Bentornati su Hack a Stat! In questo ultimo articolo del 2020, volevo soffermarmi su una statistica utilizzata molto spesso in ambito di analisi e commento, che però a mio avviso è anche spesso interpretata male: l’assist. Andiamo con ordine e cerchiamo di capire i perché.
INTRODUZIONE
L’idea di scrivere questo articolo nasce dal fatto che mi sono imbattuto più volte in una critica mossa nei confronti dell’Olimpia Milano: il suo basso numero di assist effettuati a partita è visto come un difetto della squadra assemblata da Messina e il coach dovrebbe porre rimedio a ciò.
È vero, se si ordinano le squadre in Eurolega per numero di assist, l’Olimpia risulta tredicesima; ma questo è dato tanto sommario, quanto fuorviante. Non si tiene infatti conto del ritmo di gioco e del numero di tiri tentati.
ASSIST ED EFFICIENZA DI GIOCO
Ma se posso soprassedere – fino a un certo punto – sul non utilizzo della statistica avanzata relativa, l’Assist Percentage (che tiene infatti già conto dei fattori sopracitati), non posso invece far passare l’errata convinzione che ad un alto numero di assist corrisponda un alto livello di gioco offensivo. Gli assist, soprattutto nel basket attuale, non sono un indicatore attendibile per definire un buon attacco. E non sto ovviamente parlando del “bel gioco”, ma di livello di efficienza dell’attacco. Confrontare il numero di assist di squadra o i relativi Ast% di squadra serve piuttosto a definire quale sia il tipo di gioco offensivo di squadra (se incentrato più sugli isolamenti o sui tagli, ad esempio); certamente però non aiuta nella valutazione dell’efficienza del gioco utilizzato. Criticare o lodare una squadra per il numero di assist senza quindi considerare che tipo di gioco predilige, risulta forviante ed errato.
Per osservare quanto detto finora, osserviamo il seguente grafico, dove ho incrociato Offensive Rating e Assist Percentage:
Come si può notare dalla distribuzione delle squadre (estremamente disomogenea), tra le due statistiche non esiste correlazione: questo proprio perché fare più o meno assist non incide sull’efficienza di un attacco. Abbiamo ad esempio Milano e il CSKA che hanno i valori più bassi di Ast% a cui si associano rispettivamente settimo e primo Offensive Rating. All’estremo opposto troviamo invece Valencia, l’Alba e il Khimki: queste tre squadre hanno un Assist Percentage attorno al 70%, ma valori di Offensive Rating nettamente differenti. Si potrebbe anche riportare l’esempio della netta differenza tra CSKA e Valencia: pur avendo un Offensive Rating molto simile, sono agli estremi opposti per Ast%.
GLI ASSIST COME LE PALLE PERSE
Si tende quindi a considerare gli assist come le palle perse: le seconde però incidono direttamente sull’efficienza offensiva di una squadra, al contrario dei primi. Se infatti incrociamo l’Offensive Rating con le palle perse ogni 100 possessi, la distribuzione del grafico assume un aspetto totalmente differente.
In questo caso la linea di tendenza è sicuramente più marcata e la distribuzione delle squadra suggerisce come generalmente all’aumentare delle palle perse, corrispondano Offensive Rating via via più bassi.
COSA CI DICONO GLI ASSIST
Ma torniamo agli assist: cosa ci possono dire dunque? Come dicevo prima, possono suggerire quale sia lo stile di gioco di una squadra. Prendiamo nuovamente l’Olimpia e il CSKA. Entrambi hanno un Ast% del 52%; ciò vuol dire che il 52% dei canestri realizzati dal campo sono segnati a seguito di un passaggio smarcante. Comprendiamo dunque che l’altra metà dei canestri è quindi realizzata in 1vs1 o in situazioni dove un giocatore riceve palla, sfrutta il vantaggio acquisito dall’attacco e segna. Lo sfruttamento del vantaggio (che può essere ad esempio un attacco in palleggio per sfuggire alla difesa in recupero) “annulla” l’assist e lo derubrica a normale passaggio non conteggiato, ma ciò non vuol dire che l’attacco abbia lavorato male.
Le due squadre sopracitate generano la maggior parte dei loro possessi da situazioni di pick and roll dove è poi il portatore di palla a concludere. Ciò di fatto abbassa il numero di assist di squadra, ma non di certo l’efficienza dei rispettivi attacchi. Milano e il CSKA stanno semplicemente sfruttando le abilità in PNR di giocatori come Rodriguez, Delaney e James.
Molte volte, a seguito di un PNR avviene un cambio difensivo: a quel punto è nuovamente il portatore a sfruttare questa situazione, attaccando il lungo che lo sta marcando. In questo caso si ricade in una situazione di isolamento, ma, ancora una volta, non vuol dire che l’attacco non abbia lavorato bene. Osservando le frequenze con cui le due squadre utilizzano le diverse situazioni di gioco, si capisce chiaramente perché il loro valore di Ast% sia così basso.
Entrambe hanno tra le situazioni di gioco più comuni il pick and roll concluso dall’handler, l’isolamento e il “catch and drive“, ovvero quando si riceva palla staticamente, si palleggia per batter il difensore in recupero e si conclude in penetrazione. Queste tre situazioni non generano assist e, sommando le frequenze, risultano essere la conclusione di poco meno del 40% dei possessi offensivi delle due squadre. Di conseguenza, quasi la metà dei tiri presi da queste due squadre non sono assistibili. Ciò però non vuol dire che quei tiri non siano generati con l’aiuto dei compagni.
ALTRI TIPI DI ASSIST
L’ambiguità del numero di assist è invero un problema che è stato preso in considerazione molto tempo fa dalla NBA e dagli statistici del gioco, proprio per i limiti esposti fino ad ora. Negli anni sono quindi stati creati altri termini statistici per contabilizzare il lavoro svolto dai compagni di squadra per permettere ad un compagno di segnare: i più famosi sono gli “Screen assist”, ovvero quei blocchi che permettono ad un compagno di segnare indisturbato, oppure i “Cut assist”, quei tagli eseguiti per liberare spazio al proprio compagno. Questi, ed altri esempi, li potete trovare in nell’ottimo articolo di David Breschi su UltimoUomo, dove mostra e spiega queste nuove tipologie di assist.
Non fermiamoci al classico numero di assist dunque: la pallacanestro è uno sport complesso dove anche l’isolamento, che all’apparenza può sembrare un 1vs1, rimane un attacco 5vs5. Gli altri 4 compagni stanno infatti generando lo spazio necessario al loro compagno con la palla per attaccare il suo uomo senza che sia aiutato dagli altri difensori, impegnati a curare tiratori o taglianti pericolosi.