GamePlan Real-Partizan (G5): la noche del Chacho

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Per un Punter che ritorna c’è un Deck che ha terminato anzitempo la stagione per un infortunio al collaterale. Per un Poirier in dubbio sino all’ultimo c’è la certezza dell’assenza di Avramovic. Gara 5 della serie con più drama degli Euroleague Playoffs è la catarsi firmata Real Madrid-Partizan Belgrado: la zona di Chus Mateo e gli infiniti tentacoli di Tavares ha imbrigliato l’attacco di Željko Obradović, privo dei vantaggi creati dall’ex Olimpia e intestarditosi nel mancato sfruttamento dei mismatch creati da Zach LeDay. Protagonisti inattesi? Ulteriori aggiustamenti? Prestazioni memorabili? Tutto questo e molto altro in GamePlan!

Ndiaye a sorpresa

La sorpresa più grande è l’inserimento nelle rotazioni di Ndiaye. Il giovane della cantera madrilena è impiegato sostanzialmente con compiti difensivi, talvolta su LeDay e altre volte sui lunghi belgradesi. Non incide particolarmente nella partita, ad eccezione di qualche rimbalzo offensivo contestato e l’uscita per falli a inizio quarto quarto. La sua presenza contemporanea sul parquet con un altro non tiratore come Hanga permette alla difesa di Obradović di collassare con tre uomini sulle ricezioni profonde di Tavares, garantendo alcune palle recuperate e contropiedi insperati.

Fattore Smailagic

Smailagic continua a essere un fattore positivo in attacco nella serie. L’utilizzo del pop e l’attacco del close out di Tavares è fatto con la ormai consueta maestria. Stavolta, però, il serbo ex Warriors non è altrettanto capace di gestirsi in difesa: che non fosse un mostro di mobilità laterale non lo sapevamo solo noi ma anche lo staff del Real, ma in gara 5 Alen ha commesso un paio di errori di posizionamento e di direzionamento dei piedi che l’hanno portato ad accumulare falli e ad autoescludersi dalla contesa con troppo anticipo.

Gestione dei falli

La gestione dei falli è stata ago della bilancia fondamentale della sfida: vedere come Tavares e Lessort hanno fatto i conti con la spada di Damocle del quinto fallo nella gestione della drop sui pick and roll avversari, portati sempre più lontani dalla linea da 3 proprio per cavalcare l’eventuale timore di una mano troppo avventata o un tentativo di stoppata maldestro ha fatto la differenza. Si fosse visto Edy difendere si poteva pensare che avesse anche solo 1 fallo a carico, tanto non vi era differenza. Lessort, d’altro canto, non ha mai dato l’impressione di essere a suo agio nei cambi o negli aiuti sui blocchi portati sull’uomo di Rodriguez.

Capace di intendere, incapace di volere

La prova difensiva del Partizan non è stata disastrosa, in relazione soprattutto al personale. Qualsiasi fosse la scelta, questa era quella ideale per la specifica situazione, fosse un cambio su tutti i blocchi, l’aiuto del lungo sulle penetrazioni o una drop più o meno profonda. Forse solo le situazioni di hedge del lungo hanno trovato da parte dell’uomo del lato debole (nella maggior parte dei casi Nunnally) un leggero ritardo nella rotazione. Come giustificare allora 98 punti subiti? Semplice: l’intenzione può essere la migliore, ma se non si esegue con altrettante risolutezza ciò in cui si crede fermamente la realizzazione è povera.

Talento Real alla ribalta

A metà terzo quarto il Partizan comandava di 16 punti tirando col 60% da 3. Eppure a Kaunas ci va il Real Madrid. Come? Un Chacho letteralmente in missione, posseduto dal se stesso di 10 anni fa e maestro nel leggere l’angolo delle difese del Partizan per punire le scelte sul pick and roll, sia con triple dal palleggio che con penetrazioni sincopate. Un Sergio Llull a 0 punti sino a 4 minuti dalla fine ma autore dell’8-0 con cui il Real trova il primo vantaggio della partita sull’86-83 con un paio di madarine indifendibili. Un paio di triple di puro talento di Hezonja. La deterrenza al ferro esercitata dal totemico Tavares. La verità è che, più che qualcosa di tangibile, così come al Bernabeu anche al Wizink Center gli ospiti soffrono di miedo escenico.

Due facce della stessa medaglia: Punter e LeDay

Onore ai vinti, a Kevin Punter in particolare. La sequela di pull up jumper da 3 è da insegnare alle giovanili per meccanica, eleganza e precisione. Non è bastato perché, paradossalmente, al suo rientro il Partizan si è affidato esclusivamente a lui rinunciando ad alcune delle certezze accumulate nelle due sconfitte alla Stark Arena. La zona del Real, fosse 2-3 o 1-3-1, si è rivelata la kryptonite di Zach LeDay, indeciso nello sfruttare i propri polpastrelli morbidissimi dalla lunetta o dal mezzo angolo. Non avremo la controprova di una serie priva del finale di gara 2, ma il rammarico del Partizan alimenterà il sentimento di riscatto estivo di Željko Obradović.