Puntata speciale di Game of the Week. Si è giocato tanto sotto le feste, ben tre turni sono andati in scena in appena sette giorni. E allora noi abbiamo deciso di condensare in un unico appuntamento gli appunti più interessanti delle tre gare di cartello che abbiamo selezionato per ogni giornata disputata.
Dinamo Sassari-Virtus Bologna, Reyer Venezia-Virtus Roma e Virtus Bologna-Olimpia Milano. Andiamo ad analizzarle assieme.
IL LAVORO DI SASSARI SU TEODOSIC E SUL PICK & ROLL DELLA VIRTUS
Sassari ha confermato di essere la squadra più in forma della Serie A, reduce da sei vittorie consecutive considerata anche la Champions League, infliggendo una pesante sconfitta alla Virtus Bologna, l’altra squadra che, per il momento, comanda il campionato davanti a una Milano che non riesce a trovare continuità.
Il match del quattordicesimo turno era molto atteso perché metteva di fronte le due più serie rivali dell’Armani nella corsa Scudetto e significava anche il primo vero test di un certo livello per la Segafredo. E’ finita con una vittoria nettissima per la squadra di Gianmarco Pozzecco, che ha messo la freccia subito (10-0 il parziale in apertura) e poi controllato abbastanza agevolmente l’incontro.
Decisiva la difesa dei sardi (la seconda migliore del campionato, dietro proprio a quella bolognese) che ha tenuto le VNere al terzo peggior dato offensivo di tutte le partite fin qui disputate: 102.7 di rating offensivo, per una squadra che, tra campionato e Eurocup, si attesta intorno al 112.
La Dinamo è arrivata preparata, in particolare, a contenere il pick & roll virtussino e Milos Teodosic in particolare. Tra le varie situazioni che i bianconeri utilizzano offensivamente c’è il cosiddetto pick & roll “Spain”, con una guardia che va bloccare il lungo del pick & roll. Gioco che, se eseguito correttamente, può dare ottimi frutti, specie se di fronte a una difesa impreparata. Come quella di Sassari non è stata.
La comunicazione tra Bilan e Vitali dimostra come il Banco avesse preparato a tavolino la difesa su questa situazione. Eseguita, peraltro, da manuale. Potendo muoversi in anticipo Sassari tiene Bilan molto staccato dal blocco sul pick & roll. Spissu, che difende inzialmente Markovic, si ferma sul perimetro, aspettando l’uscita della guardia (in questo caso Cournooh) e sapendo che, nel frattempo, il difensore originario di Cournooh, Vitali, sta scalando su Markovic.
Virtus presa completamente di sorpresa. Cournooh finisce nelle grinfie di Spissu. Markovic ribalta il lato a memoria e Sassari va a schiacciare il 10-0 in contropiede.
Musica diversa con Teodosic in campo. Che, anche senza il pallone in mano, dimostra tutta la sua sapienza cestistica: stessa situazione, lettura diversa, ma ottimale.
L’azione in sè viene interrotta da una violazione di piede della difesa, ma mostra la grande capacità del serbo di leggere il gioco in corso di svolgimento e adeguarsi con una rapidità sorprendente.
La guardia virtussina qua non commette l’errore di Cournooh. Capisce che la difesa ha anticipato la giocata della Segafredo e a sua volta anticipa la difesa stessa cambiando il lato di uscita. Così facendo, Vitali, che lo sta aspettando in punta, è tagliato fuori. Non fosse per l’infrazione di piede, Teodosic avrebbe una ricezione comoda per una tripla aperta.
Sui quaranta minuti, però, ha avuto la meglio Sassari in difesa più spesso di quanto non l’abbia avuta la Virtus in attacco. E questo anche perché coach Pozzecco ha il lusso di poter schierare due giocatori versatili come Pierre e Evans, ruotati entrambi sullo stesso Teodosic.
Nel suo playbook la Virtus ha questa giocata.
