40′ per determinare la bontà e la soddisfazione di un percorso intrapreso la prima settimana di ottobre. Il bello e il brutto del formato di EuroLeague è anche questo: la finale secca è fascino, crudeltà e tensione. Olympiacos–Real Madrid non ha fatto eccezione: la Žalgirio Arena di Kaunas ha eletto la vincitrice dell’edizione 2023 dopo un confronto vibrante. Oltre le emozioni e i numeri, tuttavia, è necessario andare per capire come e perché chi ha vinto ha vinto e chi ha perso ha perso. GamePlan è la rubrica creata appositamente per questo. Buona lettura!
BATTEZZARE E RINASCERE
I precedenti stagionali vedono un 2-0 in favore dei greci. Se si vuol individuare un filo rosso che accomuni le due sfide sono stati gli assist e le % da 2 punti, in entrambe le sfide a favore dei blancos i primi e dei biancorossi le seconde. A maggior ragione dopo il 13/13 maturato nel secondo tempo della semifinale col Monaco uno degli interrogativi principali era come i quintetti si sarebbero adattati ai punti di forza in vernice degli avversari. L’inizio dell’Oly parla chiaro: cercare di mettersi in ritmo da fuori per garantirsi più libertà nel midrange e aumentare il vantaggio creato. Canaan ci riesce sin da subito, Vezenkov no. Ma Sasha è pur sempre l’MVP, forse il più intelligente in relazione al talento fisico e tecnico a disposizione: dopo due triple sbagliate inizia ad attaccare i morbidi close out del canterano Ndiaye e riaprire sul lato debole. Prima Canaan e poi Papanikolaou capitalizzano, garantendo fiducia anche per i successivi tentativi del bulgaro. Nel solo primo quarto sono 5 le triple dei greci su 13 tentativi, favoriti anche dalla zona del Real.
ZONA COSTI QUEL CHE COSTI
La squadra di Mateo è passata a una zona 2-3 dopo il secondo errore di Vezenkov, proponendo anche una ICE quando in campo era Sloukas a gestire il possesso. Né battezzare gli esterni dell’Oly né forzare l’11 biancorosso sul lato sinistro evitando lo skip pass su lato debole hanno interrotto il flusso dei greci: creare superiorità sul lato per trovare il tagliante sul tiro libero e riaprire da quel punto del campo è stato un gioco da ragazzi per gli uomini di Bartzokas. A condannare l’Olympiacos a una gara più tirata del meritato sono le % dall’arco. Nella partita make or miss per antonomasia del basket europeo non è la bontà del tiro costruito a contare ma solo l’eventuale nome urlato dallo speaker dopo la rimessa da fondo. Al Real Madrid va riconosciuto, onestamente, di essere coerente ed estremamente fiducioso nel proprio piano partita: scommettere sulle triple aperte create in angolo o lato debole e scommetteremo.
QUANTI PICK&ROLL DIVERSI ESISTONO?
Quando si parla del Real Madrid si scade colpevolmente nel mistico e nell’incontrollabile quando, invece, spesso gli aggiustamenti e le qualità dei giocatori sono davvero di altissimo livello. Prendiamo la gestione dei pick&roll madrileni: quando è Nigel Williams Goss a gestirol, marcato da Canaan e con Fall che droppa, l’americano è bravo a eseguire lo snake e tenere dietro il #3 biancorosso sfruttando il vantaggio di taglia; appena la difesa dell’Olympiacos cambia accoppiamenti e affida la difesa sul pick&roll a Walkup eliminando il vantaggio, Mateo ordina che sia Dzanan Musa a ricevere blocchi con palla in mano; comprendendo che la drop aggressiva su Musa crea solamente problemi alla circolazione dei blancos, il Real provvede spostando il bosniaco su lato debole e affidando la palla nelle sapienti mani del Chacho. Non è un caso che sia in concomitanza con l’ingresso dell’ex Olimpia il primo ribaltamento della partita dei quintetti di Mateo: sino al momento gli handler non erano mai stati in grado di far uscire la palla da quella zona, permettendo all’Olympiacos di flottare con ancora maggiore aggressività su Tavares.
