Euroleague: Fenerbahce, l’inattesa imbattibilità

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Fenerbahce

Sürpriz. Così si direbbe alla Sinan Erdem Arena, se si dovesse descrivere l’inizio di Eurolega del Fenerbahce. Non perché i valori della rosa allestita da Maurizio Gherardini fossero impronosticabili, ma a stupire è stata la velocità di assorbimento dei concetti proposti dal nuovo staff tecnico. Risultato? 5-0 e trasferta al Palau Blaugrana da capolista. Che partenza per Itoudis e i suoi.

Ci si meravigli ancor di più se si pensa che l’ex CSKA, reduce dal frustrante e deludente Eurobasket alla guida della Grecia, abbia raggiunto le rive del Bosforo nell’immediata vigilia dell’inizio della stagione agonistica. Maggiori meriti, dunque, sono da ascrivere ad assistenti, medici e preparatori, capaci di consegnare nelle menti e nelle mani dell’ex assistente di Obradovic una macchina dal motore già acceso e performante. Tuttavia, nessuno si sarebbe atteso uno slancio così convincente dei gialloneri di Istanbul: record immacolato sia in BSL che, soprattutto, nella massima competizione continentale.

L’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite. Il mantra, trito e ritrito sino a perdere dell’efficacia retorica, è ancora da smentire. Dimitrios Itoudis l’ha preso alla lettera e applicato, secondo stile e tradizione del proprio modus operandi, al rivoluzionato roster del Fener. L’accordo per l’abbandono di Djordjevic a campionato vinto, l’addio di leggende del club come De Colo e Vesely, gli infortuni di Guduric e la mancata integrazione di Henry e Polonara: i punti interrogativi lasciati dalla mancata qualificazione ai playoff di Euroleague erano pressoché infiniti. Qualsiasi punto di domanda, tuttavia, è stato immediatamente trasformato in punto esclamativo: in testa alle classifiche locali e internazionali, il Fenerbahce si candida a sovvertire i pronostici di inizio stagione, che li vedevano un gradino sotto le superpotenze di Eurolega.

Migliori dati per punti concessi agli avversari e Defensive Rating non rendono pienamente l’idea della solidità trasmessa dai quintetti di Itoudis. A far stropicciare gli occhi è la coesione nella protezione del canestro: a prescindere dal set difensivo o dalle caratteristiche dell’avversario, il Fenerbahce è abilissimo nell’adattarsi in breve tempo e mantenere un game plan fluido. Blitz, switch, drop, bump, show, press: qualsiasi inglesismo vi venga in mente per indicare uno schema nella propria metà campo, il Fener ha già dimostrato di poterlo eseguire con la massima efficacia. Quello di Itoudis non è un basket da “League Pass”, dalla spasmodica ricerca della frenetica soluzione, anzi: il pace è inferiore alla media di EL. Non è una squadra dai ritmi elevatissimi, non la più spettacolare agli occhi del semplice tifoso ma la più bella agli occhi degli intenditori.

Nel mondo del pallone si parla spesso della vacua diatriba tra giochisti e risultatisti, tra chi è disposto a sacrificare punti per intrattenere di più gli spettatori e chi, fregandosene di share e audience, si dedica a massimizzare i dividendi degli sforzi profusi. Detto che l’uno non necessariamente esclude l’altro, detto che le discussioni di questo genere lasciano il tempo che trovano, il Fenerbahce e Itoudis sarebbero da catalogare nella seconda categoria. Guardare a numeri, percentuali e classifiche dopo sole cinque giornate di EL rischia di essere controproducente. Essere la seconda miglior squadra da 3 punti, la seconda per realizzazione di tiri su scarichi, in testa alla realizzazione del rollante in situazioni di pick ‘n’roll non fotografano sufficientemente l’equilibrio e l’armonia che Itoudis riesce a creare, partita dopo partita, nei movimenti e nella comunicazione dei suoi.

Perché il manico può essere di primissima fattura, ma se le setole sono usurate la scopa non eseguirà a dovere il proprio lavoro. E le setole giallonere, in questo inizio di stagione, stanno spazzando qualsiasi angolo impolverato.

Come la racchetta lo era per il braccio di McEnroe, Nick Calathes è la naturale estensione della mente di Itoudis. Tra greci ci si intende, va bene. Ma qui siamo a livelli telepatici: Itoudis è la mente, Calathes è il braccio. Sgravato da particolari compiti di creazione individuale, stiamo riscoprendo il difensore oversized e il direttore dell’orchestra offensiva che si era apprezzato al Pana. Capace di scorgere il più microscopico dei vantaggi creati dal movimento dei compagni e a capitalizzare gli scompensi delle difese avversarie, Nick sta armando con tempi celestiali la batteria di attaccanti dell’arsenale del Fenerbahce. Se si consente agli Wilbekin, Guduric e Motley di attaccare una difesa già mossa, sono dolori. Per tutti.

La capacità di generare mismatch nello spot di 3/4 è quasi impareggiabile: Pierre e Hayes-Davis spalle a canestro, Booker in una versione alla Voigtmann, il rientro di un certo Nemanja Bjelica sono una polizza assicurativa di fisicità e mobilità (al netto del polpaccio del serbo) in entrambe le metà campo. Sotto le plance, se i minuti di Jekiri da backup non stanno sinora rendendo particolarmente, la sorpresa più grande è l’impatto di Johnathan Motley con l’Eurolega. Una dynamo di energia inesauribile, come solo il miglior Faried dei Nuggets sapeva essere; la capacità di finire al ferro e di giganteggiare a rimbalzo con pariruolo con più cm e kg, la costante sensazione che potrebbe saltare in eterno senza far cadere una goccia di sudore. Aveva già mostrato col Kuban che l’Europa sarebbe potuta essere terreno di caccia estremamente redditizio, ma così, sinceramente, neanche il più convinto sostenitore si sarebbe spinto.

All’equazione Fenerbahce, oltre al ritorno del figliol prodigo Bjelica, bisogna aggiungere le variabili autoctone e una scheggia impazzita da Humble, Texas. Se i vari Mahmutoglou, Hazer, Birsen, Akpinar e Biberovic saranno destinate a brevissime comparse, solo se estreme necessità lo richiederanno, la questione Carsen Edwards è ben più centrale. Sino a oggi la taglia fisica ha rappresentato un limite in EL, meno influente in BSL. Le sfuriate offensive, l’ultima nel derby dell’Abdi Ipekci Arena, però, è un campanello d’allarme per tutte le contender di Euroleague.

Il porto di Istanbul, crocevia del traffico marittimo tra Europa e Asia, sta ospitando una nave giallonera dall’equipaggio unito, coeso, vincente. Fenerbahce: una crociera di lusso. Lüks, per i morigerati padroni della Sinan Erdem.