Dubai-EuroLeague: un matrimonio che si farà

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Dubai Euroleague

Orazio Cauchi, esperto di mercato e membro di spicco della chat Telegram aperta ai sostenitori del progetto di BackdoorPodcast (qui per ulteriori informazioni su come entrare in BDP premium), ha lasciato questo “messaggio della buonanotte” nella serata di lunedì in merito agli sviluppi dell’ingresso di una società di Dubai nel panorama di EuroLeague:

Aggiornamento sulla Questione EuroLeague-Dubai: il progetto ha avuto l’approvazione di un’ampia maggioranza degli shareholders. Con ogni probabilità, però, ci si indirizzerà verso la stagione 2025/26 e non la prossima. Alcuni aspetti organizzativi e contrattuali richiederanno una fase di negoziazione che rende sostanzialmente impossibile avere Dubai in EuroLeague già la prossima stagione. Ma il progetto è stato approvato e il tutto proseguirà come da programma. Si inizizerà quindi con una wild card e poi si discuterà di una licenza a lungo termine.

Ulteriormente sollecitato sulla coesistenza di questa nuova aggiunta a quelle ufficiose anche dei London Lions e del Paris Basketball, in rapporto a una revisione del format attuale così ha ipotizzato sempre Orazio Cauchi:

Evidente che si andrà verso un aumento del numero di squadre ma fare delle previsioni adesso è prematuro. Sicuramente non ci sarà un allargamento la prossima stagione, ma tra due anni le cose potrebbero cambiare in modo sensibile […] L’idea dei 2 gironi piace molto poco ai vertici di EuroLeague.

Sul fatto che ormai alla pulizia del volto e delle mani di chi immette liquidità in qualsiasi lega professionistica sportiva, europea e non, si può fare veramente poco se non prendere atto di una realtà incontrovertibile. Il testo che si può e si deve continuare a battere è un altro: quanto conviene a un’organizzazione internazionale convogliare all’interno dello stesso board una dirigenza così connessa a un esercito attualmente impegnato nell’invasione di uno stato confinante (sì, il CSKA è ancora un membro dei vertici di EuroLeague…), una squadra al momento impossibilitata a giocare le partite casalinghe nella propria nazione per via dell’ultima eruzione del conflitto israelo-palestinese (Maccabi Tel Aviv) e accogliere una società plausibilmente dagli ideali e dai valori inconciliabili con quelli di Israele stesso (Dubai)?

Quanto ancora servirà a EuroLeague e al resto del panorama cestistico europeo per capire che, volenti o nolenti, il potere simbolico dello sport lo rende un universo interconnesso con quello della politica, dove non solo l’uno determina l’altro ma l’uno può sortire effetti collaterali sull’altro? Perché a quanto pare l’estremismo e fanatismo religioso non si sta più limitando a cristianesimo, Islam o ebraismo, ma si è esteso ai dogmi e ai comandamenti del dio denaro.

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