Nessuno tra giocatori e staff di Barça e Monaco vorrebbe essere ancora a Kaunas per disputare la finalina, ma lo spietato format delle Final 4 prevede anche questa ulteriore beffa. Nonostante tutto i giocatori si sono resi disponibili a rispondere in esclusiva ai nostri microfoni alle nostre domande. Qui trovate la trascrizione testuale, mentre sui nostri canali social sarà ricaricata la versione sottotitolata delle riprese video. Parola ai protagonisti!
Sertaç Şanlı (Barça)
In semifinale, sfortunatamente per voi, non siete stati in grado di limitare fisicamente Tavares. Tu, Vesely e Nnaji ci eravate praticamente sempre riusciti nei precedenti stagionali. Come mai ieri non ha funzionato?
Non saprei, davvero. Puoi dire che fosse tensione, nervosismo, l’atmosfera, tutto. Tutti possono dire la loro e avrebbero ragione. Ieri volevamo vincere così tanto la gara che forse l’abbiamo subita in campo, eravamo troppo tesi per eseguire al meglio il piano partita. Abbiamo iniziato a innervosirci anche con gli arbitri. Eravamo davvero troppo tesi. La partita secca è così: se perdi, perdi tutto. Io ho giocato in maniera terribile e me ne assumo tutte le responsabilità. Il coach ha preso le sue, Nikola ha preso le sue.
Magari è solo una nostra impressione da fuori, ma la differenza tra il primo e il secondo tempo col Real fosse che all’inizio trovaste la via del canestro da 3 non perché fortunati o costretti dalla difesa del Madrid ma perché volevate segnare così. Cosa è cambiato dopo l’intervallo? Perché iniziare a voler cercare a tutti i costi il ritmo nel pitturato?
Il nostro primo tempo non è stato dei migliori ma, nonostante ciò, siamo riusciti a segnare tanto da 3 eseguendo a metà campo. Nel secondo tempo abbiamo percepito che la partita ci stava sfuggendo di mano, ed essendo una gara da dentro o fuori è stato rapido perdere la fiducia. Alla fine abbiamo perso, possiamo dire tutto quello che vogliamo ma conta solo quello.
Saša Obradović (coach Monaco)
Dopo la serie col Maccabi aveva affermato che non aveva capito come foste riusciti a superare la serie. Il giorno dopo quel terzo quarto con l’Olympiacos, è in grado di spiegarsi cosa sia successo?
Il motivo è molto semplice: siamo entrati sciatti in campo dopo l’intervallo. Avevamo preparato benissimo la partita, avevamo visto nel dettaglio come tagliavano a canestro ma ci hanno ucciso coi tagli alle spalle. Siamo stati negligenti in attacco e abbiamo perso fiducia, in difesa abbiamo smesso di esercitare la stessa fisicità. Loro hanno usato tantissimo il corpo in ogni situazione di gioco e noi abbiamo reagito male. Il perché è sempre difficile da comprendere, penso sia legato alla tensione che porta con sé una partita di questo valore. Durante la stagione ci era già capitato di avere blackout come questo e, parlandone tra di noi, non ci siamo ancora risposti su come mai ieri non siamo stati bravi ad adeguarci. Ovvio che non sia ancora a mio agio con questa situazione, perché penso a tutta la bellissima stagione che abbiamo fatto. Un momento che ha rovinato tutto, purtroppo. Impareremo molto da questa esperienza. Nel futuro faremo tutti meglio.
Per un allenatore come lei, cosa portarsi dietro da questa dolorosa sconfitta per ripresentarsi nelle prossime occasioni sullo stesso palcoscenico?
Saprò sicuramente cosa dire al gruppo qualora si ripresentasse lo stesso scenario. Ora so cosa dovrei fare. Ci sono situazioni in cui avremmo dovuto reagire meglio: avremmo dovuto togliere dalla partita Walkup, che è stato il fattore determinante, attaccandolo di più con i close out senza tentennare sulla linea dei 3 punti; avremmo dovuto subire qualche fallo in più o commetterne pure noi per fermare il ritmo, concentrandoci su Walkup per fargli commettere il terzo così come avevamo provocato i primi 2 a inizio partita. Piccole cose, così come fermare facili penetrazioni anche con un fischio, fare tagliafuori, eseguire in attacco e in difesa come nel primo tempo. L’emorragia è durata troppo, sia per me che per i giocatori, e questo ci servirà da lezione.
Contro il Barça troveranno più spazio anche Strazel, Makoundou o altri che non hanno calcato il parquet in semifinale?
Perché me lo chiedi? Pensi che gli altri ragazzi non siano soddisfatti? Pensi che gli altri giocatori vogliano davvero giocare domani? Sono cose da chiedere a loro, ma non sono sicuro di cosa risponderanno. Mi limiterò a far giocare chi riterrò più adatto alla situazione, senza tutti i forse e i nonostante che mi state chiedendo.
Chima Moneke e Jaron Blossomgame (Monaco)
Nel prepartita avevate parlato di una dogfight, ma nel terzo quarto l’impressione è che vi siate tirati indietro dalla lotta. Cosa vi è mancato? Lucidità? Esecuzione?
Blossomgame: Abbiamo iniziato a non eseguire alcuni principi chiave del piano partita. Tanti tagli backdoor, hanno iniziato la ripresa con una schiacciata e un canestro con fallo.Il nostro attacco è diventato più nervoso, non abbiamo più realizzato tanti canestri difficili che avevamo messo nel primo tempo. Questo ci ha fatto malissimo: nei primi due quarti giravamo molto la palla, ma poi abbiamo praticamente smesso.
Avete concesso 13/13 nel pitturato nel secondo tempo. Solo una questione di fisicità o di qualche accorgimento tattico che non siete stati in grado di leggere?
Blossomgame: Semplicemente, è venuta a mancare la nostra durezza, fisica e mentale. Abbiamo mollato un pochino, e in una partita come questa non puoi non pagarlo. Non possiamo concedere così tanti appoggi facili al ferro, tutti i ragazzi dovevano sacrificarsi anche a costo di fare fallo. 27-2 non l’avevamo mai subito in stagione, ma è successo. Ora è il passato: concentriamoci sul futuro, a partire dal Barça, e vedremo di concludere al meglio la stagione.
Come giocatore professionista e come atleta, cosa potete portarvi a casa in questo momento difficile emotivamente?
Moneke: Non si può controllare tutto nella pallacanestro. Abbiamo vissuto un quarto difficile, non dobbiamo guardare indietro a questa stagione con rimpianto o rimorso perché siamo comunque arrivati alle Final 4 nel nostro secondo anno di EuroLeague. Abbiamo bisogno di imparare, lavorare meglio e allenarci al meglio per tornare a vivere queste partite con un’esperienza maggiore.