“Ogni maledetto doppio turno” potrebbe essere il leitmotiv di ogni pezzo de la classe operaia in paradiso” che segue l’impegno infrasettimanale raddoppiato di Eurolega. Tanto appassionante per i tifosi, quanto oberante, e al contempo appagante, per giocatori e addetti ai lavori. Ogni qual volta che le partite da giudicare diventano due, per noi si scatena un dubbio esistenziale sulla scelta del più costante. Quegli indiziati, papabili operai, che ci sorprendono nel primo match, puntualmente si smentiscono nel secondo, e viceversa. Alla fine, in qualche modo riusciamo sempre ad arrangiarci, e, soprattutto, al nostro morale ci pensano i protagonisti precedenti della nostra rubrica, che ci fanno onore. Su quattro partite è molto più facile pescare acuti delle nostre vecchie conoscenze: 30 in due per Giffey ed Eriksson nella sfortunata sconfitta in volata del più che rappresentato ALBA in quel di Vitoria, due doppie cifre tonde per Vezenkov, seguito a ruota dal suo equivalente dell’altra sponda di Atene, Mitoglou, il quale ha, allo stesso modo, combinato per 20 punti in due giornate, giocando in quella che, per questa volta, è la parte sbagliata della capitale greca. Tutti questi bei nomi, non sono riusciti, tuttavia, a distrarci dal nostro obiettivo di scelta, che alla fine si è un po’ spostato fuori fuoco. Ci siamo tuffati in Serbia, dove la Stella Rossa, ha, dapprima rischiato di espugnare Istanbul e, poi, ha difeso il fattore Belgrado, fermando un Maccabi che aveva appena arrestato la corsa dell’Efes. Dunque, volendo attingere dalle file dei reds, abbiamo opzionato il più gasato durante la ventisettesima e la ventottesima giornata dei serbi, ovvero Kevin Punter. L’esterno, reduce da una recentissima esperienza nel nostro campionato, è un profilo di alto livello europeo, eppure ha due trascorsi che ci permettono di inserirlo tra queste righe.
Kevin Punter
Queste due motivazioni, come detto, riguardano il suo passato. La prima, in particolare, è legata al suo luogo di nascita, che non trovate se date uno sguardo al suo profilo, ma che vedete in bella vista, ad esempio, se cercate il suo nome e cognome su Wikipedia. The Bronx, New York, il quartiere non devo certo presentarvelo io, un marchio su chiunque venga al mondo in quelle zone. Sta più a me, invece, il legame che può avere sulla sua carriera, started from the bottom, come spesso ci raccontano negli US, e non necessariamente con i riflettori costantemente addosso, caratteristica perfetta per essere ospitato qui. Un’attitudine che si riflette sul suo modo di stare su un parquet, nella fattispecie mi riferisco, chiaramente, al trash talking, che lui stesso ha definito un’arma che “lo aiuta a giocare meglio e a vincere”, in un’intervista ai tempi di Bologna. Proprio all’esperienza bolognese con la Virtus (che risale solamente alla scorsa stagione, sebbene sembri sia passata un’eternità) volevo e dovevo, inevitabilmente, ricollegarmi.
Sì, perché il periodo di Punter, vissuto all’ombra delle due Torri, è parte integrante della seconda causa che ci spinge ad argomentare su di lui. Il prodotto di Tennessee è probabilmente l’uomo di copertina delle ultime due Basketball Champions League. Le ha entrambe portate a casa, nel 2017/18, subentrando a Febbraio per contribuire con successo alla causa dell’AEK Atene, e, l’anno successivo, da MVP con le Vu Nere, diventando un po’ “l’uomo della BCL”. Questa sua affermazione dopo l’approdo nell’Europa che conta, è una delle belle storie che ci piace raccontare. In realtà, l’analisi della stagione di Kevin Punter è una delle più particolari, essendo spezzata in due fasi, determinate dal cambio di canotta che il newyorkese ha effettuato, passando da una formazione biancorossa ad un’altra, dall’Oly alla Stella Rossa. A dire la verità, la sua stagione con la squadra di seconda divisione greca (volevo utilizzare questo epiteto da tempo…) non era iniziata affatto male. Contributi realizzativi importanti nelle prime tre uscite della sua carriera in Euroleague, che sono quello che ogni squadra in cui ha militato gli ha sempre chiesto. Una bocca da fuoco aggiuntiva, capace di mettersi in proprio e segnare canestri in isolamento o costruiti dal palleggio in momenti poco produttivi offensivamente per la squadra.
