Euroleague, la classe operaia in paradiso: Daniel Hackett

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Hackett
Instagram CSKA Mosca

Ci ritroviamo ancora qui, ancora su Backdoor Podcast, ancora con il nostro appuntamento con “la classe operaia in paradiso”, per l’ultima volta di questo intenso 2019. Prima di annunciare l’ultimo protagonista dell’anno, è doveroso citare il nostro amico David Lighty che ha confermato la tradizione che vuole i nostri operai dominanti in seguito alla loro nomination nei nostri articoli. Difatti, l’americano dell’Asvel ha sfornato una bella prestazione da 20 punti, proprio nella vittoria dei suoi successiva al nostro pezzo su di lui, in una giornata, invece, molto complessa per coloro che lo avevano preceduto. La sedicesima giornata di Euroleague è stata davvero un tripudio per la classe operaia, con molteplici underdogs che si sono fatti valere in giro per l’Europa. Il nostro Chosen One settimanale sarebbe potuto essere chiunque, ma, volendo chiudere l’anno con il botto, ci siamo andati giù pesante, andando a pescare nell’elite della fascia. Una scelta quasi obbligata, che ci porterà a mutare leggermente la routine della rubrica. Perché? Perché il protagonista della settimana è il nostro connazionale Daniel Hackett, un giocatore che non scopriamo di certo noi. Il talento è sicuramente superiore rispetto a quello di altri nomi letti in questo spazio, tuttavia, il suo ruolo di role player al CSKA Mosca e la sua ultima prestazione, con la quale ha affossato Milano, ci obbligano, di fatto, a parlare di lui.

Daniel Hackett

È impossibile restare indifferenti ad uno come Daniel, che vi piaccia o no. Hackett è un personaggio fuori dal comune, se volete anche sopra le righe. Dando un occhio al suo palmares, però, vi accorgerete che ha vinto a Siena (da MVP), ha vinto a Milano, ha vinto all’Oly e sta vincendo al CSKA. I trofei in bacheca lasciano il tempo che trovano, di fronte ad un ragazzo che ha sempre avuto la capacità di prendere una posizione decisa, nonostante questo, probabilmente, abbia inesorabilmente condizionato la sua carriera. Un talento che al college, con i Trojans, registrò anche una tripla doppia, ed è lo stesso giocatore che ha avuto gli attributi per contestare la Federazione, torto o ragione che abbia avuto, piuttosto che nascondersi dietro un dito. Le sue decisioni potranno essere state discutibili e il suo carattere potrà non essere eccelso, però talenti come lui non se ne vedono spesso dalle nostre parti. Non sto qui a raccontarvi la biografia di un professionista che probabilmente conoscete meglio di me, il suo passato senese e milanese, le sue origini pesaresi, le varie esperienze europee, gli infortuni, il suo rapporto con la nazionale e quant’altro. Vi ricordo soltanto quanto disse sul suo conto Federico Buffa (non l’ultimo arrivato) non troppi anni fa, a proposito di un possibile arrivo del nativo di Forlimpopoli in NBA.

Una disamina quanto mai attuale e, al contempo, all’apparenza davvero distante. Effettivamente, è arrivato il momento di smetterla di guardare al passato. Dani ha più volte rinnegato la sua mentalità giovanile, ribadendo volentieri che la sua maturazione è giunta al termine. Sembrerebbe che, in Russia, abbia trovato la sua comfort zone.
Probabilmente, dal suo arrivo a Mosca a questa parte, è diventato più operaio di quanto ci si aspettasse (e ci aspettassimo anche noi ad inizio carriera). In una squadra guidata da De Colo e Rodriguez, prima, e da James e Clyburn, poi, è quasi inevitabile che il tuo ruolo sia nel supporting cast. Questo è ciò che separa il vecchio Hackett dal nuovo, che è diventato un giocatore funzionale nell’Eurolega del ’20. Danny Boy è riuscito a diventare un terminale che sa giocare nelle pieghe della partita, un elemento fondamentale in un roster vincente, come quello dei moscoviti. Come? Sfruttando quello che le difese (o i suoi stessi compagni di squadra) gli lasciano.

Nella gara contro Milano si è reso utile con il tiro dall’arco, ma ricordo, chiaramente, nei playoff dello scorso anno, fondamentali giocate difensive. Un’abilità, quella nella metà campo “meno nobile”, che coach Itoudis gli riconosce di continuo. In VTB League, quest’anno, quando magari il livello di competitività si abbassa, e, di conseguenza, il tasso di intensità di Mike James ne risente in modo direttamente proporzionale, gli ho visto giocare interi match da primary ball handler. Tutto ciò, ad evidenziare una sua, ormai, totale duttilità. Non a caso, è stato una pedina strategica durante la corsa al titolo europeo del CSKA 2018/19, ricevendo, ancora non casualmente, la riconferma per la stagione corrente. Un’annata in cui, il team del patron Andrey Vatutin, è nuovamente super competitivo per il trionfo finale. Per quanto riguarda la prestazione di Hackett di giovedì scorso contro Milano, ritengo che non sia da considerare come un fortunato exploit. È chiaro che, quelli fatti registrare, non sono i numeri abituali del 23 (28 punti, 4 assist e 4 palle recuperate), e che il 6 su 9 da tre punti è la conseguenza di una serata particolarmente on fire. Tuttavia, c’è da sottolineare che le sue scelte sono state quasi sempre impeccabili: è riuscito nel non banale compito di prendersi tutto ciò che la difesa dell’Olimpia ha tolto a James. Forse, colmando, inoltre, le lacune lasciate dall’imprecisione di Kurbanov e compagni. Mi piace pensare che questa voglia di fare bene sia frutto di un dente ancora avvelenato, da parte di Hackett, nei confronti dell’Armani e di quell’addio, ormai arcaico, non troppo pacifico tra le parti.

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