Ha tutto per diventare un Classic della storia dell’Eurolega. Una di quelle partite che, a distanza di anni, potranno essere recuperate e rigustate interamente perché ricaricate sul canale Youtube ufficiale della competizione. CSKA – Efes è stato uno scontro tra colossi coi piedi d’argilla: due superpotenze dai budget infiniti e con roster profondissimi, presentatesi ai nastri di partenza di questa Euroleague coi favori dei pronostici ma che, per mancanza apparente di stimoli o per problemi legati agli infortuni, non hanno saputo mantenere fede alle aspettative. Almeno fino a ieri sera. Perché alla Megasport Arena è andato in scena uno show esaltante, ricco di ribaltamenti e colpi di scena. Protagonisti principali dalle doti recitative magistrali; attori secondari per scene concesse ma non di minore qualità; comparse che ben si adattano all’atmosfera e si insinuano magistralmente nelle pieghe della rappresentazione. A uscire vincitrice dalla contesa è l’Efes Istanbul, al termine di un tempo supplementare. Non è stato sufficiente per ribaltare la differenza canestri dell’andata, ma la vittoria consente agli uomini di Ataman di tornare tra le prime 8, aspettando il recupero delle partite rinviate. Al contrario, i moscoviti conservano saldamente il quinto posto, grazie alle contemporanee sconfitte di Olympiacos e UNICS Kazan. Ma che partita è stata?
Assenti i due coach sulle panchine, l’inizio è totalmente marcato Efes. Le triple di Beaubois e le penetrazioni di Larkin puniscono ogni minima incertezza della difesa del CSKA. La sbandata iniziale, però, viene ricucita dagli uomini in rosso che, guidati da un sontuoso Daniel Hackett, riportano la partita in linea di galleggiamento all’intervallo, prima di firmare un letale parziale di 18-0 in apertura di terzo quarto. Vantaggio massimo: 59-44, tripla di Hackett a 5:32 dalla fine del terzo periodo. Partita finita? Neanche per idea. I turchi, mantenuti in vita sino al momento dai soli Larkin e Beaubois, trovano finalmente linfa anche dai vari Micic, Dunston e soprattutto Moerman, autore di due triple fondamentali a metà quarto quarto. Gli ultimi 6’ dei regolamentari sono l’inno alla tensione e al dramma sportivo: strappi e ricucite, spallate e risalite, coltellate e antidoti. Shved, Micic, Dunston, Hackett, Larkin, Clyburn (nonostante l’errore sulla sirena che avrebbe portato il referto rosa nello spogliatoio del CSKA): tutti firmano la tela con una propria pennellata, innalzando la qualità del capolavoro finale.
I protagonisti del supplementare sono i più inattesi: il redivivo Grigonis e il mestierante Antonov sopperiscono agli errori al tiro di Clyburn e Hackett; i silenti Pleiss e Simon, insieme all’onnipresente Beaubois, firmano l’allungo decisivo. 97-99 il finale. Wow. Un’analisi dei numeri e delle statistiche non è sufficiente a rendere merito alla grandezza e alla bellezza vista sul parquet di Mosca, ma possono aiutare a comprendere aspetti sottovalutati della partita, che magari non balzano immediatamente all’occhio ma fondamentali nelle valutazioni finali. Una macchina da rimbalzi, soprattutto offensivi, come il CSKA mantenuto a 34 totali, col dominante Milutinov limitato a 4 difensivi e 3 offensivi. Lo 0/7 di Shved e il 3/11 di Clyburn oltre l’arco dei 6,75, che hanno frenato l’impeto dei padroni di casa nei momenti clou della partita. Il +13 di +/- di Joel Bolomboy, fattore sia sotto le plance che in difesa sui blocchi avversari.
Il 55,9% di squadra da 3 punti parla di un EFES, ispirato dai tre tenori Micic-Larkin-Beaubois, finalmente efficiente nell’armare i tiratori mettendoli nelle migliori condizioni per colpire: uscite dai blocchi per il campione NBA coi Mavs del 2011, isolamenti e giochi rotti per la più forte coppia di guardie della competizione. Nonostante il 12/21 ai liberi e il -12 di +/- di un impalpabile Eljah Bryant, dunque, l’inaspettato apporto a rimbalzo offensivo di Pleiss (5, 12 totali) e l’efficienza chirurgica di Bryan Dunston (5/5 da 2, 2/2 ai liberi) riportano il record degli uomini di Ataman al 50% dopo 3 sconfitte nelle ultime 5 partite.
Sarebbe ingiusto non dedicare uno spazio ai due MVP della partita. Le due guardie più lontane che potete immaginare, accomunate per una sera dalla stessa infallibilità in ogni scelta presa. Le doti di scorer e di creatore di Shane Larkin sono risapute (record di punti in singola partita di EL l’abbiamo già detto?). alla Megasport, il prodotto di Miami ha mostrato totalmente il repertorio a disposizione in fatto di letture e manipolazione della difesa avversaria. Chiedere a Milutinov e agli altri lunghi del CSKA come sono stati coinvolti in ogni pick and roll possibile, portati a seconda dell’attaccante a muoversi nei momenti e negli spazi dell’azione più scomodi da difendere. Così recita il tabellino finale: 26 punti (4/7 da 2, 5/7 da 3, 3/3 ai liberi), 5 rimbalzi, 9 assist e 3 falli subiti in 29’. Killer totale, in grado di punire in prima persona o delegare il compito al compagno meglio appostato. Come rispondere a una prestazione così dominante con una altrettanto stellare? Un nome e un cognome: Daniel Hackett. La guardia di Forlimpopoli registra un abbagliante 5/7 da 2, 6/10 da 3 e 3/3 dalla linea della carità. 31 punti totali e 32 di PIR, dato più alto del CSKA. Constatare senza alcun dubbio la sempre crescente responsabilità, anche offensiva, di Daniel nel sistema di Itoudis non può che fare piacere. Hackett è il manifesto di una maturazione destinata a concludersi probabilmente al giorno del ritiro, epitome di un giocatore in costante esplorazione di aree inesplorate del proprio gioco che, conquistate e colonizzate, contribuiscono a un migliore ecosistema. Ma siamo sicuri che, in una squadra con Grigonis, Shved, Clyburn e Lundberg (tralasciando per un momento l’assente Toko Shengelia), sia Daniel a dover togliere la castagne dal fuoco? Non tanto perché costretto o forzato a farlo, ma perché il più adatto in quel momento? Dove terminano i suoi smisurati meriti? Dove le storture di un sistema forse troppo complicato da applicare? Tertium non datur.