Nella puntata settimanale di Backdoor Call abbiamo parlato, tra le altre cose, anche di NBA. Siamo partiti da una dichiarazione di Shaquille O’Neal: “Doncic? Forte sì, ma io prenderei Shai Gilgeous-Alexander“. Con Marco De Benedetto ne abbiamo parlato, provando ad analizzare la situazione dal suo punto di vista di scout e dirigente.
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È interessante. Ovviamente si parla dell’élite, perché io credo che Gilgeous-Alexander possa essere tranquillamente candidato forte per l’MVP. Siamo sempre molto portati a dare per scontato l’apporto di Doncic, che quando gioca è sempre vicino alla tripla doppia, e non è scontato riuscire a produrla. In questo caso, si parla di chi sarebbe più adatto per costruire le fondamenta di una squadra.
Credo che il sistema di Oklahoma City abbia avuto un’accelerata pazzesca grazie ai role players e alla qualità e l’affidabilità che hanno avuto. Grazie alla crescita di Holmgren, ma anche grazie a Shai Gilgeous-Alexander e a quello che riesce a produrre in termini di continuità, con un ego che non rovina i compagni. A quel livello, con quelle aspettative e con quel contorno di telecamere, di osservazione, di attenzione a quello che si fa, avere un profilo basso è veramente tanto, tanto difficile. Lui ci riesce. Anche ai mondiali con il Canada aveva impressionato, anche per la facilità con cui giocava in un contesto FIBA che non era tanto il suo, mentre per esempio Doncic ci è cresciuto.
Non voglio togliere niente a Doncic. Peraltro i Mavericks hanno fatto una prima parte di stagione costellata di infortuni e sono comunque con il sesto record ad Ovest. Mi interessa molto vederli come saranno in salute. E’ bello potersi confrontare, discutere in una chiacchiera da bar su chi è meglio dei due. Io volentieri darei a tutti e due in mano una squadra per poterla portare in alto.