Nell’ultima puntata di Backdoor Call abbiamo analizzato il cammino dei transalpini che ha portato alla finale, ma che soprattutto era partito con presupposti piuttosto cupi viste le prestazioni fornite. Poi dallo sfogo di Evan Fournier qualcosa è cambiato, si è creata una reazione positiva alla bufera ed è arrivata una grande partita con il Canada e una vittoria convincente. Abbiamo provato a entrare nel merito e Marco De Benedetto ha analizzato la situazione così:
È molto interessante perché in generale io penso che a livello di nazionali sia decisivo, come hanno detto ultimamente negli ultimi anni, tante volte per esempio i vari Melli e Datome, il livello di sintonia all’interno del gruppo, ancora più che nei club. È sempre importante, quando fai competizioni con tante stelle o presunte tali assieme, cercare di trovare la famosa alchimia in pochi giorni. Cercare di andare un po’ oltre il proprio ego diventa decisivo.
Mi viene da pensare, senza sapere le loro cose, che le probabilità che questa problematica vomitata fuori anche con rabbia e in modi dubbi da Fournier sia poi diventata strumentale a una reazione. Vediamo quanto durerà, ma una reazione che sicuramente c’è stata e si è ottenuto di averli molto più vivi del Canada. A di là della qualità di gioco, il Canada non è arrivato emotivamente pronto e la Francia lo era. Probabilmente mi viene da pensare che queste polemiche, malumori o umori interni abbiano creato poi una reazione.
Mi colpisce sempre come ci sia, non voglio sottolinearlo per forza, però mi viene sempre da notare come all’interno di situazioni burrascose o presunte tali, che la personalità divisiva è Gobert, perché alla fine quando lui è protagonista o all’opposto, messo in disparte, le sue squadre hanno sempre reazioni e quindi mi viene da pensare che, al di là che sia un grande difensore, un grande rim protector, il modo in cui probabilmente lui vive la partita crea differenza nel gioco e questa cosa ha creato poi differenza nella qualità.