Dal “Moretti Basketball Dream Camp” tenutosi a Pesaro, il finalista NCAA Davide Moretti parla ai nostri microfoni anticipando i suoi obiettivi futuri:
– Ciao Davide. Volevo iniziare questa intervista proprio chiedendoti la ragione per cui tu hai scelto questa università e come hai vissuto i tuoi primi periodi in America?
I primi periodi sono stati difficilissimi perché comunque ero lontano dalla mia famiglia, ero lontano da uno stile di vita in cui ero abituato a vivere da 18 anni e quindi è stato sicuramente difficile. In America c’era una cultura diversa, una lingua diversa, del cibo diverso a cui mi sono dovuto riadattare. I primi mesi non è stato assolutamente facile, perché ero molto concentrato su me stesso per il fatto della lingua differente e stavo molto per le mie perché appunto non riuscivo a comunicare con le altre persone come volevo. Il motivo per cui ho scelto l’università è perché ero sicuro del fatto che mi avrebbero migliorato sia come persona che come giocatore, quindi è stata una scelta che rifarei altre 1000 volte e che consiglierei a chiunque.
– Parlando invece di basket giocato quali sono le maggiori differenza tra quello italiano e quello in America?
L’atletismo è la prima cosa che mi viene da dire e che ho sempre detto perché comunque ci sono atleti di primissimo livello, atleti da NBA poi il ritmo del gioco è molto più veloce, meno controllato mi viene da dire, ci sono molti più 1vs1 che situazioni di gioco magari imposte da uno schema o da un allenatore. Queste sono tutte cose che secondo me sono alla base della differenza tra il basket europeo e quello americano.
– Nonostante tutte queste differenze quanto è stata formativa la tua esperienza in Italia per poi portarti in America?
Tantissimo, sono sicuro del fatto che i due anni che ho giocato con Treviso, ma anche con Pistoia mi abbiano aiutato ad avere una mentalità che poi si è trasportata in America come il duro lavoro e la professionalità con cui bisogna fare le cose e come ha sempre detto anche il mio allenatore io ero molto più pronto, grazie alla mia esperienza fatta con Treviso e Pistoia, di molti altri freshman che arrivano al primo anno e quindi il mio allenatore si sentiva sicuro di mandarmi in campo anche qualche minuto in più perché sapeva che determinate situazioni le avevo già vissute e quindi non avrei fatto male alla squadra e non avrei fatto danni.
– Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?
Vincere il titolo dato che l’anno scorso ci siamo andati vicino, poi migliorare ogni giorno. Questi sono i miei obiettivi: vado giorno per giorno e poi alla fine dell’anno, alla fine di ogni percorso tireremo le somme e vedrò.
– Una domanda sulla tua squadra: avete fatto una grande crescita fino a sfiorare il titolo, cosa vi ha dato questo “quid” in più? Cosa vi ha fatto migliorare e vi ha spinto a lottare fino in fondo?
Secondo me la differenza è stata nel fatto che ci siamo uniti veramente tanto negli ultimi 2/3 mesi, direi 2 mesi, in cui siamo diventati veramente una squadra, anzi più che una squadra siamo diventati una famiglia e facevamo pressoché tutto insieme al di fuori del campo. Eravamo come fratelli, ci conoscevamo tutti anche se con alcuni giocavamo da solo un anno perché erano giocatori nuovi eppure chi conoscevamo benissimo, sapevamo qualsiasi cosa e quindi secondo me è stata questa la spinta in più che ci ha aiutato ad arrivare fino in fondo.
– Un’altra domanda sul tuo futuro: tra qualche anno, terminato il tuo percorso con l’università, dove ti vedi? In America oppure magari qui in Italia?
Io spero in America, spero di rimanere là il più possibile, ai piani più alti possibile poi se così non sarà tornerò in Italia, in Europa e non penso sarà un problema, ma questo si vedrà. Come ho detto prima vivo giorno per giorno, mese per mese poi alla fine dell’anno vedremo come va ma ripeto l’Italia è casa mia e l’Europa è qua quindi se l’America non dovesse funzionare ovviamente tornerò.
– Treviso è finalmente tornata in serie A1, come vedi questa prima stagione di ritorno dopo l’A2?
Hanno fatto un’ottima squadra, hanno tenuto tutto il nucleo dell’A2 che è un’ottima cosa perché ci sono ragazzi che hanno già giocato insieme e quindi si conoscono poi hanno aggiunto altri tasselli importanti e sono sicuro che sarà una stagione molto emozionante per loro e per una piazza che se lo merita tantissimo. Sono contento perché ripeto in serie A1 sono salite tantissime piazze storiche che secondo me se lo meritavano da tanto tempo vedi Roma, vedi la Fortitudo, vedi appunto Treviso e quindi torneranno partite come Trieste-Treviso e derby come Fortitudo-Virtus e lo stesso ritorno della Virtus Roma quindi sarà un campionato veramente bello e Treviso sarà, secondo me, tra le protagoniste.
– Quindi seguirai il nostro campionato anche dall’America?
Assolutamente sì.