L’emergenza internazionale Coronavirus ha fermato tutto lo sport mondiale ed anche il mondo del basket a tutte le latitudini. Non ci sono certezze su quando finirà la pandemia e, quindi, su quando si potrà tornare ad una vita normale, anche sportiva. Nel frattempo, c’è chi ha cancellato i propri campionati e chi sta studiando possibili soluzioni per concludere la stagione. Pur senza avere ovviamente la sicurezza di poterle mettere in pratica, visto che tutto dipenderà dal virus e dal suo decorso.
Le ipotesi per la chiusura dell’Eurolega
L’Eurolega ha sospeso la competizione a tempo indeterminato, quando mancavano sei giornate alla fine della stagione regolare, i playoff e le Final Four. Il totale è di 78 partite per riuscire a portare a termine questa annata e proclamare un campione d’Europa. Visto che la pandemia si sta sviluppando in maniera diversa in ogni paese, appare davvero complicato pensare ad una chiusura regolare della stagione, ma a Barcellona stanno studiando varie soluzioni per provare a riuscirci.
Se finirà in tempo l’emergenza, il ritorno sul parquet verrebbe preceduto da un periodo precedente di un mese, con tre giorni per permettere ai giocatori per tornare nelle rispettive squadre, quattordici giorni di quarantena obbligatoria e due settimane di allenamenti.
Lo ha riportato Ed Scott, il braccio destro di Jordi Bertomeu, nel corso di un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais, con le quattro opzioni previste per portare a termine questa travagliata stagione 2019/20:
– Seguire l’attuale calendario, con ogni squadra nel rispettivo palazzo e con lo stesso programma, seppur ovviamente slittato in avanti
– Giocare tutte le partite con un maggior numero di doppi turni
– Giocare tutti gli incontri in almeno due palazzi in una sola città
– Cambiare il format della competizione, per renderlo più rapido
Un’Eurolega in stile Mondiale
La soluzione più particolare sarebbe la terza, cioè giocare le 78 partite rimanenti in un’unica città, sullo stile di un Europeo o Mondiale. Servirebbero almeno due palazzi ed infrastrutture sufficienti per ospitare tutte le squadre e gli staff, per poi giocare partite ad un orario simile alle rassegne continentali ed iridate, cioè in vari orari dal pomeriggio alla sera.
La possibile scelta della città potrebbe cadere su Istanbul, Atene o Mosca, dove appunto ci sarebbero le strutture necessarie. “Così sarebbe più facile controllare tutti i partecipanti anche a livello sanitario, limitando i contatti con terze persone”, ha detto Scott. Per questa opzione, servirebbe iniziare la preparazione entro fine maggio, per chiudere entro metà luglio.