Per leggere la stagione disputata finora dalla GeVi Napoli bisogna fare un flashback di qualche mese, precisamente luglio 2023.
Dopo una salvezza ottenuta in maniera quasi insperata, il club decide di operare un restyling profondo a cominciare dalla propria struttura; Federico Grassi, da presidente onnipresente, ha fatto un passo indietro dando le redini della gestione al neo AD Alessandro Dalla Salda.
Da lì, a partire dalla presentazione di Pedro Llompart, l’obiettivo dichiarato è sempre lo stesso ad ogni occasione: salvezza tranquilla, con speciale enfasi nell’aggettivo.
Quanto detto dovrebbe far capire quanto significhi l’attuale sesta posizione in classifica, in piena zona playoff e con 12 punti di vantaggio sulla penultima posizione occupata da Pesaro.
Il mercato portato a termine dal duo Llompart-Liguori è stato magistrale, se pensiamo che la scommessa di attendere gli sgoccioli della preseason ha portato in dote Tyler Ennis, massimo assistente del campionato con 6.7 passaggi vincenti ad allacciata di scarpe, e quel Jacob Pullen capace di dare alla squadra il go to guy dei momenti difficili.
Ad oggi il bilancio è più che positivo, tutta un’altra storia rispetto alle tribolazioni di appena 12 mesi fa.
Cosa ha funzionato
Coach Milicic ha costruito una squadra capace di accomunare ritmi alti a precise regole difensive, confermandosi allenatore tanto scomodo quanto propenso a dare spettacolo.
L’idea del tecnico balcanico, però, non va assimilata al classico Morey Ball, è vero che i giocatori sono portati a prendere il primo tiro disponibile, ma questo dev’essere un buon tiro, nato dalla creazione di un vantaggio che i partenopei cercano o con le transizioni rapide o con tanti movimenti sul lato debole e blocchi, sfruttando con frequenza lo spanish pick ‘n roll.
Se c’è una regola che coach Milicic impone in fase offensiva, è quella di limitare per quanto possibile il mid range, esplorato soltanto in un 6% delle occasioni.
È una delle basi della visione odierna del basket, portata a prediligere, con percentuali simili, la soluzione dall’arco.
È qui che Napoli, con tiratori del calibro di Jacob Pullen, Tomislav Zubcic e – dopo l’infortunio occorso a Jaworski – Markel Brown, senza dimenticare Michal Sokolowski, concentra buona parte delle proprie conclusioni.
L’area, che pesa per un 17% nelle scelte di tiro, è il regno di Tariq Owens, forse non piazzato come alcuni pariruolo, ma sicuramente atletico ed esplosivo.
La tendenza di Napoli a correre è dimostrata anche dai modi in cui viene avviata l’azione post rimbalzo difensivo con il rimbalzista che tende a rendere dinamica anche la cattura stessa, dando inizio alla transizione già prima che termini la fase di atterraggio.
Dal punto di vista difensivo, la GeVi Napoli si attesta tra le tre migliori squadre per pressione sul perimetro, concedendo appena il 32,7% da 3 alle avversarie, fattore che quasi sempre si è tramutato in percentuali più basse della propria media delle avversarie.
Cosa non ha funzionato
Il budget ridotto, quinto più basso della Serie A a dire di Pedro Llompart, comporta la scelta tra un roster corto con concentrazione di talento nei primi 6-7 elementi e uno dalle rotazioni un po’ più lunghe ma con talento minore giocatore per giocatore.
La scelta è ricaduta sulla prima opzione e, oltre allo scintillio dei vari Ennis, Pullen e Zubcic, ha comportato il rischio di ritrovarsi molto corti in caso d’infortuni.
È stato il caso della sublussazione alla spalla patita da Justin Jaworski lo scorso 17 dicembre nel finale del derby con Scafati, prontamente sostituito da Markel Brown ma che, comunque, ha portato a presentarsi a Trento con un elemento importante in meno.
