Eurolega: Polonara e il Baskonia spiccano il volo

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Polonara

Ci dev’essere alchimia, ma anche e soprattutto talento e fortuna. Achille Polonara aveva il “vizio” – finchè è rimasto in Italia – di andare vicino a un titolo di campione, che sfuggiva sempre per questo o quel motivo; magari tra Reggio Emilia e Sassari qualche soddisfazione è arrivata (e meritata), ma il viaggio che lo porta al Baskonia sembra essere uno di quelli che lasciano il segno. Lui indica la via, librandosi più e più volte a quelle altezze che lo hanno presto fatto ribattezzare in Polon-air ed ecco che i baschi spiccano il volo, si prendono con merito la lega ACB e si difendono alla grandissima in Eurolega, con le vittorie contro Khimki e Real.

Foto di Alessia Doniselli

IL GIOVANE RAGAZZO ANCONETANO…

Erano ancora i tempi del basket in tv con formati targati Sky, che mandava la A1 con la regolarità del calcio attuale, Teramo era una delle squadre più divertenti ed imprevedibili da vedere, coach Capobianco un istrionico demiurgo capace di mettere insieme atletismo e talento. Quando dalla panchina fece esordire un giovane, alto e smilzo, dal ciuffo cadenzato ma dal coraggio leonino, magari erano in pochi a vedere un futuro radioso. Quel ragazzo era Achille Polonara, che da Ancona aveva deciso di trasferirsi in Abruzzo inseguendo un sogno, che si estrinsecava in una fisicità atletica disarmante ed in una mano che era mortifera o quasi dall’arco.

Il passaggio a Varese, nell’anno migliore della truppa lombarda degli ultimi anni – non a caso terminato col primo posto in regular season – lo consacra a livello nazionale come giocatore di riferimento per il ruolo di ala-pivot, posizione carente nel nostro basket, che sappia coniugare centimetri e dinamismo, prima del passaggio a Reggio Emilia. Da buona tradizione emiliana, si lavora duro e diviene quel giocatore che “picchia” le partite quando serve: lo fa dall’arco con naturalezza, ma lo fa anche con i gomiti nelle sue giravolte in vernice. Diventa un giocatore che merita un palcoscenico europeo, anche perchè quelle gambe esplosive lo portano spesso oltre il ferro.

Sassari è la consacrazione, non arriverà il titolo ma la vittoria europea, forse il suo biglietto da visita per il Baskonia, dove trova una dimensione familiare – cosa necessaria almeno sembra per farlo rendere al meglio – in cui potersi esprimere, ma soprattutto un contesto di una squadra di tradizione vincente e che ha ancora fame di vittorie. Quando l’ambizione, incontra il talento, se c’è quel pizzico di fortuna, ne può nascere una grande storia. Il presente della squadra rossoblu è in divenire, ma il biglietto per il volo giusto è stato già acquistato.

IL PRESENTE: STRENGTH IN NUMBERS

Il filo che separa Polonara ed il Baskonia dal Barcellona è sottilissimo. In Spagna la crisi del Real Madrid, che si è palesata anche in Eurolega, ha lasciato un vuoto che le due blaugrana cercano di riempire, con sacrificio ed abnegazione. La rivoluzione di Jasikevicius è arrivata proprio dopo che Polonara e compagni l’anno passato avevano conquistato la lega ACB in una finale tiratissima, con la vendetta, sempre in una gara con brevissimo scarto, nella supercoppa. Si attendeva il terzo atto ed ecco che il campionato propone la supersfida: è un trionfo. Guidata da Giedraitis, ma soprattutto dall’ispiratissimo azzurro, i padroni di casa asfalatano i catalani 82-71, senza attenuanti. I numeri di Polonara sono pazzeschi, perchè comprendono 16 punti, 8 rimbalzi e 4 assist in una partita in cui da Davies, a Higgins e Kuric hanno provato – senza esito – a limitarlo.

Questi numeri non sono isolati, anzi, 48 h prima aveva fatto meglio contro il Khimki, in una vittoria importante per il Baskonia, che dopo aver liquidato il Real, era incappato nello scivolone contro la Stella Rossa di un superbo Jordan Loyd. Arrivano per Polonara 20 punti, 10 rimbalzi e 4 rubate, che ne fanno l’MVP del turno di Eurolega, anche e soprattutto per la schiacciata a rimorchio da rimbalzo offensivo – specialità della casa – con cui mette il punto esclamativo sulla partita e sulla vittoria.

Un ragazzo che ha fatto tanta strada e che – finalmente – può ben dire di aver superato quella scomoda etichetta di loser talentuoso e destinato ad arrivare solo vicino a tanti traguardi. La sua crescita, la sua bidimensionalità e il livello con cui sta giocando, lo portano ad essere, dopo qualche critica e taglio in nazionale discutibili, uno dei migliori in Europa nel suo ruolo, uno di quelli che – vista l’evoluzione del gioco – potrebbero servire anche dall’altra parte dell’oceano. Già, l’NBA, che ha assaporato in una Summer League di Las Vegas di qualche anno fa, che non ha voluto dargli la fiducia che forse avrebbe meritato, ma che numeri alla mano, ora potrebbe anche ricredersi. Perchè si può dubitare di tante cose, ma non che il prossimo Polon-air non sia già in fase di rullaggio, pronto a decollare.