Eurolega: Shane Larkin e Mike James, gemelli diversi

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Shane Larkin Mike James

Leggi la statistica e rimani interdetto. Rileggi la statistica e continui a chiederti come si è arrivati a questo punto. Controlli nuovamente, per accertarti di non dover cambiare le lenti degli occhiali o essere costretto a prenotare una visita oculistica, e gli interrogativi persistono. Come siamo arrivati a questo punto? Davvero questi due qui non hanno mai mantenuto quella costanza di rendimento ai livelli di eccellenza, cui ci hanno sempre abituato, per un’intera stagione di Eurolega? Il talento tanto abbagliante ha illuminato anche zone d’ombra e passaggi oscuri, facendoci dimenticare battute d’arresto e cali prestativi? Evidentemente sì. Perché, facendo l’ultima verifica per convincerci definitivamente, lo sbigottimento è lo stesso destato dalla reazione istintiva: Mike James, all’ottava stagione in EL, e Shane Larkin, alla quinta annata, sono stati inseriti nel primo quintetto della Turkish Airlines Euroleague 2021/2022. Per la prima volta in carriera. Wow.

STAIRWAY TO HEAVEN

Due point guard dominanti, dal cui genio hanno attinto squadre e collettivi molto diversi. Sempre accomunati, tuttavia, dalle variabili impazzite dalla provenienza a stelle e strisce. Non si può dire che i due abbiano condiviso lo stesso percorso per affermare la propria stella nel firmamento della pallacanestro europea. Le aspettative degli scout americani su Larkin erano molto più alte: il biennio collegiale a Miami ha attirato le attenzioni dell’NBA, tentata dalle doti innate da realizzatore unite all’esplosività di quadricipiti e polpacci. Scelto con la numero 18 da Dallas, Shane ha fatto la spola tra NBA e G League, alternando apparizioni al piano di sopra (Mavs, Knicks e Nets) a sprazzi celestiali nella lega di sviluppo. L’elettricità trasmessa sul parquet, inversamente proporzionale ai centimetri, ostacolo principale della mancata considerazione nel panorama NBA, andrebbe sprecata: nel 2016 approda al di qua dell’Atlantico. La firma col Vitoria mostra un Larkin talmente squassante da farlo ritornare, purtroppo per lui e per fortuna nostra, in maglia Boston solamente per una stagione. Scontratosi nuovamente con la fisicità americana, Larkin saggiamente opta per tornare nel Vecchio Continente. L’assegno a molti zeri offertogli dall’ambizioso Efes Istanbul fa il resto: al quarto anno sulle rive del Bosforo, sotto la guida di Ergin Ataman, Larkin è una colonna del sistema turco. Nonostante le voci insistenti sulla possibile partenza in estate in direzione Madrid, a giudicare dalle dichiarazioni Shane sembra tutto tranne che demotivato. Tra venerdì e domenica prossima ci sarebbero giusto un paio di sfide in quel di Belgrado. Non saremo noi a doverglielo ricordare.

Dieci anni or sono, in questi giorni Mike James stava scontando una delle delusioni più grandi della propria carriera. Chissà quali tweet al veleno avrebbe pubblicato quando, nonostante un anno da senior a Lamar University da trascinatore vero e All-Southland First Team, le porte del draft NBA gli si sono sbarrate in faccia. Oltre a invitarvi a leggere la lista dei 60 selezionati, per intervallare grida di delusione e frustrazione a momenti di riflessione su quanto la vita corra veloce, occorre precisare che James non ha dovuto attendere molto per intraprendere la carriera professionistica. KK Zagabria, Galil Elyon, Omegna (ebbene sì: esisteva ancora la DNA Silver…), Kolossos Rodou. I gradini della scalata europea sono numerosi, tutti caratterizzati da scariche adrenaliniche ed eccessi caratteriali. Il primo palcoscenico di livello regala un Mike James da “Ma questo da dove salta fuori?”: anche nel suo caso, il Baskonia è trampolino di lancio ideale per le ambizioni mai sopite di un ritorno nel basket USA. Tempo di dominare anche in maglia Panathinaikos e, finalmente, nel 2017 arriva la chiamata tanto attesa. I mesi a Phoenix e New Orleans, però, sono avari di soddisfazioni e minutaggi gratificanti. Soluzione? Il ritorno a O.A.K.A, cos’altro? La storia più recente è assai nota: il biennio milanese, l’annata moscovita, i canestri impossibili della scorsa stagione e i litigi con Itoudis, lo stop causa Covid e l’assaggio dell’atmosfera playoff NBA insieme all’amico Kevin Durant a Brooklyn. Impossibile tornare al CSKA: Mike, troppo orgoglioso e desideroso di togliersi diversi macigni dalle scarpe, rinuncia a diverse migliaia di euro del proprio contratto per approdare nel Principato di Monaco. Arrivato a qualche minuto dalla Final 4 di Belgrado, non si può negare che Mike James abbia vinto l’ennesima scommessa della sua vita. A maggior ragione, avendo imparato a conoscere il personaggio, non saremo noi a doverglielo ricordare.

