Ancora una prova di forza della Virtus Bologna, corsara al Taliercio nell’anticipo di sabato sera, per la ventesima giornata di campionato. Superata con autorità una Reyer Venezia che continua a mostrare due facce, tra Italia e Europa.
Come al solito, andiamo a vedere nel dettaglio alcuni spunti che ci ha fornito l’incontro.
LA FATICA DELLA REYER CONTRO LE MIGLIORI DEL CAMPIONATO
Venezia è inciampata nuovamente, dando l’impressione, ancora, di non riuscire a trovare una continuità di rendimento in campionato.
Gli uomini di De Raffaele sembrano avere tutto, dai nomi alla profondità di roster, ma alla prova dei fatti finiscono spesso per avere una marcia in meno quando incontrano le principali pretendenti al titolo.
Certo, l’assenza di Stefano Tonut, che veniva, tra l’altro, da un’ottima partita in Eurocup, non era secondaria. Il suo rientro, assieme all’inserimento lungamente atteso di Andrew Goudelock, dovrebbe risolvere un po’ di problemi, dotando in un sol colpo i Campioni d’Italia dei due, teorici, maggiori pericoli uno contro uno palla in mano.
Sabato la Reyer, tra le varie cose, ha confermato la tendenza a faticare oltre modo contro quelle che, classifica alla mano, sono le migliori squadre del nostro campionato. Particolarmente dal punto di vista offensivo.
La tabella è oltremodo chiara: finché la competizione si mantiene su livelli medio-bassi Venezia rende molto bene, al netto di qualche scivolone di troppo. Ma quando le avversarie salgono di valore i veneti vanno in grande difficoltà.
Tolta l’ottima serata di Michael Bramos, nessuno dei giocatori di Venezia è stato un pericolo offensivo costante. Al di fuori del proprio numero sei, Venezia ha tirato con 18/40 dal campo, pagando la sconfitta sotto le plance della coppia Watt-Vidmar anche in termini di viaggi in lunetta, il singolo dato che maggiormente ha influenzato la gara: 12 tiri liberi tentati dalla Reyer, 26 dalla Segafredo.
Una conseguenza proprio di quella mancata pericolosità sugli esterni data dall’assenza di un penetratore come Tonut e di un attaccante come Goudelock, che nei piani dovrà portare un po’ dell’imprevedibilità che la passata stagione garantiva MarQuez Haynes.
Un’assenza di pericolosità che si è sommata, come detto, alla serata no di Mitchell Watt e Gasper Vidmar. Vittime loro, come i compagni, di una gara difensiva di Bologna per larghi tratti di altissimo livello.
CAMBI SISTEMATICI E TIMING: LA VIRTUS VINCE CON LA DIFESA
La miglior indicazione, tra i tanti messaggi positivi che la gara ha mandato a Djordjevic e il suo staff, è stata che la Segafredo ha vinto sul campo della Reyer imponendo quella che di solito è l’arma con cui la Reyer stessa indirizza le proprie partite, specie quelle casalinghe: la difesa. Confermatasi, con distacco, la migliore del campionato per rating difensivo: 100.5, per Hack-a-stat, con Milano seconda staccata di oltre quattro punti.
I bianconeri si sono presentati con un piano partita preciso. Determinati ad eseguirlo.
Cambi sistematici sul perimetro. Grande attenzione una volta che la palla è andata in post. Con non solo i marcatori diretti, ma anche gli altri quattro giocatori pronti a disturbare il lungo avversario nel palleggio e nella preparazione del tiro. Per limitare al massimo una delle opzioni principali del gioco oro-granata.
Così facendo la Virtus ha quasi sempre avuto un uomo davanti all’esterno in possesso di palla sul perimetro, concedendo pochi tiri aperti e ancor meno penetrazioni comode. E limitando al massimo le conclusioni facili a Watt e compagnia nei pressi del ferro.
Il livello di attenzione si è visto tanto anche nelle situazioni di difficoltà, dove c’era da riparare in corsa a un errore di posizionamento sulle rotazioni.
Una rotazione a centro area da lato debole di Ricci, per aiutare Hunter sul roll del proprio uomo. Il lavoro in coppia di Teodosic e Weems, per lasciare a Venezia la soluzione meno pericolosa da una situazione di vantaggio. La lettura dello stesso Teodosic che, peraltro, potendo muoversi lontano dalla palla, sfruttando la sua capacità di leggere il gioco, è apparso difensore molto meno peggiore di quanto non sia uno contro uno.
Altre situazioni nel video seguente.
Da notare l’attività della Virtus, la voglia di non tirarsi indietro da un singolo contatto, la capacità di gestire i cambi difensivi, anche accettando uno contro uno sulla carta sfavorevoli. Come nell’ultimo spezzone dove Ricci rimane isolato sul perimetro contro Austin Daye, facendo però un ottimo lavoro di contenimento.
In questo senso, un po’ come capitò anche all’andata, ottima partita per Vince Hunter. Che non solo ha fatto il suo solito lavoro in attacco (17 punti e 5 rimbalzi in 16′), ma ha dato alla difesa virtussina un jolly speso con uguale utilità sia contro i centri avversari che per limitare il talento dello stesso Daye. Sfruttando le sue gambe rapide e facendo sentire i muscoli, cosa che tende a far andare l’ex Gonzaga University fuori dalla sua comfort zone.
La Segafredo, così, ha lentamente spento l’attacco reyerino e nel momento in cui ha trovato la fiammata giusta ha messo tra sè e gli avversari un distacco praticamente incolmabile.
Conquistando un altro scalpo prestigioso e mettendo le basi per la prima mini fuga in classifica, vista la contemporanea sconfitta di Sassari con Trento.