424 giorni dopo l’ultima volta, Danilo Gallinari è tornato a calcare un parquet. Lo ha fatto, come da 15 anni a questa parte, su un parquet NBA, al massimo dei livelli, quelli che abbiamo dato ormai per scontato che gli competano. Alla Gainbridge FieldHouse di Indianapolis non è stato importante tanto il 143-120 con cui i Pacers hanno inaugurato la propria stagione NBA o la prestazione sciagurata degli Wizards, autocondannatisi a un’annata di pallacanestro inefficiente e perdente.
A sorprendere in positivo e a far spuntare il sorriso sulle labbra sono stati i 16 punti di Gallinari. Ancor di più il 6/6 ai liberi in 17′ di gioco, segnale che indica un Gallo ritrovato non solo fisicamente ma anche mentalmente, disposto a non evitare il contatto per paura di gravare su articolazioni e muscoli erosi da una carriera professionistica ormai ventennale. Non era per nulla scontato vedere un Gallinari così coinvolto sin da subito nelle rotazioni di Washington, così pronto per ritagliarsi un ruolo finora ignoto nelle diverse forme di Gallinari che il pubblico statunitense ha imparato a conoscere.
Terminata non senza rammarico e rancori l’esperienza a Boston, dove si è sempre visto in borghese in panchina a causa dell’infortunio al legamento crociato patito nell’amichevole di Brescia nell’estate 2022 con la maglia della Nazionale, Danilo si è per l’ennesima volta reinventato in una struttura di squadra. Giunto a Washington come filler della trade Porzingis, rivedere l’#88 giocare a pallacanestro è a prescindere una gioia per gli occhi, anche se la forza e l’atletismo delle ultime versioni ad Atlanta e OKC sono un lontano ricordo.
Nelle rotazioni di Wes Unseld Jr. Danilo è partito come backup 5, lungo in grado di aprire il campo in attacco e costretto a gestire una protezione del ferro immane per un Gallinari al top della condizione, figurarsi quello attuale. Non sarà un centro dall’impatto notevole in NBA, a maggior ragione se la difesa perimetrale del resto dei quintetti che lo vedranno impiegato sarà simile a quella dell’esordio, ma solo apprezzare il rilascio del nativo di Graffignana basta e avanza. Va bene così. Basta che il Gallo sia tornato a cantare.