Basket Sofa – Fultz alla ricerca di qualcosa di ‘Magic’ a Orlando

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Può un tiratore designato, arrivato in NBA con credenziali non tanto vidimate, essere ancora una grande promessa, specie se ha saltato molto dei suoi tre anni per un infortunio alla spalla? Può la maledizione di Washington University – che è allenata da quello stesso Brandon Roy a cui facciamo tristemente riferimento – perseguitare una prima scelta al punto da doversi reinventare in un contesto diverso? A queste domande non risponderà certo Basket Sofa, ma l’analisi di Markelle Fultz, fresco di rinnovo con i Magic con cui non ha ancora giocato un singolo minuto. Fa riflettere anche il più semplice appassionato di basket, ma soprattutto chiedere se davvero nel mondo NBA ci sia spazio per dei nomi “raccomandati” anche a discapito di giocatori più pronti, formati e sani. As always, enjoy your read and love this game…

FultzMARKELLE… TUTTO QUELLO CHE DOVEVA ESSERE

Arriva un momento in cui non si possono più fare i giochi da bambini, un istante in cui forse non si è del tutto pronti ma di fronte al quale bisogna farcisi trovare e agire con la giusta determinazione. La stagione collegiale, per non dire i mesi, a Washington, avevano eletto Fultz come un amabile perdente capace di grandi prestazioni individuali come cecchino, a cui – anche per contingenze di squadra – non era seguita quell’esplosione che solo la march madness, per giunta mancata, poteva dare. Quando Philadelphia aveva smosso mari e monti per averla, grazie anche alla complicità di Boston, ne è seguito un incredibile flusso mediatico che sembra aver pesato e non poco sulle spalle del ragazzo. Le prestazioni sul campo sono state sporadiche e neanche troppo convincenti, seppure gli vada riconosciuta una tripla doppia nella garbage season della prima annata Sixers che sembrava essere il suo biglietto da visita.

Poi le tensioni, l’infortunio, vero o presunto che fosse – ma non si capisce perchè mentire – e la rottura con un ambiente in cui non poteva sicuramente emergere. Ecco che poi Philadelphia che voleva Fultz a tutti i costi, preferisce mettere il suo alter ego, ossia Simmons – che tiratore non è mai stato – in cabina di regia, relegando la prima scelta in una panchina che è sinonimo di mancanza di fiducia. Una scelta, quella di cederlo, che è stata fatta a cuor leggero, anche perchè la città dell’amore fraterno si è rinforzata e si è liberata di un’anima in pena, che invece aveva voglia solo di volare e librarsi, ma che di fatto si è chiuso in una gabbia dorata da solo. Sarebbe tutto bello se il ragazzo avesse davvero giocato con Orlando, ma di lui non si hanno notizie mediche da un po’ e nemmeno la dirigenza della squadra della Florida ha fatto sapere qualcosa. Invece siamo a parlare del nulla cosmico…

FULTZ: CERCANDO LA MAGIA A DISNEYLAND

Orlando ha annunciato che punterà su Fultz, assieme a Isaac e Bamba, per i prossimi 3 anni, lasciando correre quel progetto che sembrava iniziato qualche anno fa ma che, per scelte o esigenza contingenti di squadra, non va a raggiungere mai degli obiettivi. Se poi guardiamo che la squadra in blu ha raggiunto i playoff dopo anni di anonimato e ricostruzione, di sicuro questa è una cosa positiva, ma se hai costruito una squadra che punta su DJ Augustin e Michael Carter Williams come point guard, uno come Fultz – visto che il tiratore Fournier non è in discussione – appare davvero un pesce fuor d’acqua. Che a Disneyland sia avvenuta la magia che ha trasformato un brutto anatroccolo e una storia triste nella classica celluloide per bambini dal lieto fine? Chi ama il basket se lo augura, ma gli indizi non sembrano indicare la stessa cosa.

Sul ragazzo, ad oggi, si sa poco. Servirebbe per far fare il salto di qualità a una squadra che è piena di buoni giocatori ma priva di quel fosforo che deriva da una grande point guard. Fultz è una speranza, non un talento, potrebbe essere tutto ed il contrario di tutto, ma a dire il vero la scelta dei Magic è un rischio calcolato. Avere un gruppo solido su cui innestare un potential crack è più facile. Magari a dire il vero non avere pressioni, non avere l’obbligo di accendere il parquet e l’essere uscito dai radar come una delle peggiori prime scelte in assoluto, può aiutare il tiratore a trovare se stesso su un campo sempre troppo grande e con un canestro sempre più piccolo. Fultz ha skill e Orlando lo sa, se sono riusciti a recuperarlo fisicamente e mentalmente, con Isaac e Bonga, il buon Fournier, e Vucevic nel mezzo, Orlando ha una squadra attrezzata per abbarbicarsi a Est anche in posizioni di vertice…