Finali di Conference NBA: due stili a confronto

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Per molti è la vera finale: Warriors, favoriti per il titolo, contro Rockets, primi ad Ovest dopo una stagione regolare dominata. Le prime due partite in quel di Houston hanno visto Golden State strappare il fattore campo, con Houston che ha risposto con una eccellente gara 2, che vale il temporaneo pareggio. In attesa degli altri capitoli – primo dei quali nella notte appena trascorsa – vediamo cosa è successo nelle prime due partite.

DUE MARCHI A CONFRONTO

La squadra di Steve Kerr comincia la partita con la Death Lineup, che ha giocato il maggior numero di minuti (17), raccogliendo però un net rating di “soli” 11 punti. Il miglior quintetto, cifre alla mano, è stato quello con Kevon Looney al posto di Iguodala, che ha fatto registrare un differenziale di +67 (!) punti. Looney è entrato piano in partita, venendo messo in mezzo a quasi tutti i pick and roll giocati da Houston, in modo da sfruttare al meglio gli iso di Paul e Harden.
L’ex UCLA però è migliorato via via nel corso della partita, riuscendo a contenere con buona mobilità laterale i tentativi degli esterni dei Rockets:

 

Qui la difesa contro CP3 è perfetta: gli rimane davanti, costringendo l’ex Clippers a scaricare in angolo per Mbah A Moute, che però calpesta la riga di fondo.

Qui un altro esempio, questa volta contro Gordon, che giustamente lo punta sperando di trovare terreno fertile almeno per un fallo subito: niente da fare.
Houston ha seguito il canovaccio a cui ci ha abituato durante la stagione, ovvero una marea di iso giocati da Harden e Paul per mettere in ritmo i compagni sul perimetro (primi in stagione regolare per frequenza di isolamenti giocati, il 14% dei possessi offensivi di squadra).
I Warriors sono stati molto disciplinati nel difendere contro Houston in gara 1, decidendo di affrontare le guardie di D’Antoni in uno-contro-uno rimanendo attaccati agli altri giocatori per togliere loro i tiri da tre.

In questo caso, Durant rimane davanti ad Harden che scarica in angolo per Tucker. Da lì è automatico il tiro dell’ex Phoenix, che però viene stoppato da Green.
In generale, i Rockets hanno tentennato troppo nell’attaccare la difesa di Golden State, insistendo nei palleggi e sperando nella qualità individuale dei suoi (che basta e avanza con tante squadre, ma non con quella di Kerr).

 

Qui Ariza, dopo svariati palleggi di Harden, non si prende un tiro cercando di attaccare Durant, ma invano. Nonostante il blocco porti Curry sull’ex Lakers, i Rockets non riescono a trarre vantaggio dal mismatch e l’attacco finisce in una infrazione di 24 secondi. Piccolo dato: in gara 1, Harden ha palleggiato 550 volte. Durant, Curry e Thompson insieme sono arrivati a 549.
Certo, non aiutano i grossi problemi al tiro avuti dal supporting cast di Houston, con Ariza, Tucker e Gordon che hanno tirato 4-14 complessivamente da oltre l’arco, non una novità nei playoff per quest’ultimo, che sta facendo decisamente fatica a trovare la via del canestro.

La squadra della Baia, invece, ha puntato sul gioco in transizione, da cui sono arrivati 18 punti contro i soli 3 degli avversari (in stagione regolare sono finiti al primo posto per punti a partita in contropiede a oltre 19). In gara 1 sono stati anche aiutati dalla difesa dei Rockets, non esente da colpe, soprattutto quando si trattava di raddoppiare e/o comunicare.

Qui, sul taglio di Green, Paul e Capela aiutano su Draymond senza curarsi della presenza di Thompson sul perimetro: uno dei migliori tiratori del mondo con metri di spazio non può che produrre un canestro.

Discorso simile in questo caso, col pick and roll tra Steph e Nick Young su cui i Rockets intrappolano il primo, dimenticandosi totalmente del secondo (che in gara 1 ha tirato 3-5 da oltre l’arco).
I Warriors hanno giocato coralmente come sempre, mettendo a referto 24 assist, sfruttando anche le disattenzioni difensive degli avversari.  L’unico giocatore esente da tutto ciò è stato Durant, autore di una efficientissima partita da 14-27 per 37 punti. L’ex Thunder ha frequentemente sfruttato dei pin down (blocchi lontano dalla palla) per finire isolato sul lato destro del campo con difensori più bassi (cioè…tutti!), per punirli con tiri da fermo, giro e tiro o portandoli vicino a canestro. È sicuramente stato lui l’MVP di gara 1.

 

UN’ALTRA MUSICA

Se nel primo episodio della serie Houston ha prestato il fianco al gioco di Golden State, senza contare la serata storta al tiro per quasi tutti i componenti della squadra di D’Antoni, in gara 2 si sono visti dei Rockets non necessariamente diversi, ma sicuramente più aggressivi.
Anche in questo caso, gli iso giocati dai padroni di casa sono stati oltre 40 (come in gara 1), ma questa volta sono stati decisamente più produttivi. I Rockets hanno attaccato dal palleggio i Warrior cercando di crearsi mismatch (oltre che tiri liberi, in leggero aumento da gara 1: 27 contro 21).
In particolare c’è stato più movimento senza palla dei giocatori (cosa quasi del tutto assente in gara 1) e più pazienza nel cercare attacchi corali.

Questa è una tripla più da Warriors che da Rockets…
Complici anche i problemi di Golden State a trattare il pallone (15 palle perse, alcune davvero banali), i Rockets hanno spinto in transizione, cercando di trovare tiratori appostati negli angoli o, comunque, tiri aperti. Questa volta, tutta la differenza del mondo l’hanno fatta, in positivo, Ariza, Tucker e Gordon, che si rialzano dopo una pessima gara 1 concludendo con un complessivo 12-18 da oltre l’arco (Tucker è stato letale dagli angoli). Chris Paul ha pensato a mettere in ritmo i compagni nel primo tempo (finito con soli 3 punti e 5 assist), per poi salire in cattedra nel terzo quarto con 11 dei suoi 16 punti totali.

Per gli ospiti, ancora un’altra grande gara per Durant (38 punti con 13-22 al tiro), mentre Curry continua a faticare con il tiro da 3: per lui 2-13 nelle prime due partite.
Steph, da poco rientrato dopo i problemi fisici che lo avevano tormentato nelle settimane precedenti, è molto aggressivo nell’attaccare il difensore di turno (i tre giocatori che lo hanno marcato più frequentemente nella serie sono Gordon, Harden e Ariza) approfittando del poco spazio che gli avversari gli hanno concesso per alzarsi da tre. Ecco anche spiegato perché il duello a lui più favorevole finora è quello contro Capela, che gli ha concesso 3.5 punti in 7.5 possessi di media in uno-contro-uno.
Secondo Jalen Rose, se il due volte MVP continuerà a faticare così tanto da oltre l’arco, i Rockets potrebbero avere la meglio. Vedremo anche se e con quale continuità il supporting cast dei texani salirà di livello come nella vittoriosa gara 2.

 

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