HIGHWAY TO HELL

185 centimetri Shane Larkin, 182 Mike James. Giocatori divisivi come pochi. Li ami, difendendoli a spada tratta nei momenti in cui la palla non vuole proprio saperne di entrare e mostrano senza veli la testardaggine di anime sommamente frustrate e recalcitranti. Li odi, commentando con “Se ci riprova cento volte, questa tripla da nove metri su una gamba con la mano del difensore in faccia non tocca neanche il ferro” ogni volta che la retina accoglie la parabola arcuata della sfera. Li adori, enfatizzando i possessi nei quali niente potrebbe impedirgli di segnare o servire il compagno più libero sul parquet per la più facile delle realizzazioni. Li critichi, quando l’attacco batte in testa e si rivelano il peggiore gestore di palla e ritmo possibile. Parrebbe essere un costante lancio della monetina. Esporsi al rischio del fallimento più rumoroso e avvicinare le vette più vicine alla definizione di “celestiale” applicata alla palla a spicchi europea. A giudicare dai riconoscimenti individuali ottenuti nel corso degli anni in EL, il gioco è truccato. Il metallo mostra spesso la loro faccia.

Si prova a immaginarli nel momento della comunicazione dell’inserimento nel 2021-22 All-Euroleague First Team. L’esclamazione del 99% dei cestisti sarebbe collocabile nella scala pentatonica tra “Oh, fantastico!” e “Senza i miei compagni non sarebbe stato possibile”. Shane Larkin e James, portavoci dei bastian contrari e dell’eterna opposizione, avranno nel migliore dei casi pensato “Ah ecco, finalmente. Era ora.” Quanto è labile il confine fra la soddisfazione e la costante ricerca di nuovi avversari, stimoli e ostacoli da superare? Quanto l’istinto di rivendicare ogni precedente affermazione delle malelingue, piuttosto che fermarsi un attimo e godere del riconoscimento tangibile di aver coronato l’intero percorso verso l’Olimpo? Da moderni Prometeo, sedere al fianco di Zeus è vissuto come una rivincita personale priva di entusiasmo visibile o al pari di una tappa intermedia, col rischio di peccare di tracotanza e ritrovarsi con le ali bruciate e rimpiangere la hybris manifestata?

GIUSTAMENTE VALUTATI?

Prima che possiate chiedervelo, no. In uno stesso quintetto non ci sono mai stati, a meno di cataclismi non ci staranno mai e, utopicamente, la coesistenza sarebbe un pizzico esplosiva. Nel bene e nel male. Nell’universo parallelo dei riconoscimenti di fine stagione la coppia è invece la più scontata, almeno in linea teorica. Prendi i migliori per ruolo e, istintivamente, pensi a loro. Capaci di creare vantaggi palla in mano in pochissime frazioni di secondo. In grado di attaccare il ferro proteggendosi dal contatto con atleti di altezza e tonnellaggio ben più consistenti come di punire la difesa con conclusioni da metà campo, proibite al resto del mondo ma marchio di fabbrica dei due folletti. Autorizzati a creare per sé stessi e per gli altri. Anarcoinsurrezionalisti nel rigido e dogmatico sistema tattico del basket europeo. A unire il destino ai Larkin e James del 2021/2022, Thomas Walkup e la difesa di Bartzokas. A 10 anni dal miracolo firmato Printezis, l’Olympiakos torna con legittime ambizioni alle Final 4. Dopo aver martoriato e asfissiato James nella fantastica serie conclusasi al Pireo, i biancorossi di Atene saranno chiamati a mostrare ancora una volta la propria solidità contro il mostro a due teste dell’Efes Istanbul. Deputato a lavorare ai fianchi Larkin sarà, nuovamente, la guardia ex Ludwigsburg e Zalgiris. James ha concluso le 5 gare con 37 falli subiti totali. Stesso trattamento riservato a Shane?

In un ecosistema privo di bonus contrattuali legati ai premi individuali di fine anno, i riconoscimenti votati da tifosi o giornalisti lasciano il tempo che trovano. Si potrebbe discutere sulla presenza di Shane Larkin al posto di Vasa Micic. Si potrebbe obiettare sulla presenza di Shavon Shields nel secondo quintetto a scapito, tra gli altri, del compagno Nicolò Melli. Anche queste considerazioni valgono quel che valgono. Ovvero nulla. Se non lasciare impresse nella memoria immagini legate ai giocatori premiati. Shane Larkin, “derubato” del premio di MVP nell’annata interrotta causa Covid, nella quale aveva registrato il record di punti contro il Bayern. Mike James, comandante di una nave monegasca sul cui naufragio molti avrebbero scommesso a inizio stagione e che invece, a metà maggio, si trova a recriminare per non aver staccato l’ultimo biglietto per la Stark Arena. Fortunati a vivere la loro epoca? Di più: privilegiati. Gemelli del canestro, partoriti direttamente dalle più rosee aspettative di James Naismith. A prescindere dagli scenari futuri e dalle critiche passate, è il momento di Shane Larkin e Mike James.

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