stoica partita dell’ex Caserta Doornekamp), elidendo anche le chances di un clasico che sarebbe però solo valso il ticket per la finale. Con buona eccezione di Andorra-Tenerife, che finisce col punto a punto, per il resto solo gare a scarto larghissimo, con pochissime emozioni per cuori deboli.
Turchia, Fenerhbace e Gigi Datome ancora terzetto vincente, con il Darassufaka a cui non riesce l’impresa finale, dopo aver eliminato con merito l’Efes nei quarti e il Galatasaray in semifinale. Percorso netto per i gialloneri che liquidano prima il Bandirma e soffrono, vincendo in rimonta, col Turk Telecom nella gara più avvincente della competizione. Finale che termina 74-71 con la batteria di Obradovic composta da Datome (poi MVP), DeColo e Sloukas che scrivono 15 punti a testa nel referto.
In Lituania è sempre lo Zalgiris Kaunas a fare incetta di trofei. Nella finale è netto lo strapotere di Ulanovas (13+13 assist) e compagni contro il Lietuvos Rytas Vilnius, schiantato 80-60. Al terzo posto il Lietkabelis, in partita per quasi tre quarti contro i futuri campioni durante la semifinale, che ha sconfitto il più accreditato Neptunas 84-73. Risultato sulla carta prevedibile anche in Polonia, dove l’Anwil Wloclawek, preso per mano da Shawn Jones, conoscenza del nostro basket, batte il Torun 103-96. La gara con più emozioni è però la semifinale tra lo Zielona Gora e il Torun, con parziali e controparziali in un match serrato che finisce col punto a punto (69-72).
Per quanto riguarda infine la Francia, finale agguerrita che vede Dijon superare l’Asvel 77-69 al termine di una tre giorni che ha sovvertito le gerarchie del blasone. Asvel che si è fermata in finale dopo aver liquidato Strasburgo e Levallois di prepotenza, mentre i vincitori han dovuto sudare le proverbiali sette camicie per aver ragione del Monaco, favorito alla vigilia.