Eurocup: Blatt il genio, Wilbekin il re e Darussafaka campione

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Credits: Eurocup

Ma perché sempre a lui?
David Blatt dopo aver vinto: un’Eurolega, una Fiba Europe Cup, una liga ABA, cinque campionati e sei coppe d’Israele, una coppa Italia, uno scudetto, un bronzo olimpico e un oro e un bronzo europeo, abbellisce la sua collezione di trofei portandosi a casa anche l’Eurocup.
Il perché è facile ritrovarlo nel merito di una mente di basket di altro livello, un genio degli aggiustamenti, una fantasia e capacità di gestire i giocatori fuori dal comune, oltre a quel pizzico di fortuna che mai guasta. A Milano è impossibile dimenticare quella palla persa di Viktor Khryapa che ha regalato il canestro decisivo a Tyrese Rice proiettando il Maccabi in finale e poi alla vittoria. Sembrava impossibile, ma la storia si è ripetuta.

Kulagin, dopo una gara una che ha rasentato la perfezione sui due lati del campo, compie la leggerezza che risulterà letale consegnando nelle mani di Sant-Roos la rimessa sul +3. L’esterno del Darussafaka con una notevole presenza di spirito completa il recupero, mette la palla nelle mani dell’accorrente Wilbekin che si arresta e infila la tripla del pareggio mandando tutto all’overtime.
L’imbattuto Lokomotiv Mosca accusa il colpo e perde la prima partita della propria stagione nel momento peggiore, dopo averla controllata per 39 minuti nonostante un Mardy Collins incaponito nella sua lotta contro i ferri e contro un avversario che non ti permette il minimo errore.

La capacità delle squadre di Blatt di rimanere sempre nelle partite non dandole mai per chiuse è un denominatore comune della storia e anche un roster che sulla carta potrebbe non sembrare dei più agguerriti è stato trasformato in un gruppo in grado di ribaltare una gara uno contro il Bayern Monaco che sembrava mettere una pietra sopra alla qualificazione, per poi piazzare la zampata decisiva nella finale con un’altra impresa storica.

LA TATTICA DI BLATT

Blatt ha compiuto scelte estreme decidendo di farsi battere dall’insicuro jumper di Mardy Collins (9-31 dal campo nella doppia sfida) e facendo il possibile per tenere botta a rimbalzo dove i russi per ampi tratti delle due partite hanno letteralmente banchettato.
Ha inoltre blitzato di raddoppi alcuni palleggiatori pericolosi avversari e ha mandato fuori ritmo giocatori chiave con Trevor Lacey.

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Obradovic, purtroppo per lui, verrà ricordato per aver vinto tutte le partite giocate sino alla finale, perdendone poi due consecutive e passando alla storia dalla parte sbagliata, ma la sua squadra è sicuramente materiale che starebbe comodamente in Eurolega. Forse la meritava anche più di chi poi ha alzato le mani al cielo nel finale, ma il coach serbo non è mai riuscito a trovare delle risorse attendibili e un leader vero nei momenti decisivi, nonostante Kulagin in gara 1 e Ragland in gara 2, abbiano provato a fare i maschi alfa.
Ancora una volta però Blatt è stato in grado di prevaricare dal punto di vista tattico il coach avversario con adattamenti e scelte apparentemente estreme, che hanno messo in difficoltà prima mentalmente che tecnicamente alcuni dei giocatori cardine avversari.

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WILBEKIN LA CLASSE, SAINT-ROOS LA STORIA

Di certo avere questo Scottie Wilbekin dalla tua parte aiuta molto nella conquista di grandi obiettivi. La sua finale (come il resto della stagione) è stata assolutamente da incoriniciare non tanto e non solo per quella tripla, i 28 punti di gara 2 e un senso di onnipotenza mostrato ripetutamente, ma per come ha saputo incanalare questo suo dominio ed esserci quando la squadra ne avesse più bisogno. Non ha forzato praticamente mai a testa bassa e quando è stato braccato dalla difesa ha creato per i compagni mettendoli in condizione di rendere al meglio. Posto che non è detto esista un tiro forzato per lui a livello europeo, ha morso come un serpente nei momenti decisivi e oltre alla mole di punti, ciò che ha stupito più di tutto è la chirurgica scelta dei momenti in cui fare più male. A spalleggiarlo ha trovato a turno i suoi compagni con un sorprendente Cummings in gara uno che non solo ha messo a segno 19 punti, ma ha letteralmente suonato la carica quando sembrava non esserci più scampo.

Questa vittoria è anche il coronamento di un sogno per Howard Saint-Roos. Arrivato da Cuba, ha iniziato a giocare a basket a Monza, crescendo cestisticamente in Italia per poi arrivare al più grande palcoscenico di carriera come protagonista e la sua finale non si riassume solo in quel clamoroso recupero, ma anche in una presenza mentale e tecnica pressochè totale, oltre a essere killer quando serviva, soprattutto in gara due.
Se vogliamo essere per forza patriottici, c’è anche un pezzettino d’Italia in questo trofeo, ma forse il pezzo più grande è quello che Blatt ha passato in Italia, cominciando a far vedere che razza di genio della panchina fosse. Questa vittoria è sua, così come il nome incastonato nella storia del Darussafaka (primo trofeo europeo per i turchi) e del basket Europeo assieme a Ivkovic (unici allenatori in grado di vincere Eurocup e Eurolega).
E se ora tornasse anche una redenta NBA alla sua porta?