Con la difesa preoccupata a difendere sul pick & roll e a non staccarsi da Teodosic, il blocco di quest’ultimo sul bloccante del pick & roll diventa un’arma potentissima, che spesso regala ricezioni pulite sotto il ferro ai lunghi bianconeri.
Cosa che Sassari ha neutralizzato in maniera eccellente, con due aggiustamenti, aiutati anche dalla scelta suicida di Djordjevic di lasciare Hunter fuori dai dodici: Bilan staccatissimo in difesa dal suo uomo e la presenza di Pierre o Evans in difesa su Teodosic.
Bilan staccato di metri dal bloccante ha già tolto parziale efficacia al gioco virtussino. La coppia Pierre/Evans a uomo su Teodosic, poi, ha permesso aiuti sulle penetrazioni del portatore di palla molto più efficaci rispetto a quelli che porterebbe un “normale” difensore di Teodosic. Per “normale” intendendo un giocatore con la fisicità dello stesso serbo. E non due atleti con la presenza fisica del duo sassarese.
LE DIFFICOLTÀ’ DI VENEZIA SFRUTTATE DALLA DIFESA DI ROMA
Il quindicesimo turno, invece, ci ha regalato un quasi upset sorprendente della Virtus Roma, che è andata davvero a un nonnulla dal colpaccio in casa della Reyer Venezia. E, parlando di pick & roll, apriamo un capitolo su di esso anche in questa partita, con le carenze di Venezia in massima esposizione e la difesa romana a lucrare sulle stesse.
La squadra di De Raffaele, infatti, si ritrova ancora oggi con il buco lasciato dall’addio estivo di MarQuez Haynes. Un buco quanto mai evidente nelle situazioni di pick & roll. Se i veneziani hanno lunghi di assoluto livello per bloccare e rollare al ferro, come Watt e Vidmar, lo stesso non si può dire per i portatori di palla. Stone, De Nicolao, Filloy: tutti e tre, pur essendo eccellenti giocatori, hanno delle debolezze che rendono molto limitabile il pick & roll oro granata.
Stone non è tiratore affidabile. Filloy e De Nicolao, pur essendo attaccanti più intraprendenti, mancano di fisicità per puntare il ferro e, per il momento, quando devono alzarsi per il tiro dal palleggio concludono con percentuali bassissime: 37% da due De Nicolao, 38 Filloy. Con Stone che, col 36%, è il peggiore del terzetto.
Così, Roma, e come lei molte altre squadre, ha optato per la strategia più logica: togliere al pick & roll veneziano l’opzione dello scarico al lungo o sul perimetro in maniera quasi totale, sfidando Stone, De Nicolao e Filloy a segnare anche per i propri compagni. Cosa che tre quarti non è quasi mai accaduta.
Jefferson, o Pini quando in campo al posto del centro USA, staccatissimo dai blocchi di Watt e Vidmar. Lasciando il tiro da tre o dalla media distanza al palleggiatore. Usando la stazza per proteggere il pitturato in caso di penetrazioni o per essere pronto a chiudere la distanza in caso di ricezione del rollante. Uscendo a disturbare il tiratore solo quando assolutamente certo che la ricezione del lungo fosse scongiurata.
Sul perimetro “tutti a casa”, per dirlo con una storpiata traduzione dal gergo USA, e nessuno scarico facile consentito fuori dai tre punti. Così, con il trio di playmaker veneziani ad assommare per otto punti e 3/14 al tiro, la Virtus ha davvero assaporato la vittoria.
Venezia è stata salvata da una grande prestazione personale di Austin Daye ma, in parte, anche da Stefano Tonut, che un po’ risolto l’impasse di cui sopra attaccando la difesa romana come, al momento, solo lui può fare tra le guardie veneziane: puntando il ferro.
Con la difesa virtussina un po’ seduta in quella che era ormai diventata una comfort zone, la guardia veneziana ha attaccato a testa bassa scompaginando i piani di Piero Bucchi. Da lì la Reyer ha cominciato a risalire. Finendo per trovare, all’ultimo soffio, una vittoria pesantissima in ottica Final Eight.