Un’opzione che si cerca di aggiungere sempre durante la costruzione di un roster, purtroppo, però, per lui e per l’Olympiacos è nata presto un’incompatibilità dalle parti: troppi tiri a bassa percentuale e responsabilità per le quali evidentemente non era ancora pronto. Significativo è un 2/12 da tre punti, molto shvediano, che KP scagliò contro i ferri nel Gameday 3 contro lo Zenit, quando ancora al Pireo non si erano ben adattati alla disputa della sola competizione europea. Alla fine, la pantera ha trovato la sua dimensione in quel di Belgrado e la sua ex squadra è decollata virando su altre opzioni e assetti offensivi. Quello che abbiamo visto dalla diciassettesima in poi, è un altro Kevin Punter, quello che, in queste condizioni, può stare in campo, e bene, in Eurolega. Sempre in doppia cifra, ad eccezione di un match (alla diciannovesima, VS Zalgiris), dal suo approdo alla Crvena Zvezda, per essere più slavi, quattro volte sopra i venti punti, tra cui due career high, fissati a quota 24, contro ALBA e Pana, inoltre, c’è questo game winner qua:
Media punti schizzata alle stelle, parliamo di una variazione che va da i 6 stentati di media in avvio, ai quasi 16 della porzione di campionato che va dalla sua prima con la nuova maglia ad oggi. Aumento, consequenziale, anche delle percentuali, decisamente limate rispetto ai tempi delle sofferenze per i ferri dei canestri attici. Quali sono, quindi, i cambiamenti e le motivazioni che hanno portato a questo deciso miglioramento? Semplicemente, a livello tecnico, come detto, ha trovato un ambiente a lui più congeniale. Era l’elemento che mancava nel sistema di Sakota, un giocatore che fosse un’alternativa, per quanto riguarda lo scoring, a Lorenzo Brown, che allo stesso tempo, si è rivelato complementare all’ex AEK, in quanto lo ha sgravato dai compiti più pesanti di playmaking. Si è riuscita a conciliare la sua convivenza con Billy Baron, che ha, in sostanza, le sue stesse mansioni, con caratteristiche profondamente diverse. Difensivamente qualcosa, soprattutto in trasferta, si può ancora oliare, sebbene il livello sia già buono: la Stella ha il quinto Defensive Rating della lega (109,2 su una media di 113,6), che diventa il secondo tra le mura amiche (106,5 rispetto ad una media di 111), mentre resta quello il piazzamento, con un valore che peggiora, lontano dalla Stark Arena (112,3/media di 116,1).
Un’ultima componente da considerare, forse un effetto dell’aspetto tecnico, è quella mentale. La fiducia di Kevin Punter è sicuramente cresciuta parecchio, nel momento in cui ha ricevuto una seconda opportunità in Eurolega. Non c’è da stupirsi, quindi, guardando le due prestazioni della settimana paassata, perchè questo ragazzo, se in striscia, è davvero pericoloso. 22 punti, 4/6 da tre punti, 2 assist e 2 rubate, senza palle perse, la difesa è quella del Maccabi (prima per il famoso DEF RTG), è l’ultima prova visiva che vi lascio.
Articolo molto interessante, scritto ottimamente, su un giocatore che l’anno scorso ha vinto con la Virtus Bologna la Champions League. Kevin Punter, ora in Eurolega, è giocatore meritevole di rispetto. Indubbiamente la sua caratteristica principale è rappresentata dal tiro dalla lunga distanza. Istintivo. Punter è tiratore micidiale quand’è in stato di esaltazione. Tuttavia, è giocatore che tende ad essere individualista e con evidenti limiti nella tecnica e nello spirito del “passaggio”. Abbastanza spesso si costruisce tiri da solo, anche dopo prolungati palleggi. Pertanto, non sarebbe stato adatto allo stile di pallacanestro della Virtus Segafredo di questa stagione. Caratterizzata da tanti passaggi, veloci, a tratti anche vertiginosi e da tanto gioco senza palla. E’ una Virtus che – al meglio delle energie e della condizione fisica – ha spesso fatto vedere cose bellissime nell’interpretazione equilibrata d’una manovra corale, coinvolgente che esalta l’abilità, il gusto, la rapidità nel passarsi la palla. In particolare il piacere e la magia dell’assist.