Lo ha detto proprio ai nostri microfoni Nicola Alberani. Valicando le Alpi e i Pirenei, è tutta un’altra storia. A livello economico e amministrativo, non ci sono paragoni. Nell’attuale sistema cestistico francese, situazioni come un campionato dispari o società professionistiche sull’orlo del fallimento nel bel mezzo della stagione non sono minimamente prese in considerazione. Un humus fertile, creato nel corso del decennio precedente, sta permettendo di cogliere i primi gustosissimi frutti in queste ultime stagioni. Raramente si è vista una fucina generazionale così ricca di talento per il presente e l’immediato futuro. Gli investimenti sono sempre più ingenti e mirati verso il miglioramento di infrastrutture e organizzazioni giovanili. Un esempio del Rinascimento del basket francese? Un simbolo del rinnovato interesse che la palla a spicchi sta suscitando nell’imprenditoria transalpina, in grado di attirare finanziamenti anche oltreoceano? Nel giugno 2019, l’Olympique Lyon, club calcistico sette volte campione di Francia, nell’ordine di “permettere all’LDLC Asvel di passare da una dimensione nazionale ad una internazionale” (testuali parole di Jean Michel Aulas) ha deciso di immettere 3,4 milioni di euro nel capitale societario, acquisendo il 20% delle quote. Garantendo inoltre l’impegno per altri 2,5 milioni entro il 2024. Mica pizza e fichi.
LE RADICI DEL CAMBIAMENTO
Più che passare, il termine più corretto che il presidente dell’OL avrebbe dovuto usare è ritornare. Alle orecchie dei millennials, probabilmente LDLC Asvel è un nome che dice poco, associabile a figure solo delle recentissime stagioni. Si potrebbe pensare a una società priva di storia, di un qualsiasi retroterra credibile. In parte, ma solo in parte, si potrebbe dare loro ragione. Il nome, il logo, i colori sociali sono cambiati, in seguito alla sponsorizzazione decennale siglata con l’azienda tech, nel 2018. La scelta drastica, criticata dai sostenitori storici, è comprensibile se si analizza l’intero operato della nuova dirigenza in carica dal 2014. Il nome del presidente potrebbe ricordarvi qualcosa: Tony Parker. Quel Tony Parker. Il funambolico pluricampione NBA con i San Antonio Spurs, cresciuto cestisticamente a Parigi, ha assaggiato per la prima volta l’atmosfera dell’Astroballe nel 2011, quando vestì l’allora maglia biancoverde durante il lockout della lega americana. Acquistata la quota di maggioranza della società nel 2014, solo nel 2019 Tony ha potuto dedicarsi in prima persona alla gestione dell’Asvel. Una delle prime scelte operate, al tempo una delle più discusse e criticate, è l’esonero di coach Mitrovic in favore del fratello TJ, già transitato dal pino lyonnaise nel 2018 con risultati tutt’altro che esaltanti. L’attuale allenatore, ammesso che l’abbia completamente rimossa, è da quel momento ammantato dall’alone del raccomandato. Non che fino a metà della scorsa campagna di Eurolega abbia fatto chissà cosa per zittire le malelingue, intendiamoci. Prima della serie di sette vittorie consecutive inaugurata al Pireo, che interrompe tra l’altro la striscia positiva dell’Olimpia, l’ombra dell’attuale coach montenegrino del Monaco aleggia ancora alle spalle della panchina occupata dal “fratello del presidente”. Le prospettive di crescita, almeno sul campo, non paiono delle più illuminanti: nessun giovane in rampa di lancio, nessuno scorer particolarmente ispirato, no talenti da esporre insieme all’argenteria di lusso. Poi, però, qualcosa scatta. Difficile da spiegare il perché, ma qualcosa scatta.
