Si conclude la prima tornata delle sfide playoff di Eurolega e, come successo ieri, il fattore campo viene mantenuto anche da Efes e Real Madrid, che non senza patire hanno la meglio su Barcelona e Panathinaikos. Si ritornerà in campo con altro spirito, specie per ciò che concerne la serie tra blancos e greens, in cui non sembra esserci un vero padrone.
EFES VITTORIOSO CON LA DURA LEGGE DEL FISICO
Sembrava essere una formalità per l’Efes, con il grande ex Moermann e Micic a tracciare la via di un vantaggio largo, si rivelerà invece una gara agonica che ha lasciato sprazzi di pallacanestro intervallati da lunghi momenti di pura lotta, non sempre nei limiti del regolamento. Finchè ha saputo allargare il campo e sfruttare i piazzati dal mid range, l’Efes ha costruito le proprie fortune, ma omettere di scendere sul parquet nei primi 4 minuti di secondo quarto, dove la squadra turca è apparsa abulica e totalmente estromessa da un contesto di pallacanestro di squadra, è stato un errore che ha permesso al Barcelona di trovare ritmo ed intensità, di ritornare a contatto e di restare aggrappato alla partita. Più che le cifre, in un match del genere, contano gli uomini, e Bryan Dunston si conferma il leader di un gruppo che anche al netto del 75-68 finale, ha avuto bisogno delle piccole cose essenziali, molte delle quali derivanti dal pivot ex Olympiakos. Per il lui il referto dice: un antisportivo per gomitata a Smits nel secondo quarto, una gomitata (involontaria) da Singleton presa nel terzo periodo che probabilmente gli crea problemi al setto nasale, una tripla piedi per terra che spezza le speranze del Barcelona ed infine la stoppata su Heurtel nel finale che vale lo strappo decisivo. Lo score di 11 punti e 5 rimbalzi non dice nulla sull’efficacia e su quanto ha inciso.
La squadra di Pesic, d’altro canto, ha dimostrato il meglio di sè quando ha saputo affidarsi al post alto e al pick and roll con Tomic, che chiuderà con 14 punti e la solita enciclopedica gara in vernice. Mancata invece la continuità nella transizione, dove le forzature, specie nel secondo tempo, sono state la consuetudine e non l’eccezione. Con un Claver poco incisivo e con le percentuali ondivaghe di Heurtel e Pangos, che si sono accesi e spenti con la stessa intensità, ci hanno pensato la solidità di Hanga e la concretezza di Smits a portare mattoni pesanti in casa blaugrana. Singleton ancora con una gara in cui la sua esplosività fisica non ha saputo produrre risultati. Leggendo le statistiche, sembrerebbe che la truppa catalana abbia dominato a rimbalzo offensivo, eppure le carambole decisive, specie nell’ultimo spicchio di partita, sono state tutte abbrancate da parte delle maglie biancoazzurre, blindando una vittoria tutto sommato meritata. L’Efes si prende il vantaggio nella serie, nella serata in cui Simon è poco decisivo e Anderson è un mezzo spettro sul parquet. I 21 punti (con 7/9 dal campo complessivo) di Micic sono una sentenza, i 12 di Moerman (molti all’inizio) e Larkin (nel finale) la consacrazione. Si torna in campo fra 48 ore con la consapevolezza che il Barcelona potrà dire la sua se userà di più il cervello.
IL REAL LA SPUNTA, MA IL PANA VENDE CARA LA PELLE
Finisce con l’esplosione, ma anche col sospiro di sollievo, di tutto il pubblico madrileno. Il Real Madrid campione in carica si aggiudica 75-72 gara 1 in una sfida che ha messo in mostra il meglio ed il peggio dei campioni in carica. La squadra di Laso indubbiamente rende solo se i tanti tiri da tre costruiti vanno a bersaglio, ma alla fine pesa e non poco la scelta difensiva di voler limitare Calathes. Se la mossa di mettergli sulle sue piste Taylor paga i dividendi, la successiva scelta di Campazzo di concedere praterie al play greco è ondivaga: fino a che il tarlo psicologico delle bassissime percentuali attanaglia la star della squadra ateniese, il Real si mantiene avanti e lo fa con autorità. Tale scelta però rischia pesantemente di incidere nel finale di gara, quando Calathes si accende e permette ai suoi di mettere il naso avanti. Laso dovrà inoltre trovare un freno a Deshaun Thomas, tra i migliori dei suoi con 12 punti e tanta sostanza, che ha saputo sempre infilarsi nelle maglie della difesa avversaria.
Con una partenza fatta di 11 punti di Taylor con tre triple ed una schiacciata da poster, a cui segue a ruota la giocata dal parcheggio di un Rudy tanto incerottato quanto decisivo, sembrava che la resistenza dei ragazzi di coach Pitino sarebbe stata debole, anche perchè Calathes palesava limiti al tiro notevoli, come se la difesa su di lui ordita dalle merengues avesse avuto l’effetto di bloccarlo. La forza del Panathinaikos è quella di trovare sempre l’uomo giusto e la provvidenza si rivela essere capitan Vougioukas, che sarà la vera arma tattica dei suoi. Se all’intervallo il distacco è contenuto, anche perchè il buon Langford colpisce in vernice, la ripresa è totalmente differente, con il Real che pesca dalla panchina le giocate di Causeur, Carroll e Randolph, tutti innescati dal solito Campazzo, mentre al Pana basta la vena di Papapetrou per restare incollato al match. Nel quarto periodo, con una difesa encomiabile dei greci, i blancos si fermano al palo, Calathes si accende e sono 6 le lunghezze di vantaggio degli ospiti che credono nel colpaccio. Rudy sentenzia una storia diversa, ancora una volta, regalando il successo ai suoi che viene scolpito nel marmo dal coraggio di Facundo Campazzo che chiude con 8 punti e 6 assist ma soprattutto con una serie incredibile di letture difensive che compensano la scarsa vena al tiro.