SENZA TAVARES SI LOTTA CON TUTTI
Paradossalmente è nei minuti di panchina del DPOY che la partita assume i tratti più interessanti: senza il capoverdiano l’Olympiacos opta per cambiare su ogni blocco grazie a Bolomboy, lungo molto più mobile lateralmente di Fall e Black (il primo in panchina dopo poco più di 5′ a causa del secondo fallo). Il vantaggio non capitalizzato con gli arresto-e-tiro o con le triple sugli scarichi viene tuttavia compensato dai rimbalzi offensivi: Randolph non è un’ancora difensiva e un rim protector come Tavares ma è ugualmente temibile nella metà campo d’attacco. All’intervallo sono 9 i rimbalzi offensivi per il Real, 13 a fine partita.
I FATTORI CHE NON TI ASPETTI
Se ci domandassimo chi siano gli esterni più importanti della partita dell’Olympiacos ci verrebbe normalmente da rispondere Walkup e Sloukas. La finale di EuroLeague, tuttavia, di normale ha ben poco, per cui le variabili impazzite Canaan e McKissic si rivelano decisive. Il primo, nel giorno del compleanno, con la faccia tosta e il talento per realizzare dall’arco conclusioni non necessariamente in ritmo. Il secondo convincendo tutti i compagni che Tavares è un essere umano con leve lunghissime ma pur sempre un essere umano: non si spiegherebbe altrimenti il 9/9 nel pitturato mantenuto dai greci nei primi tre quarti. La zona 2-3 ha un punto del campo scoperto, quello che negli USA è designato col termine nail: con tutto il bene che si può volere a Zach LeDay, un conto è attaccare la difesa del Real con l’ex Olimpia Milano, un altro è farlo con l’MVP di EuroLeague in carica. Il tiro libero è croce e delizia dell’Olympiacos: nei precedenti stagionali aveva tirato complessivamente 20/29 dalla lunetta, a Kaunas 10/15. In entrambi i casi sotto la media stagionale. In una partita persa di 1, purtroppo per i greci, anche solo un paio di questi avrebbe fatto la differenza.
CHILOMETRAGGIO NON SIGNIFICA USURA
Le triple pesantissime di Causeur per tenere a contatto gli spagnoli, la classe imperitura del Chacho nella gestione del pick&roll e il lavoro di fino sulla drop di Fall, il tuffo sulla linea di fondo a salvare il possesso di Sloukas: il quarto quarto è terra di esperienza e leadership, se non fosse per una prestazione da MVP dell’MVP. Sasha Vezenkov è totale in attacco: lato debole martoriato con e senza palla, un paio di canestri oltre l’arco da far saltare sulla sedia, la creazione di ulteriore vantaggio una volta ricevuto lo scarico sul perimetro. Il bulgaro è fondamentale per rendere fertile la terra di mezzo della difesa del Madrid: la 2-3 in realtà finisce 3-2, dove gli angoli scoperti rimangono lì da riempire con costrutto.
IL CONCRETO E L’ASTRATTO
Con Sloukas, contro la zona, l’Olympiacos si adegua proponendo un pick and roll di contenimento per ritardare il marcatore della prima linea nello spingere dentro. Non potrebbe essere altrimenti, data la non eccelsa difesa perimetrale individuale degli esterni del Real. Che poi Fall sbagli il primo tiro dal pitturato della partita all’ultimo tentativo e Sergio Llull decida di cancellare tutti i paragrafi precedenti, realizzando i primi punti di una partita sino al momento anonima e facendo tornare tutto al discorso della mistica che GamePlan vorrebbe mettere in secondo piano è un altro discorso. Quando si parla di questo Real Madrid, tuttavia, dovremmo aver capito che “altro” non può essere. Ci arrendiamo.