EuroLeague aveva davvero bisogno di un endorsement da parte di Dillon Brooks? Ovviamente no, ma l’apprezzamento da parte del canadese dei Rockets non può che sommarsi a quello di Kevin Durant nelle scorse stagioni.
Coincidenze che entrambi i giocatori NBA abbiano espresso l’amore per l’ambiente attorno una partita di pallacanestro europea in una serie di PlayOff di Eurolega che riguardasse l’Olympiacos? Probabilmente sì, ma le parole di Dillon Brooks sull’atmosfera del Pireo durante G4 tra Olympiacos e Barcellona non sono sicuramente imbeccate o create ad arte. Parlando di una percezione vera, di un sentimento concreto.
La amo (l’Eurolega, ndr). Amo l’energia, perché sono un uomo che di energia si nutre. Amo la passione e l’energia trasmessa dagli spalti, riesco a sentirla tutta. Il ritmo di gioco è più basso, certo, ma è comunque una bellissima forma di pallacanestro.
Intercettato anche nel provare un paio di tiri nel prepartita ateniese, con un paio di airball nel Peace and Friendship Stadium ancora privo del calore biancorosso, Dillon Brooks si conferma un atleta che possa unire, ideologicamente e tecnicamente, la pallacanestro NBA e quella europea. Le prestazione alla World Cup 2023 sono ancora nelle mente di tutti, con un Canada trascinato da lui e SGA sino alla semifinale con la Serbia e al bronzo conquistato contro Team USA.
Che Dillon Brooks possa apprezzare Eurolega e l’atmosfera in game non deve però nascondere tutte le magagne del brand di EL a tutto tondo. Nessuna stella o presunta tale NBA si è mai spesa in elogi e complimenti alla competizione in toto, considerando anche l’immagine comunicata all’esterno in tutti i momenti che non siano quelli tra una palla a due e la sirena finale. Perché, altrimenti, gli apprezzamenti sui cori e i colori delle tribune non si trasformeranno mai in un interesse per un prosieguo alternativo di carriera.