Si è conclusa la trentasettesima edizione degli Europei femminili, tenutasi in Serbia e Lettonia, che ha visto trionfare la selezione spagnola, guidata da coach Lucas Mondelo. Le iberiche si riconfermano campionesse con il loro quarto successo, tre dei quali ottenuti nelle ultime quattro rassegne europee diventando delle vere e proprie dominatrici. Cammino quasi mai tortuoso per le furie rosse al femminile, che nell’ultimo atto hanno superato agilmente la Francia, in un remake della finale 2017, e in semifinale, con qualche difficoltà in più, la Serbia. MVP della competizione Astou Ndour, delle Chicago Sky in WNBA, nonostante una grandissima prestazione in finale della compagna Marta Xargay, inserita nel miglior quintetto del torneo.
IL QUINTETTO IDEALE
Insieme alla Ndour e alla Xargay, fanno parte dell’All-Star Team anche Sonja Petrovic, trascinatrice serba, Temi Fagbenle, leader della sorpresa Gran Bretagna e miglior realizzatrice del torneo, e Sandrine Gruda, militante nel nostro campionato con la canotta di Schio nonchè punta di diamante della formazione francese. Grande assente tra questi nomi è Emma Meesseman, giocatrice chiave della nazionale belga non brillante quest’anno, vincitrice dell’Europlayer 2018 (premio assegnato dalla Gazzetta alla migliore giocatrice europea). Non è stata inserita nelle magnifiche 5 poiché la sua nazionale si è fermata ai quarti, forse a causa delle troppe responsabilità riposte in Emma, che è stata l’obiettivo principale delle difese avversarie.
VINCITRICI E SCONFITTE MORALI
Tra le sorprese del torneo non possiamo non citare (ahimè) l’Ungheria, che ha, meritatamente, conquistato il primo posto nel nostro girone. Dopo i sorteggi, le magiare erano considerate l’ultima forza tra le tre avversarie dell’Italia e, invece, si sono riscoperte come squadra rivelazione, uscendo solamente ai quarti e rischiando di staccare il pass per il preolimpico, opportunità sfumata solo nello spareggio contro il Belgio. Quest’ultimo va inserito tra gli sconfitti morali, ma comunque si può accontentare della qualificazione al preolimpico, anche se il quarto e terzo posto, conseguiti nelle ultime due manifestazioni importanti (mondiale e europeo), potevano far sperare in qualcosa di migliore. L’altra cavalcata inattesa è stata quella della Gran Bretagna, di cui abbiamo già parlato, che si è classificata quarta, un risultato molto importante in chiave di visibilità, considerando il monopolio calcistico sul territorio britannico. Inoltre, da italiano, mi sento di dover annoverare la nostra selezione tra le sconfitte morali.
UNO SGUARDO ALLE AZZURRE
Il nostro Italbasket rosa è certamente rinato negli ultimi anni. Io, come sicuramente molti di voi, ho ancora in mente le immagini dell’ottimo Europeo 2017 disputato dalle nostre ragazze. Sicuramente, visti i due anni di esperienza maturati dalle nostre giovani giocatrici, era lecito aspettarsi qualcosa di più dell’eliminazione allo spareggio per i quarti arrivata quest’anno. Uno spareggio che l’Italia non avrebbe dovuto giocare se le cose fossero andate per il verso giusto nel nostro girone, visibilmente alla nostra portata. Alla prima prestazione sotto tono di Cecilia Zandalasini, che ha dimostrato di essere una delle prime 5 giocatrici del continente, l’Italia si è fermata, in una sconfitta che ci è costata cara considerando quello che è successo. Le “colpe” della spedizione fallimentare – forse un po’ esagerato definirla così – sono ricadute, come spesso accade in questi casi, su coach Marco Crespi. In effetti, la gestione del minutaggio delle lunghe e la mancanza di schemi offensivi che non passassero da Zandalasini sono stati dei problemi, ma non è mai possibile utilizzare un solo individuo come capro espiatorio. Anche la squadra ha i suoi demeriti, l’infortunio di Giorgia Sottana ci ha certamente penalizzato nella gara di spareggio contro la Russia, ma le altre si sono viste ad intermittenza, Elisa Penna e Olbis Andrè, ad esempio, hanno alternato momenti di luce ad altri di buio.
DA CHI RICOMINCIARE?
Non dobbiamo, però, soffermarci a rimuginare su ciò che non è andato, bisogna ripartire da quanto di buono è stato fatto in queste 4 gare.
Abbiamo ammirato una Martina Crippa onnipresente, difesa e attacco, che ha dato l’anima in campo, ogni elemento del nostro roster dovrebbe prendere esempio da lei.
Ci siamo accorti del grande talento di Lorela Cubaj, che ha ben figurato alla sua prima apparizione tra le “grandi”.
Abbiamo scoperto Nicole Romeo, un jolly importantissimo, che ci ha regalato alcune magate da replay e sicuramente il suo estro servirà in futuro alla Nazionale.
Abbiamo notato una Francesca Dotto molto più responsabile e sempre più leader di questa squadra.
Abbiamo osservato Giorgia Sottana risorgere dopo una partita non facile, portandoci alla vittoria, non facile contro la Turchia, da sola, o quasi; chissà se le cose sarebbero potute andare diversamente con lei al 100% nel match contro la Russia.
Abbiamo appreso che Cecilia Zandalasini sale di livello quando la difficoltà aumenta, splendida prova di Ceci nell’ultima gara da win or go home, con 24 punti e uno show di tecnica da paura.
Abbiamo visto, soprattutto, una squadra con un cuore e degli attributi infiniti, che ci farà divertire nei prossimi anni. Forza azzurre!