ANDATA E RITORNO
A puntare veramente per primo su Edy in ambito professionistico è Aito Garcia Reneses, attuale allenatore dell’Alba Berlino. Il coach madrileno, alla guida del club canario nel 2014-2015, impernia le rotazioni difensive attorno alla presenza del centro capoverdiano, esaltandone le grandissime capacità di stoppatore e rimbalzista e nascondendo le evidenti sofferenze di mobilità. I risultati sono evidentissimi: i quarti di finale in Spagna non è risultato roboante quanto invece la finale raggiunta in Eurocup, dove i gialli si arrendono solo di fronte al Khimki di Augustine. Edy è eletto nel primo quintetto della competizione, quarto miglior rimbalzista dell’intera manifestazione. Il goffo ragazzone da Capo Verde si fa sempre più notare. Anche in America.
Ci ha già provato nel 2014, senza troppa fortuna. Anche i due anni a far la spola tra NBA e D League si possono dire tutto tranne che baciati dalla Dea Bendata. Destino vuole che Edy, tra i più forti, grandi e grossi, non ci possa stare. Scelto dagli Atlanta Hawks con la quarantatreesima scelta al secondo giro, nell’infinito del mare NBA il naufragar non gli è dolce. Austin Spurs, Canton Charge, Bankersfield Jam, Raptors 905. Un nuovo contratto coi Cavs di Lebron e Kyrie sembrano riportarlo sulla rotta protetta da venti impetuosi ma, dopo un esordio notevole, un infortunio alla mano destra lo tiene lontano dal parquet per il resto della stagione. Caso, sfortuna, fatalità. Metteteci quello che volete. Il matrimonio tra Edy e l’NBA non s’ha da fare. E, a giudicare dalla situazione attuale, non s’avrà mai da fare.
Due anni di oblio americano non hanno distolto completamente Tavares dai radar dei maggiori club europei. Il ricordo dell’intimidatore d’area in maglia Herbalife è ancora estremamente vivido. Soprattutto nella mente di un allenatore che, dopo la scottante Final Four di Istanbul, è intenzionato a riportare la propria squadra ai vertici d’Europa. Tutto è apparecchiato: Pablo Laso chiama, Walter Tavares risponde, il capoverdiano difende il pitturato del Real Madrid. L’urto del ritorno di Tavares in ACB ed Eurolega è spaventoso: l’elenco completo di premi individuali e di squadra ottenuti dal binomio Tavares – Laso negli ultimi quattro anni è sconfinato. Coach Laso, come Aito ai tempi del Gran Canaria, non può prescindere dal suo totem. Tavares, apparso come un pesce fuor d’acqua nelle aree verniciate americane, ritrova un acquario forse più piccolo, sicuramente più accogliente, dove domina incontrastato. Branchia, idolo moresco. Sognatore di una spettacolare fuga da anni, ma visceralmente legato alla cattività di Sydney.