Lo stereotipo aderente a ciò che riguarda l’universo francese è lontano anni luce dai valori espressi dai quintetti di TJ Parker. Ariosi, eleganti, equilibrati, delicati? Tutt’altro: rognosi, tignosi, fisici, sporchi. Affrontare i corpaccioni del roster bianconero e scardinare le maglie della loro difesa è compito tra i più ardui, anche per gli attacchi delle big d’Europa. Il record finale recita 13-21, lontano dall’ottavo posto. Perché quando si parla di Asvel e di basket francese bisogna sempre parametrare. Le finanze a disposizione, pur come detto in netto rialzo rispetto al recente passato, sono misere se paragonate ai budget di squadre turche, russe o spagnole. Gli interrogativi che precedono l’avvio della stagione 2021-2022 dell’LDLC sono molteplici. Saranno in grado di replicare il discreto finale di stagione? Li potremo davvero considerare candidati credibili per lottare per una serie playoff? Con la vittoria del Monaco dell’Eurocup, quale sarà la miglior squadra francese della Turkish Airlines Euroleague? Siamo solo a inizio dicembre: emettere sentenze definitive potrebbe essere controproducente. Ma tra modifiche al roster e classifica attuale, non considerare la squadra di TJ per un posto al sole è alquanto rischioso.
RICOSTRUIRE: SU QUALI BASI?
Il monito della dirigenza, esplicitato nella costruzione della squadra, sembra abbastanza chiaro: cercare di essere più spettacolari e frizzanti, anche a costo di rischiare di perdere qualche punto in solidità, per attirare le attenzioni degli osservatori più superficiali. Farsi una migliore pubblicità, insomma. La regia è nelle mani di due realizzatori di prim’ordine, in grado di accendersi e spegnersi come le lucine natalizie. L’incredibile inizio di stagione di Elie Okobo non ha trovato la stessa continuità nelle ultime uscite, parzialmente compensato dalla vena realizzativa di Chris Jones, giunto a Lione dopo un’annata negativa in maglia Maccabi. La panchina vede la presenza di diversi role player, americani o garanti della quota francese, capaci di adeguarsi alle lune dei due sopracitati. Lacombe, Diot, Kahudi, Knight e Howard: trattatori di palla secondari, microwave in uscita dalla panchina, 3&D in grado di garantire minuti solidi a fianco dei principali realizzatori. Capitan David Lighty, connettore tra i nuovi arrivi e il vecchio core, attualmente fuori per infortunio. Il reparto più rivoluzionato rispetto alla passata campagna è, tuttavia, quello chiamato a controllare il pitturato.
Impossibile silenziare il richiamo delle sirene americane ed europee per Guerschon Yabusele. L’ala francese, cavallo di ritorno in Europa dopo l’esperienza ai Boston Celtics, ha innalzato nel finale di stagione scorso il livello di intensità e aggressività difensiva. Considerarlo uno specialista, a questo punto, è però riduttivo. La combinazione di un corpo praticamente impossibile da spostare in difesa, gambe esplosive in entrambe le metà campo e una mano sempre più sfruttata anche lontano dal ferro è merce rara da trovare in un passaporto comunitario. Alla fine, a spuntarla sono le lusinghe del Real Madrid: per ora, non ce la sentiamo di dare torto a Laso e soci. Acquistare qualcuno che ricoprisse il suo ruolo pound per pound è pressoché impossibile: di conseguenza, Parker ha preferito virare su un altro francese reietto dal basket americano. Esperimento riuscito? Sostituire Moustapha Fall, recordman per valutazione in singola partita della passata stagione, volato in direzione Atene, sponda biancorossa, è invece impresa meno improba. Farlo con un altro Fall, però, ha fatto perlomeno sorridere. Da Moustapha a Youssoupha: non siamo a livello dei gemelli Morris, ma lo scambio ha mostrato finora pochissime differenze, sia a livello visivo che per efficacia sul campo. Se negli elementi più appariscenti le modifiche non hanno apportato una svolta radicale, come mai i fratelli TJ si trovano al volante di una macchina delle più appariscenti d’Europa?