L’altra conseguenza è l’accumulo di stanchezza dovuto a minutaggi old style di alcuni elementi, su tutti Sokolowski, che ha una media in campo di 32.7 minuti, seguito da Markel Brown (29.7) e Tyler Ennis (28.6). Il quintetto base di coach Milicic è tutto oltre i 27 minuti di parquet.
I dati provenienti da Synergy rivelano che non c’è una voce deficitaria, eppure le maggiori difficoltà arrivano dall’attacco sul lato debole a difesa schierata dove la GeVi Napoli produce il 38% di punti per possesso.
I problemi sorgono nella metà campo difensiva dove, proprio per la velocità che Milicic chiede ai suoi in fase offensiva, subiscono 0,975 punti a possesso dal lato debole, segno di una tendenza a collassare sul portatore che, in partita, spesso si palesa nell’uomo libero sul perimetro.
Il Pagellone
Pullen, 7,5: comincia in quintetto con risultati rivedibili, Milicic lo fa partire dalla panchina e la sua stagione comincia sul serio. Mette lo zampino decisivo in almeno 3 vittorie della GeVi Napoli, in effetti era stato firmato per questo.
Zubcic, 7,5: mezzo voto in meno per il periodo di appannamento che vive da più di qualche partita, anche se la prima parte di stagione meriterebbe, soprattutto a novembre, 10 e lode. Lungo dalla mano da esterno, ma anche abile nei movimenti in post e, soprattutto, passatore intelligente e molto sottovalutato.
Ennis, 8: in questa prima parte di stagione ha offerto un campionario vario di essenze del suo basket, dalla mentalità ‘pass first’ ai momenti in cui si carica la squadra sulle spalle da vero leader. Non a caso è il miglior assist man del campionato.
Jaworski, 6: una grande partita in quel di Pesaro, poi tanta altalena nelle prestazioni; l’infortunio ne ha bloccato la crescita.
De Nicolao, 6,5: offre un buon apporto d’intensità difensiva ma non disdegna il passaggio vincente o la conclusione personale. Milicic ha cominciato a schierarlo in quintetto in alcune gare, lui ha risposto presente.
Owens, 7: non solo voli in prima classe per l’ex Varese. Il sistema difensivo di Milicic gli evita molte situazioni di early post che soffrirebbe contro avversari più piazzati fisicamente, lui replica con show alti e rim protection. Non disdegna la soluzione dalla distanza con risultati niente male per il suo ruolo.
Markel Brown, 7,5: il suo arrivo è come un revitalizzante per una squadra che viveva un periodo di calo fisico e mentale, entra in punta dei piedi e si fa subito integrare dal gruppo. In difesa mette la sua esperienza e le sue lunghe leve.
Michal Sokolowski, 8: chiamatelo pure Aleksej Stachanov, visto il suo minutaggio per la GeVi Napoli. La panchina la vede quasi come un miraggio mentre Milicic fa di tutto pur di avere il proprio luogotenente sul parquet. Equilibri, punti, leadership vocale anche a palla lontana, l’emanazione in campo del proprio coach ha fatto anche il lavoro di cementare il gruppo nell’off season.
Lever, 6,5: alterna prestazioni che fanno chiedere come faccia Pozzecco a non chiamarlo in Nazionale ad altre in cui è lui stesso a dare la risposta. La sua bidimensionalità aiuta, negli ultimi tempi ci sta mettendo anche più combattività nel pitturato.
Mabor, 6: ancora molto acerbo, talvolta sembra quasi dimenticarsi di essere 2,16m; con il passare dei mesi sta crescendo e prendendo anche fiducia.
Ebeling, 6-: stagione a fare legna e dare legnate per pochi istanti; non fosse stato per l’infortunio subito a Scafati, avrebbe potuto anche trovare una certa continuità realizzativa, proporzionale al proprio impiego.