In un’Antalya più simile a un forno a microonde che a una città costiera della Turchia, inizia l’evento più atteso dagli allenatori di tutto il mondo: il 2023 EuroLeague Head Coaches Board Congress a cui Backdoor Podcast ha avuto l’onore di partecipare come unico media italiano. In apertura è previsto infatti un Q&A in cui a rispondere e dialogare con tutti coloro che pongono le domande sono Dimitris Itoudis e Ioannis Sfairopoulos. I temi toccati sono i più variegati, dalla formazione dei giocatori europei al potere d’acquisto dell’NBA, dalla 1-2-2 a tutto campo e quando utilizzare le sue variazioni nel corso della partita a come lavorare sul passaggio di apertura per la transizione dopo il rimbalzo difensivo. Ecco alcuni dei passaggi più interessanti, con un intervento illustre dal pubblico:
DIMITRIS ITOUDIS (coach Fenerbahce e presidente EHCB)
Mi sono trovato diverse volte in questa situazione, a partire dalla partenza di Spanoulis verso Houston. Nell’estate 2006 coach Van Gundy mi ha parlato benissimo delle qualità di Vassilis, ma poi ha pensato di usarlo come tiratore in uscita quando la palla era nelle mani di Yao Ming o Tracy McGrady. Era chiaro che non avrebbe avuto la stessa situazione che aveva al Panathinaikos ma mi ha detto “Coach, voglio vivere il mio sogno”. Chi siamo noi per impedire a un uomo di vivere le proprie ambizioni?
Noto la differenza di considerazione che si ha dall’esterno soprattutto quando alleno Antetokounmpo con la Grecia. Lui vuole essere allenato anche da un coach europeo, che non conosce le dinamiche NBA. Eppure viene al raduno e non vuole essere trattato in maniera diversa rispetto a tutti gli altri che giocano in Europa. Il punto è che, insieme a lui, arrivano 6 persone da Milwaukee che lo seguono 24 ore su 24 e ci chiedono di farlo riposare, di farlo giocare per un numero limitato di minuti. Alla fine è una questione di compromesso: come posso sopportare di poterlo allenare solo per X minuti a partita e non scontentare la sua franchigia?
IOANNIS SFAIROPOULOS (vice presidente EHCB)
È vero che la scorsa EuroLeague è stata la più competitiva ed equilibrata di sempre, ma per me il livello medio è stato più basso. Una competizione più serrata, ma alla fine di qualità più bassa. Il problema è molto più radicato: l’obiettivo primario non deve essere quello di migliorare le leghe e i campionati ma lo sport in generale. I giovani europei giocano meglio rispetto ai loro coetanei americani, me lo riportano diversi scout internazionali di franchigie NBA, nonostante non vincano sempre i tornei perché meno atletici e prelevabili da un bacino d’utenza minore. In Europa, purtroppo, il sistema permette di produrre pallacanestro non a scuola ma nei singoli club.
Quali sono i criteri, in ordine, che considero quando sono interessato ad aggiungere un giocatore al mio roster? Ovvio che prima il giocatore bisogna conoscerlo a livello tecnico, ma su eventuali lacune si può sempre lavorare. Prima considero il comportamento nello spogliatoio, il secondo fattore è la propensione agli infortuni e il terzo è il parere umano dei coach che lo hanno allenato in carriera.