NBA: E’ morto Boris Stankovic: l’uomo che ha globalizzato il basket

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Stankovic
Fonte NBA

Quando pensiamo ad una leggenda del gioco, spesso e volentieri ci riferiamo a giocatori e allenatori che hanno cambiato la storia di questo sport. Ecco, in realtà, la grandezza è data proprio dall’evoluzione che si porta nella pallacanestro, e ciò non è necessariamente opera di chi agisce direttamente sul rettangolo di gioco. L’esempio era Borislav Stankovic, un uomo che ha riscritto la storia del basket stando seduto dietro ad una scrivania. Mi duole utilizzare il tempo passato, perché ci ha lasciato proprio recentemente. Giorno 20 di Marzo, si è spento nella sua Belgrado e ci sembrava opportuno ricordarlo in qualche modo.

Borislav Stankovic

Quando ammirate l’NBA del 2020, una lega globale, in cui fenomeni americani spalleggiano talenti da tutto il mondo, dovreste ringraziare chi ha permesso che tutto ciò diventasse realtà. Se restate estasiati da Shane Larkin, che incanta l’Europa con i suoi numeri, o da Giannis Antetokounmpo, che si prende l’America con il suo strapotere fisico, è perché c’è stato qualcuno, che ha costruito un ponte, fatto di interazione (una parola che ama tanto), e quel ponte ha nome e cognome: Borislav, per tutti Boris o Bora, Stankovic. Ma chi era esattamente? Ce lo racconta nei dettagli Jack McCallum, giornalista di Sports Illustrated, nel suo libro “Dream Team”, con il quale contribuisce sicuramente a far conoscere Stankovic al mondo intero. Per raccontarvi della sua storia, mi servirò di parecchie citazioni di questo libro, poiché ci fornisce un sacco di aneddoti curiosi. McCallum intitola il primo capitolo del suo libro “L’ispettore della carne”, perché Bora aveva affermato di svolgere questa mansione prima di scoprire la pallacanestro.

“Il mio lavoro consisteva nel controllare la carne e il formaggio e (…) metterci sopra un timbro”

Disse così in un’intervista a Istanbul nel 2010, quando già era in pensione. C’è dell’altro, per svolgere questa professione aveva conseguito una laurea un po’ particolare… Nel 1945 si laureò in veterinaria all’Università di Belgrado.

“Nel nostro paese era normale che fossero i veterinari a controllare la carne e il formaggio, perché entrambi hanno a che fare con gli animali, no?”

Ecco, capite bene che la storia non era iniziata con la cravatta e la scrivania pronta. D’altronde, sapete bene che tipo di cultura cestistica ci sia in Serbia, dunque non è raro che chi riesce a sfondare abbia una storia particolare. Ad ogni modo, la sua carriera inizia da giocatore. “Era un’ala possente e solida” che trascorse la sua carriera facendo un tour delle squadre di Belgrado. Un cestista di medio livello, che si tolse decisamente più soddisfazioni stando in panchina ad allenare. Una su tutte, l’ha vissuta nel nostro paese (con il quale ha un altro bel ricordo), portando la Pallacanestro Cantù al primo scudetto della propria storia, nel 1968, chiedete ai vostri padri o nonni per credere. Tuttavia, l’apice della sua carriera l’ha, ovviamente, raggiunto in ambito dirigenziale, tra CIO e FIBA. Fu il segretario generale della massima federazione mondiale dal 1976 al 2002, portandola a meritarsi quest’appellativo. La sua missione, iniziò un paio di anni prima, quando fu inviato negli USA come funzionario speciale, in cerca di chissà quale miracolo. “Mise piede negli Stati Uniti per la prima volta nel Gennaio 1974, mandato dal suo capo per studiare il basket americano. Non sapeva una parola di inglese, non conosceva gli usi del Paese e si stabilì a Billings, Montana”. Non credo che molti avrebbero potuto immaginare che negli States ci sarebbe tornato più e più volte, per convincere il Comitato Olimpico Internazionale ad eliminare il dilettantismo dalle competizioni olimpiche. La parola chiave, oltre alla già citata “interazione”, fu l’insistenza, che solamente un ispettore della carne serbo poteva mettere. Ottenne udienze con colletti bianchi dell’alto ceto della pallacanestro quando ancora la FIBA non era entrata nei radar del basket internazionale. McCallum ha scelto di citarlo nel suo saggio perché “il Dream Team fu una conseguenza della lungimiranza di Boris Stankovic”, aggiungendo che “l’ispettore della carne è un personaggio sottovalutato”. Effettivamente, in questo 2020 terribile, è venuto a mancare anche David Stern, al quale fu attribuito il merito dello sbarco delle stelle americane a Barcellona. Eppure i meriti di quell’operazione, rivelatasi un successo planetario, furono di Stankovic, che infilò nella mente del pari ruolo americano l’idea della squadra dei sogni. Quello fu solo l’apice di una collaborazione di due menti straordinarie, rispettivamente, forse, il più grande Commissioner NBA e il miglior segretario FIBA di tutti i tempi. Prima di Barcellona, i due istituirono il McDonald’s Open, una sorta di coppa intercontinentale, che mise a confronto le squadre NBA con formazioni del resto del mondo. Sbarcò anche in Italia (alla quale, come dicevo, Bora è rimasto legato), sia a Roma che a Milano, a Milwaukee nel 1987, l’Olimpia ebbe l’opportunità di sfidare i Bucks e la nazionale sovietica. Per tutti i suoi servigi al Gioco, Stankovic fu inserito nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame nel 1991, in quanto contributore degno di nota. Inoltre, è stato inserito nelle Hall of Fame di Fiba e basket femminile.

Ci ha lasciato all’età di 94 anni, dopo una vita in cui davvero nessuno è stato in grado di dirgli di no. Vorrei lasciarvi con una parte dei ricordi (raccolti da Sportando) dei protagonisti del basket odierno che lo avevano conosciuto. L’immenso Dino Meneghin, che lo ha incontrato durante i McDonald’s Open, ha ricordato la sua autorevolezza.

Nelle riunioni FIBA quando parlava tutti lo stavano ad ascoltare. E quello che diceva era legge. Ne ha viste di tutti i colori, la sua esperienza è sempre stata un faro per la crescita del movimento.

Il coach della Virtus Bologna, Aleksandar Djordjevic ha sottolineato la sua importanza per la pallacanestro iugoslava.

Bora Stankovic è stato un pilastro non solo del basket ma dello sport in generale nella ex Yugoslavia, e per tutte le nazioni che sono venute dopo.

Infine, Pedrag Danilovic, un pezzo di storia vivente della pallacanestro, ha riconosciuto la sua lungimiranza (evidenziata anche da McCallum), che ha potuto percepire durante la sua esperienza da dirigente.

È sempre stato un uomo con visione, e come presidente della federazione serba e membro di FIBA per 8 anni posso dire di essere fortunato a lavorare con un uomo straordinario, che ha scritto la storia del basket mondiale.