LA RINASCITA DI BALDI ROSSI NELLA VIRTUS CHE VELEGGIA
Domenica scorsa, invece, è andato in scena l’attesissimo scontro tra Virtus Bologna e Olimpia Milano. I bolognesi si erano ripresi dalla scoppola in Sardegna dominando il Derby di Natale con la Fortitudo, mentre l’Olimpia arrivava dalla trasferta di Mosca a Santo Stefano.
L’energia in campo è stata inversamente proporzionale alla difficoltà degli impegni appena affrontati, con la Segafredo che è arrivata praticamente sempre prima sui secondi palloni, producendo 15 punti da palla persa, recuperando altrettanti rimbalzi offensivi e, in generale, dando l’impressione di avere più da spendere rispetto a una Armani abbastanza scarica.
Tutti i protagonisti più attesi della squadra di Djordjevic hanno fatto abbondantemente il loro, ma una spinta non secondaria è arrivata anche da un giocatore che, da un mesetto a questa parte, si è ripreso un ruolo importante nelle gerarchie virtussine: Filippo Baldi Rossi.
Che, scontando anche l’inizio scintillante di Giampaolo Ricci, aveva faticato non poco in avvio di stagione. Ma ultimamente sembra stare tornando ad essere quello dei tempi migliori. Peraltro, di converso, andando a sopperire a un netto momento di calo dello stesso Ricci, che dopo aver iniziato con quasi dieci punti di media e il 53% da tre punti, nelle ultime dieci gare è sceso a 5 punti col 32% dal campo e neanche un tiro libero tentato.
Baldi Rossi si è fatto trovare pronto nel momento in cui il suo allenatore ha cercato un’alternativa per dare fiato all’ex Cremona. Nelle ultime sei partite i suoi minuti sono passati da 12 a quasi 18 per incontro, in cui produce oltre sei punti e oltre cinque rimbalzi di media, con 7/14 da tre punti e il 52% complessivo dal campo. L’intensità con cui sta in campo è aumentata esponenzialmente e anche contro Milano non è mancata.
Per esempio, questi sono stati i primi tre possessi offensivi giocati, coincisi con due rimbalzi d’attacco e uno non diventato tale solo per un fallo, speso comunque per un eccesso di grinta.
Come detto, poi, anche le percentuali dal campo stanno tornando ad alzarsi per lui. E anche domenica ha mostrato il momento di buona vena offensiva.
Sei punti, sette rimbalzi, un assist il suo score. Un +2 di plus/minus che forse non dice tanto, ma è di grande valore per una Virtus che cerca disperatamente contributo dalla panchina, affinché il rendimento di squadra non scenda quando i titolari riposano.
Lo stesso non è stato per Milano. Che, tra i vari motivi della sconfitta, ha dovuto fare i conti, la contrario, col momento di involuzione di Riccardo Moraschini e Amedeo Della Valle. Entrambi, dopo un buon avvio di stagione, stanno attraversando una fase di involuzione che ha vissuto un nuovo capitolo sul parquet bolognese.
Tre punti e 0/8 dal campo complessivo per il duo di coach Messina. Un vuoto che ha fatto doppiamente male a una Milano che deve, nuovamente, sopperire all’assenza di Nemanja Nedovic e che, nello specifico, ha avuto una giornata no anche dal proprio cecchino Michael Roll.
Per le sorti dei biancorossi serve come il pane che i due si facciano trovare più pronti a contribuire in gare di questo tipo. Per evitare, come successo contro la Segafredo, che troppo del peso offensivo vada a ricadere sulle spalle dei soliti noti.
Bene, dopo questa puntatona speciale non ci resta che salutarvi, non prima però di avervi ringraziato per averci seguito fin qua. Vi auguriamo un ottimo inizio di anno nuovo e restate con noi, perché ci ritroverete anche nel 2020. Sempre qui, con Game of the Week.