È probabilmente il giocatore sorpresa del campionato. Frank Bartley, attualmente in testa alla classifica marcatori assieme al pesarese Abdur Rakhman, ha fatto vedere finora molti più punti di forza che debolezze.
Trieste con gli americani negli ultimi anni non ha avuto una grandissima tradizione, soprattutto tra gli esterni: o è andata sull’usato sicuro (Wright, Banks) o ha spesso sbagliato. A parte Doyle, tutti gli altri esterni trovati sul mercato Usa hanno reso molto meno del previsto. L’assenza di un general manager e di un uomo mercato che conosca i giocatori si è fatta sentire, con scelte bizzarre e spesso costose.
Negli anni della lunghissima epopea Dalmasson, era il coach mestrino a scegliersi i giocatori, e stava ai vice Praticò (prima) e Legovich (poi) trovare le opzioni più economiche in campionati sconosciuti. Così fu trovato Javonte Green, preso per un pugno di dollari e ora protagonista ai Chicago Bulls.
Così è arrivato anche Frank Bartley: la massiccia guardia di New Orleans arriva dal Ness Ziona, squadra che lotta per non retrocedere in Israele, dopo un anno così così in Germania. Realizzatore dalle percentuali non eccelse, e con più difetti che pregi, almeno sulla carta.
Invece, dopo un inizio stentato coinciso con tre batoste subite dai triestini in altrettante partite in casa, Bartley è esploso.
Merito del lavoro in palestra quotidiano, di giochi in attacco snelliti e di una maggiore aggressività nel cercare l’area.

Fisicamente l’ex Ness Ziona è un toro. 1,90 di altezza per ben più di 100 chili di muscoli, una parte alta del corpo molto sviluppata e un fisico da giocatore di football, da runningback. Veloce e rapido, con la capacità di cambiare direzione e velocità pur non essendo dotato di qualità di ball handling eccellenti.
Il giocatore è migliorato quando ha avuto la palla in mano dall’inizio dei giochi, pur non essendo un playmaker. Le statistiche non mentono: nelle ultime 4 partite tira con il 54% e il 42% da tre, contro il 31% e il 20% delle prime. Merito di una forma fisica migliore ma anche di tiri selezionati meglio, oltre che di una fiducia che gli fa segnare step back che prima faticavano ad arrivare al ferro. Trieste dopo l’inizio shock attacca spesso direttamente con lui dal pick and roll iniziale.