Dopo lo scivolone di gara 3, l’Olimpia Milano torna al successo e chiude la serie con la VL Pesaro per 3-1. Partita dal ritmo alto, dove gli attacchi hanno prevalso sulle difese e che alla fine ha visto la vittoria della squadra più forte per 80-94.

Shields

Gara 4 ha visto il ritorno di Shields al suo livello. Il giocatore danese doveva riscattare una brutta prova nella partita precedente e approccia la partita con tutto altro piglio.

Aggressivo fin dalle prime azioni, diventa un rebus irrisolvibile per la difesa che non ha modo di contenere il suo primo passo, oltre che di non riuscire a limitarlo al tiro. 25 punti in 30 minuti, 34 di valutazione e un vantaggio fin troppo accentuato per ogni esterno della VL Pesaro.

Il tempismo è tutto

Uno dei grossi problemi dell’attacco milanese in gara 3 è stata la tempistica con cui attaccava la difesa della VL Pesaro. Repesa ormai votato all’aggredire la palla per provare a sporcare i possessi dell’attacco milanese, ripropone le scelte difensive di gara 2 e gara 3.

La differenza è nell’anticipare lo show aggressivo sulla palla nelle situazioni di pick and roll, facendo uscire il passaggio mezzo secondo prima sul terzo e quarto uomo sulle sponde. Prima le percentuali, dopo il gioco interno di Melli, hanno costretto la difesa a dover coprire troppe scelte.

 

Nonostante tutto una buona Pesaro

Lo scarto finale e l’andamento della partita potrebbero far pensare a una Pesaro totalmente avulsa dalla partita, ma la gara ha detto ben altro: una squadra che ha messo in campo la sua pallacenstro e ha provato a competere senza snaturarsi troppo. Se al Forum è parsa troppo rinunciataria, alla Vitifrigo Arena ha messo in campo la sua migliore versione.

La partita è stata molto sullo stile di Pesaro. Alto ritmo e alto numero di possessi. Le ottime percentuali dal campo lo dimostrano ma contro un avversario di ben altra caratura la differenza di talento è stata evidente. Classico caso di sconfitta non dovuti ai propri demeriti, ma ai meriti dell’avversario.

Hall out, In Pangos

A sorpresa Messina ripropone Pangos nei 12 a discapito di Hall. Il brutto avvio di serie del’ex-Bamberg ha convinto Messina a rinunciare al suo esterno per avere un trattatore di palla in più.

Il canadese non ha giocato una grande partita. E’ parso un po’ arrugginito e ha dato la sensazione di non avere il passo dopo settimane lontano dal campo. Oltre che essere spuntato al tiro.

Il suo contributo è stato comunque migliore di quello recente di Devon Hall. Rimane da capire se questa scelta sarà definitiva, magari chiedendo a Tonut il lavoro fisico che solitamente è richiesto a Hall, oppure già dalla semifinale si tornerà alla solita conformazione.

Insospettabile vantaggio

I migliori momenti di Pesaro sono coinciso con la presenza in campo di Delfino. La capacità dell’argentino di attaccare il mismatch con Baron ha permesso alla squadra di casa di rimanere comunque in partita.

Situazioni di 1 vs 1 partendo da un pick and roll per isolare l’ex-Fortitudo ed andare a tirare dalla media, sfruttando la differenza di cm con l’esterno milanese. Situazione tecnica trovata in gara 2 e esplorata fino in gara 4.

L’altro vantaggio si è verificato nello slot di 4 dove Daye e Charalampopoulos, dove la difesa di Milano non è sempre stata impeccabile (soprattutto nei frangenti in cui Melli era a riposo) e Pesaro ha potuto approffittare di una maggiore mobilità contro i pariruolo milanesi.

Ricci e Voigtmann hanno avuto qualche problema di troppo nel contenere i due giocatori di Pesaro.