Neanche il 2023 sembra essere l’anno buono per Kaunas. Se ne parla da anni, della possibilità della capitale lituana di ospitare le Final 4 di Euroleague. Vi sfidiamo a trovare una nazione che si meriterebbe di più l’organizzazione della fase culminante della maggior competizione cestistica europea. Eppure, anche per il 2023, l’occasione pare sfuggire dalle mani lituane. Il GM dello Zalgiris Kaunas, proprietario della Zalgirio Arena, ricondurrebbe le cause al mancato sostegno dell’ente pubblico, stimato in 1 milione di euro circa, alla candidatura della capitale. Le voci degli ultimi giorni, riconfermando Berlino come papabile host per il 2024, si rincorrono e si smentiscono a vicenda. Una città sopra tutte, per certi versi inattesa e controversa: Dubai.
La città del Burj Khalifa, capitale di uno dei sette Emirati Arabi, avrebbe messo sul piatto, secondo Basketnews, 10 milioni per ospitare non una ma più edizioni consecutive delle Final 4. Il tutto a corredo dell’ingresso, in un futuro prossimo, di una squadra con licenza pluriennale per la competizione. L’ingresso prepotente di nuovi investitori ha scatenato polemiche, dibattiti, discussioni. Da che parte stare?
Da un punto di vista meramente economico, non è riscontrabile nemmeno un aspetto negativo della possibilità paventata. L’arrivo di nuovo capitale e liquidità, l’apertura a un florido mercato come quello mediorientale, la creazione di interessi pubblicitari e infrastrutturali sono fattori che il board di Euroleague non possono non considerare. ECA, Bodiroga e Glickman valuterebbero di buonissimo grado l’ammiccamento dell’emirato che, insieme a Londra e Parigi, sarebbero miniere vergini dalle quali trarre tutto il materiale grezzo disponibile. Ma. Perché i ma ci sono.
Former EuroLeague CEO Jordi Bertomeu claims that Dubai is not a new idea from the new executive 👀
He also shared his thoughts about FIBA, must-needed steps for EuroLeague, and a wish to Dejan Bodiroga:https://t.co/skqv3INXyK
— BasketNews (@BasketNews_com) October 26, 2022
Pecunia non olet, è innegabile. Ma sull’integrità e sulle attitudini del regime islamico si è detto molto, anche in relazione agli scandali che stanno animando la vigilia del vicino Qatar 2022. Se economicamente l’affare è indiscutibile, sono le questioni politiche, geopolitiche ed etiche a tenere banco. Quanto sarebbe giusto ospitare le Final 4 e permettere l’ingresso di una squadra NON europea in una competizione europea? Passi il Maccabi Tel Aviv e, volendo essere oltremodo pedanti, anche le squadre della VTB. Israele e Russia, per motivazioni diverse, sono considerate geograficamente e culturalmente al confine tra il Vecchio Continente e l’Asia. Ma gli Emirati Arabi Uniti? No: Dubai, Abu Dhabi e gli altri no.
La corsa alla paternità dell’idea di includere gli sceicchi nel mercato di Euroleague sta trasformandosi man mano in un revisionismo patetico e subdolo, al quale anche Jordi Bertomeu non si è sottratto. Detto che l’assegnazione a Dubai non è ufficiale, già il porsi la questione deve far riflettere. Proposta insostenibile?? Cambiamo il nome della competizione. EurAsiaticLeague suona troppo ampolloso?
Mettiamoci nei panni, almeno per un secondo, di Paulius Motiejunas. Già fare i conti con modelli tutt’altro che virtuosi come quelli di Real e Barcellona non deve essere una passeggiata. Avere lo stesso potere competitivo di polisportive naturalmente ed endemicamente destinate al bilancio in passivo di milioni di euro, per una società alla ricerca dell’esemplarità come lo Zalgiris Kaunas, è una frustrazione costante. Aggiungiamoci che ogni occasione di ospitare la Final 4 nel proprio palazzetto sembra svanire sul più bello e il quadro è presto dipinto. Non che le Final 4 a Kaunas permettano allo Zalgiris di partecipare di diritto come “squadra ospitante”, ma il ritorno d’immagine sarebbe un volano incredibile per tutto l’indotto lituano, Zalgiris compreso.
Dubai. Cosa ci azzecca Dubai con l’Euroleague? Dovrebbero arrivare gli sceneggiatori di Boris a scrivere una scena alla ‘O dimo, per convincere gli scettici e i tradizionalisti, di un colpo di scena altrimenti non registrabile da alcuna macchina da presa.