Correva l’anno 2014 e a Milano abbiamo avuto la possibilità di ospitare le Final Four di Euroleague, l’evento con la E maiuscola del basket continentale. Per come tendono le cose potrebbe restare l’ultima edizione italiana per un bel pò di tempo, ma non facciamo i disfattisti e andiamo indietro con la memoria.
E’ stata un’edizione notevole che ha pitturato il capoluogo lombardo di giallo, dove i tifosi del Maccabi, già dal mercoledì, avevano invaso la città. Ovviamente Barcellona, Real Madrid e CSKA sono delle habituè della competizione, ma di certo hanno tifoserie radicalmente diverse e meno totalizzanti di quella del Maccabi e, quando ragioniamo oggi su quanto abbia perso il Maccabi di Brown e Nebo nel non giocare in casa, possiamo tornare con la mente a quel 2014.
Non partivano con i favori del pronostico, eppure quelle sono le situazioni in cui David Blatt ha sempre dato il massimo e ricavato i successi migliori. Dopo la semifinale si era capito quale sarebbe stata la squadra del destino. Ci sono dei momenti nella vita in cui alcune cose devono andare così e non c’è nulla da fare. A 14″ dalla fine il CSKA era avanti di 4 punti (dopo essere stato a +15 nel terzo quarto). Khryapa che si palleggia su un ginocchio, Rice che segna in double pump un canestro da MVP e comunque Clyburn ha una tripla aperta allo scadere per scrivere un finale diverso della storia, eppure il Maccabi vince e va in finale.
Si presenta contro il Real Madrid in un’altra partita non esattamente lineare e per deboli di cuore. L’ambiente era incredibile, traboccava di tifosi israeliani dentro il Forum e per le strade, tant’è che ricordo mio cugino al lavoro che mi chiamò e chiese: “Ma chi sono tutti quei tifosi gialli che intasano Corso Vercelli?” It’s Maccabi Tel Aviv baby.
Una squadra incredibile, anche a tratti improbabile, con la mole (Antonelliana per dimensioni) di Schortsanitis, l’esperienza di David Blu che salì di livello e smentì tanti detrattori, la pulizia e classe di Devin Smith, Joe Ingles e Ricky Hickmann oltre al gioco in un’altra dimensione di Tyrese Rice che fu MVP della competizione e espresse una qualità fuori dal comune. Sfortunatamente per lui, però, non riuscì più a replicare nel prosieguo della carriera. Sembrava proprio l’Euroleague del destino, ma David Blatt ha orchestrato tutto da incredibile sapiente qual è e le emozioni sono state al 100% per tre giorni. Non sappiamo se e quando risuccederà di vederle in Italia, sappiamo che però le Final Four regalano sempre qualcosa d’incredibile: un pò per il formato e un pò perchè si affronta il meglio del basket europeo. E noi siamo pronti a vivere anche queste di Berlino, sperando in emozioni comparabili.